Ha soltanto 72 ore per costruire un miracolo e il conto alla rovescia corre velocissimo. Gianmarco Tamberi è triste e sofferente sulla pedana dell’alto, prima ancora di sbagliare i tre tentativi a 2.27 che di solito supera a occhi chiusi. Sa che si è presentato nello stadio a mezzo servizio, a dire tanto. Scavato, smagrito, scavalca comunque l’ostacolo delle qualificazioni grazie agli errori degli altri concorrenti: il 2.24 fatto al primo tentativo valgono tanto, tantissimo. Perché gli regalano quantomeno la speranza di ribaltare sabato sera il tavolo della sfortuna e gareggiare ad armi pari (o non troppo dispari) per difendere il titolo olimpico. Dopo la colica renale di cinque giorni fa, con la corsa al pronto soccorso di Formia e la febbre alta, già averlo visto saltare sembra inverosimile. Ci sarà da capire se i problemi fisici siano in qualche modo collegati alla dieta estrema di Gianmarco: altri due chili sottratti a un corpo che è come un giunco potrebbero aver allentato le difese immunitarie. Ma lui è Gimbo e quel che gli scorre dentro è difficile da spiegare. Forse non sa neppure lui da dove arriva l’energia che lo carica, la molla che lo spinge sempre più su.
“Ho capito subito che sarebbe stato il giorno più duro – ha detto ai microfoni Tamberi. – La gamba di stacco non teneva, ero completamente vuoto. Ringrazio la gente per l’amore che ho sentito attorno a me, senza di loro non sarei qui e ho fatto di tutto per non deluderli”. Certo non è facile. Non è facile preparare per tre anni la sfida che corona la carriera e avere appena tre giorni per tentare di rimetterla in piedi. Gli fanno notare che la malasorte ha colpito nello stesso momento l’amico-rivale Barshim, con cui ha condiviso il trionfo di Tokyo. Durante la rincorsa, anziché saltare, tira dritto e si accascia sul prato dietro i sacconi tenendosi il polpaccio. Il primo a soccorrerlo, indovinate, è Tamberi. Nulla di grave, il qatarino torna in pedana e il secondo tentativo è quello buono. “Lui i 2.27 li ha saltati, io no”, mormora deluso il capitano azzurro rimuginando sui propri guai. Non sarà solo in pedana. Accanto avrà lo scudiero Stefano Sottile, anche lui finalista. Adesso però è cruciale mettere in campo la missione impossibile: “Sabato sarà un po’ più facile, sarà una giornata diversa e io spero di farvi impazzire”, dice con un lampo negli occhi. Crederci non costa niente.

I fuoriclasse non tradiscono. Guai a darli per dispersi, com’è successo a Filippo Ganna e al quartetto dell’inseguimento su pista. I campioni di Tokyo, esclusi dalla lotta per la medaglia più preziosa — ha vinto la formidabile Australia dopo un duello sul filo dei millesimi con la Gran Bretagna — hanno dato spettacolo al velodromo di Parigi, conquistando il bronzo davanti ai rivali storici della Danimarca. Avversari disintegrati lungo i quattro chilometri corsi in maniera tatticamente esemplare: Lamon all’avvio, Consonni a tirare, Milan ad aumentare il ritmo, poi di nuovo Consonni ma per un giro solo. A quel punto è entrato in azione SuperPippo che ha schiantato gli avversari. Non è stata una finalina, non è un bronzino: è la zampata d’orgoglio di quattro ragazzi che hanno scritto la storia del nostro ciclismo. Per Ganna è la seconda medaglia, che si aggiunge all’argento conquistato nella cronometro su strada: manca l’oro, ma è tanto lo stesso. Bene anche il quartetto delle ragazze, approdate per la prima volta alla finale per il bronzo: non ce l’hanno fatta, però hanno messo paura alle britanniche con una condotta di gara coraggiosa. Solo applausi per Paternoster, Balsamo, Fidanza, Guazzini e Chiara Consonni, si rifaranno.

Grandi emozioni da Alex Sorgente, il giovanotto italiano nato in Florida entrato nella finale a otto dello skateboard, specialità Park: il sesto posto lo consacra tra i migliori del globo. Tante recriminazioni, invece, per Vito Dell’Aquila, che non è riuscito a difendere l’oro olimpico conquistato tre anni fa nel taekwondo 58 chili. Dopo due match condotti da campione, una lesione all’inguine l’ha messo fuori causa nella semifinale contro l’azero Magomedov, costringendolo a rinunciare anche al combattimento per il bronzo.
Giovedì piatto ricco. L’oro certo, certissimo, anzi probabile di Banti e Tita nella vela è rimasto in sospeso nel bacino di Marsilia per mancanza di vento: la Medal Race è rimandata di 24 ore. Spazio poi, se la Senna si dimostrerà balneabile, per le atlete del nuoto in acque libere: Gabbrielleschi e Taddeucci hanno le doti per stupire. Supershow annunciato nell’atletica. Tornano gli uomini e le donne della velocità ed è bene ricordare che la 4×100 di Jacobs, Tortu e compagni porta al collo l’oro di Tokyo. Attesa per Larissa Iapichino nella finale del lungo. Nel ciclismo su pista occhio a Elia Viviani, impegnato nell’Omnium. E in serata appuntamento di gala con il volley femminile: le ragazze di Velasco affrontano alla Turchia, ultimo ostacolo prima della sfida finale per l’oro.