Il mondo del baseball piange la scomparsa del leggendario Willie Mays, uno dei più grandi giocatori della storia della MLB. L’Hall of famer è venuto a mancare all’età di 93 anni. Ad annunciarlo è stato il figlio Michael, che ha comunicato: “Mio padre è morto serenamente, tra l’affetto die suoi cari. Voglio ringraziarvi dal profondo del mio cuore spezzato per l’amore che gli avete dimostrato nel corso degli anni. Siete stati la linfa della sua vita”.
Mays, soprannominato da tutti “Say Hey Kid”, era nato in Alabama, nel 1931, ed aveva fatto il suo esordio nel baseball nel 1948, con i Birmingham Black Barons, in quella che veniva etichettata come la Negro League, un campionato per soli giocatori di colore. Nel 1950 fu ingaggiato dai Giants, oggi a San Francisco, ma al tempo di base a New York: al debutto nella stagione 1951, mise a segno 20 fuoricampo, aggiudicandosi premio Rookie of the Year. Tre anni più tardi, portò la franchigia a vincere le World Series, l’ultimo titolo prima del trasferimento in California.
Durante la serie finale, Mays realizzò quella che è passata alla storia come “The Catch”, probabilmente la giocata più celebre della storia di questo sport, una incredibile presa sopra la spalla che si rivelò poi decisiva per battere i Cleveland Indians.
In 23 stagioni nella Major League, praticamente tutte con i New York/San Francisco Giants, ha realizzato 660 fuoricampo, ha totalizzato 3.293 battute, ha segnato più di 2.000 punti e ha vinto 12 Gold Gloves e 2 titoli di MVP del campionato. “Quando giocavo a baseball, cercavo di fare in modo che tutti si divertissero con quello che facevo”, disse il campione in un’intervista del 2010, “La gente ama questo genere di cose”.
Mays è stato inoltre il primo giocatore afroamericano a capitanare una franchigia della MLB, lasciando il segno anche fuori dal campo, in un’epoca contraddistinta dalle battaglie per i diritti civili. Nel 2015, fu insignito della Medaglia della Libertà, conferitagli dal presidente Obama.
“Oggi abbiamo perso una vera leggenda”, ha dichiarato il presidente dei Giants, Greg Johnson, “Nel pantheon dei grandi del baseball, Willie si distingueva per la combinazione di straordinario talento, intelligenza e gioia sconfinata. Ha avuto una profonda influenza non solo sul gioco, ma anche sul tessuto sociale dell’America. Era un’ispirazione e un eroe che sarà ricordato per sempre e che ci mancherà profondamente”.