Il carattere c’è, manca la concretezza. L’Italia che ha esordito agli Europei di calcio contro la modesta Albania mostra sensibili progressi sul piano dell’aggressività e della fluidità di manovra. Ma difetta nell’instinct killer, nella capacità cioè di capitalizzare la superiorità mettendo al sicuro il risultato.
Ottima la reazione al peccato capitale dell’inizio shock (distrazione imperdonabile di Di Marco) e gol lampo che solo dopo 23 secondi (record assoluto di velocità per il campionato europeo) aveva portato inopinatamente in vantaggio gli avversari. Gli azzurri hanno stretto alle corde l’Albania, esibendo scampoli di gioco da squadra di alto livello. Ma, dopo aver ribaltato in soli cinque minuti il risultato con una doppietta di marca interista (Bastoni-Barella), hanno sprecato troppo. E nella ripresa hanno badato più che altro a speculare sul vantaggio correndo qualche rischio nel finale.
Una prestazione con più luci che ombre, macchiata da cali di tensione che il tecnico Spalletti definisce “bischerate”. Segnali di una squadra ancora alla ricerca di una precisa identità. In evoluzione ma frenata dai ritmi di un rodaggio macchinoso. E soprattutto, in relazione a quanto mostrato nelle gare di esordio da Germania e Spagna (l’élite con cui, se non altro come detentori del titolo europeo, dobbiamo confrontarci), carente nella fase risolutiva.
Funzionano gli automatismi collaudati dell’asse interista, imperniati sull’ubiquità di Barella (campione totale), latitano in attacco il cinismo e la freddezza indispensabili per non rendere sterile un dominio tecnico che lascia intravvedere larghi margini di miglioramento. In chiaro progresso sono apparsi sul fronte offensivo Chiesa e Scamacca. Ma gli scatti del primo non hanno ancora la potenza devastante dell’Europeo 2021 vinto in Inghilterra. E le eleganti sponde del secondo peccano di una leziosità che va a scapito della praticità.

Al di là dei rilievi, messi in luce nelle dichiarazioni del dopo partita dallo stesso Spalletti, l’importante era partire bene. Senza la conquista dei tre punti contro un avversario abbordabile, che avevamo sempre battuto, oggi saremmo in affanno alla nervosa ricerca di una qualificazione difficile. La vittoria sull’Albania, pur di misura, ci consente di affrontare giovedì la Spagna (l’ostacolo più ostico del nostro girone eliminatorio) con maggior serenità.
Sulla carta resta favorito lo squadrone iberico guidato da Luis de la Fuente. Che ha recuperato ai massimi livelli un attaccante duttile come Morata, inspiegabilmente contestato dalla tifoseria ma pur avendo quasi 32 anni richiestissimo dalle società itallane (in prima fila la Roma e la Juventus) anche per la sua probabile rottura con l’Atletico Madrid. E dispone di un gioiello come Yamal, un fuoriclasse potenziale a soli 16 anni (l’esordiente più giovane agli Europei), cresciuto nella mitica cantera del Barcellona e predestinato a entrare nell’Olimpo che schiude la conquista del “pallone d’oro”.
La Spagna ha letteralmente fatto a pezzi la Croazia. Che per via dell’invecchiamento dei suoi talenti (in prima fila Modric) è sicuramente sul viale del tramonto. Ma che appartiene pur sempre all’aristocrazia del football se si considera che solo un anno e mezzo fa arrivò terza nel mondiale in Qatar e quattro anni prima sfiorò addirittura il titolo in Russia perdendo la finale contro la Francia.
Se gli azzurri, accelerando la fase di maturazione, dovessero battere la Spagna entrerebbero velocemente nel ristretto club delle squadre favorite per la vittoria finale (ora, nelle valutazioni dei bookmakers, vivacchiano al settimo posto). Ma andrebbe di lusso pure un pareggio. E perfino una sconfitta potrebbe essere assorbita senza drammi.
Anche in caso di frenata resterebbe la ciambella di salvataggio per la qualificazione della sfida (lunedì 24) contro la Croazia. Un avversario senz’altro più ostico dell’Albania, ma che in questo momento appare un po’ spompato e meno reattivo della nostra Nazionale. Senza contare che al turno successivo passano anche le migliori quattro terze classificate. La vittoria sia pur di corto muso contro l’Albania ci ha messo in definitiva su una rampa di lancio che, se non eccederemo in “bischerate”, può portarci ancora molto lontano.