Ventesimo scudetto e seconda stella per l’Inter. Un trionfo strameritato, coronato con la ciliegina di una vittoria nel derby meneghino (per la prima volta il titolo è stato conquistato in una stracittadina). E per goduria aggiuntiva della tifoseria nerazzurra in casa del Milan che all’inizio della stagione era pure in corsa per la seconda stella. Primo scudetto per Simone Inzaghi, che fino a stasera aveva fatto collezione di coppe sfiorando l’anno scorso a Istambul contro il Manchester City perfino quella più prestigiosa “dalle grandi orecchie” ma non aveva ancora vinto un campionato.
Da oltre un mese il successo dell’Inter era dato per scontato. Il vantaggio accumulato era straripante, come quello del Napoli nello scorso torneo. La concorrenza era stata sbaragliata in inverno e solo una leggera frenata nelle ultime settimane ha rimandato la certezza matematica al giorno del derby.
All’andatura irresistibile dell’Inter fino a gennaio ha tentato di opporsi la Juve. Che nelle valutazioni di tutti gli opinionisti aveva un potenziale tecnico e una spettacolarità d manovra decisamente inferiori. Ma la tenacia dei bianconeri ha tenuto in vita la lotta al vertice fino al confronto diretto a San Siro, vinto per 1-0 dall’Inter. Che da quel momento ha preso il largo indisturbata, mettendo a tacere con la forza dei risultati anche le insinuazioni su qualche benevolenza arbitrale. Mentre la Juve ha subito un lungo contraccolpo che sta rendendo ancora incerta la qualificazione alla Champions.
Anche lasciando la parola ai numeri si vede quanto sai stata fuori discussione la supremazia dell’Inter. Miglior attacco e miglior difesa. Lautaro Martinez attuale capocannoniere. Traguardi raggiunti attraverso schemi di gioco aggressivi e fantasiosi, cesellati con certosina perizia da Inzaghi che fin dagli esordi sulla panchina della Lazio appariva come un predestinato e dopo le due ultime stagioni è oggi uno dei tecnici più affermati d’Europa.
L’Inter scudettata è una miscela di maturità e d imprevedibilità. Una macchina da guerra che sviluppa un calcio di livello europeo, rivolto non solo al risultato ma anche alla ricerca del bel gioco. Alle garanzie fornite da perni storici come Darmian, Bastioni, Barella, Di Marco e Lautaro Martinez si sono aggiunte la voglia di rivalsa di Calhanoglu (che aveva lasciato il Milan proprio nell’anno in cui i rossoneri avevano soffiato ai nerazzurri lo scudetto) e la perizia sul mercato che ha portato agli innesti d Sommer, Mkhitaryan e Thuram.
L’Inter ha una rosa forte e una panchina dalle idee innovative, Ma ha soprattutto una dirigenza esperta che riesce a individuare gli acquisti giusti a prezzi contenuti. Merito soprattutto di Giuseppe Marotta approdato all’Inter dopi i trionfi riportati nella Juve. È Il dirigente oggi più influente della serie A che ha sopperito con le sue intuizioni “politiche” a relegare in secondo piano l’opacità di una esposizione debitoria ancora in via di chiarimento. Un quadro che ha impedito al presidente cinese Steven Zhang di godersi in prima persona a San Siro il suo secondo scudetto perché trattenuto in patria dalla necessità di sistemare i conti delle aziende personali. Una piccola ombra che non spegne i bagliori di una stagione strepitosa. Lo scudetto ha relegato nel dimenticatoio anche la delusione per l’esclusione ai rigori negli ottavi di Champions contro l’Atletico Madrid. L’Inter, già ammessa ai mondiali per club che si svolgeranno nell’estate del 2025 negli USA, resta comunque nell’élite del calcio europeo.