Da alcuni anni ormai la sosta per le nazionali è considerata una semi-scocciatura che rompe l’armonia dei campionati e che porta in dote ai club infortuni e fatiche per i vari giocatori pesanti da gestire, ma nell’ultima sosta la noia decisamente non l’ha fatta da padrona. Al di là della partita Inghilterra-Italia (con il povero ct Spalletti che fa ciò che può, vista la differenza di materiale umano in campo) il proscenio se lo è preso l’inchiesta sulle scommesse che ha coinvolto – per ora – Nicolò Fagioli, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo, con tanto di camionetta della Polizia entrata a Coverciano per interrogare i due azzurri, con conseguente figuraccia planetaria.
Innanzitutto è bene precisare una cosa fondamentale: ora come ora si parla di scommesse, non di calcioscommesse. Ovvero di calciatori che scommettono (e non potevano, sia chiaro), ma non di alterazione di risultati delle partite come nelle inchieste del 1980 o del 2011. Una differenza basilare, perché modificare i risultati delle partite delle proprie squadre – o di qualsiasi squadra – è ovviamente una colpa ben più grave e un tradimento nei confronti dei propri tifosi molto più doloroso.
Detto questo, ci sono chiaramente dei problemi. Anche gravi, come nel caso dello juventino Fagioli: si è parlato tanto di ludopatia (ma prenderlo come alibi generico non è corretto: serviranno approfondimenti psicologici per tutti i coinvolti) e il centrocampista bianconero è arrivato anche a una situazione debitoria importante, a quanto risulta dalle indagini. Il che fa capire innanzitutto che, per lui, il fatto di essere stato “scoperto” è solamente positivo o il rischio di infilarsi in un tunnel ancora più oscuro, alle prese con persone poco rispettabili, era alto. Poi serve un’altra riflessione, quella che probabilmente sta alla base di tutta questa vicenda: perché ragazzi di talento e dal futuro radioso ed economicamente solido lo mettono a rischio solo per “trasgredire” violando una regola chiara del proprio lavoro, ovvero quella di non scommettere su partite di calcio di qualsiasi natura? Vale per Fagioli, vale per Tonali, chissà se varrà anche per altri (Zaniolo ha parlato genericamente di giochi di carte, a quanto pare dai primi riscontri) nel prosieguo dell’indagine. Sono ragazzi che vivono in una loro bolla nella quale credono che tutto gli sia permesso senza conseguenze? Sono vittime della noia – no, ragazzi, questa davvero non si può sentire – e del famigerato mondo dei social? O di un mondo del calcio che gli concede di fare tutto ciò che vogliono senza essere controllati o gestiti, cosa che famiglie o procuratori dovrebbero fare maggiormente? O, ancora, è semplicemente una deriva dei tempi, visto che anche i ventenni di adesso sono molto diversi ventenni di una o due generazioni fa e si riflette anche sui giovani calciatori?

L’analisi spetterà soprattutto ai dirigenti calcistici, al di là delle squalifiche che arriveranno. E che non saranno stangate, è bene saperlo subito dato che la decisione su Fagioli lo ha già chiarito: il precedente che fa giurisprudenza è quello di Ivan Toney del Brentford, che con 262 puntate in 4 anni, comprese quelle sulla sua squadra, si è beccato 8 mesi di stop grazie alle riduzioni dovute alla ludopatia, provata con tanto di certificato medico. Poi, chiaro, c’è punizione e punizione. Ad esempio, l’augurio è che i club mettano questi ragazzi al minimo salariale (anziché erogargli ancora milioni o centinaia di migliaia di euro) per tutta la durata della squalifica, toccandoli perlomeno nel portafoglio. Se non altro, come monito per chi ha intenzione di violare le regole in futuro. Poi forse bisognerebbe ragionare sul “listino delle squalifiche”, se si vuole davvero arrivare a una deterrenza: difficile, pensando che in Italia gioca ancora chi anni fa ha alterato il risultato della partita della propria squadra, per giunta facendo una autorete in modo deliberato. Quindi è un giro di vite che dovrebbe arrivare a livello internazionale.
Qui, come detto, si parla d’altro ma il problema rimane. Ed è davvero grosso. Perché se è stato così facile “agganciare” ragazzi che giocano in Serie A e portarli ad avere debiti di gioco nei confronti di siti illegali (l’indagine della Procura di Torino nasce su questi e, praticamente per caso, si arriva ad incocciare sui calciatori), pensate quanto uno di questi calciatori possa diventare ricattabile da parte degli stessi gestori dei siti legati a criminalità. Anche per alterare partite, potenzialmente. Un bug del sistema rischiosissimo, se il calcio vuole rendersi un po’ più credibile. Ora le indagini andranno avanti e nel giro di qualche settimana – magari tramite i dispacci ufficiali della Procura di Torino, non tramite personaggi già noti in passato alle cronache – si delineeranno meglio i contorni della questione, tutti i personaggi coinvolti e il tipo di giocate che facevano.

Rimane una macchia, soprattutto perché ha coinvolto ragazzi giovanissimi con un’intera carriera – in alcuni casi, come Tonali, anche luminosa a livello europeo – davanti. Con la sincera speranza che i prossimi giorni non regalino sorprese ben peggiori, perché a quel punto bisognerebbe operare con la scure per stroncare certi comportamenti. Listino o non listino.