Ricominciamo.
Così recitava una canzone di Adriano Pappalardo qualche decennio fa ed eccoci qui a ricominciare una nuova stagione di serie A. Un inizio speciale per noi napoletani quest’anno. Ricominciamo sì, come sempre tra mille dubbi e con tante ambizioni, ma ricominciamo col tricolore sul petto. Campioni d’Italia.Un pubblico una città fiera di poter mostrare il tricolore sulle proprie maglie.
E tranne una ventina di minuti di confusione iniziale, magari ancora storditi dai festeggiamenti dell’ormai lontano giugno, così è ripartito il nostro Napoli ieri. Forte e fiero di sé. Consapevole della propria forza.
Sì, ancora con le gambe appesantite dal ritiro estivo e con qualche dubbio di quel che sarà la difesa dopo la partenza di Kim, ma con la determinazione e mentalità di chi sa di essere il più forte e che sa spingere sull’acceleratore quando serve. E così, dopo aver subito un gol su rigore, la squadra ha immediatamente cambiato marcia, messo i festeggiamenti da parte e ricordato a tutti chi sono i campioni in carica.
Si è visto a tratti un gran bel Napoli. Non mi aspetto la macchina perfetta guidata da Spalletti lo scorso anno, ma ci divertiremmo e potremmo dire la nostra anche quest’anno anche perché li d’avanti c’è un certo Victor Osimhen che ha deciso di ripartire come solo lui sa. Una doppietta per mettere a tacere le voci che già lo volevano in Arabia Saudita.
Paese verso cui sembra invece dirigersi l’ormai ex CT della nazionale Mancini lasciando la panchina libera per me. Spalletti, De Laurentiis permettendo.
Non è facile prendere posizione tra i due per un tifoso del Napoli. Al momento Spalletti è visto come un eroe per quanto fatto la stagione passata e capito che il suo tempo a Napoli era ormai finito non si può non essere felici di vederlo sulla panchina azzurra. Il coronamento di una grande carriera ad un allenatore che ha visto la sua consacrazione proprio a Napoli.
Dall’altro lato come dare torto al nostro caro Presidente. Può piacere o no, ma gli va dato atto che in quanto a gestione del club e dei suoi interessi è avanti anni luce rispetto a tutti gli altri. Piaccia o no, Spalletti pur di liberarsi da un contratto a cui era vincolato ha firmato la clausola e se vuole svincolarsi deve pagare. I contratti servono a quello. E proprio Spalletti lo sa bene, per onorare un contratto firmato è stato a libro paga dell’Inter per due anni senza allenare. La scelta è sua, se vuole allenare paghi la penale.
Brutto che poi l’organo di garanzia massima cerchi di aggirare un contratto di una squadra sua associata invece di difenderne i diritti, ma a quello ci siamo abituati (basta vedere la multa dal valore insignificante inflitta a chi invece faceva falso in bilancio).
Insomma un’altra pagina strana del nostro caro amato calcio dove chi dovrebbe garantire il rispetto delle regole cerca di aggirarle.
Buona Serie A a tutti!