Era solo questione di tempo. Tutti sapevano che, prima poi, quella folle corsa di Novak Djokovic per superare il record di titoli Siam dei suoi rivali Roger Federer e Rafael Nadal si sarebbe conclusa.
Ci sono voluti quindici anni, da quel primo successo in Australia nel 2008, ma alla fine il serbo ce l’ha fatta. Con la vittoria al Roland Garros i trofei in bacheca diventano 23: mai nessuno come lui.
Se è vero che il tennis è uno sport fatto simboli e coincidenze, allora forse non è un caso che lo scavalcamento di Nadal, finora leader della classifica Slam, sia arrivato proprio a Parigi, il feudo del maiorchino che su quei campi in terra rossa ha vinto 14 volte. Questa volta, ai nastri di partenza, Rafa non c’era, fermato da un infortunio che lo tiene lontano dai campi da inizio stagione e che lo porterà, il prossimo anno, a concludere la carriera.
Per alzare l’insalatiera francese Nole ha dovuto battere Casper Ruud, un avversario di valore che però non ha il gioco, e nemmeno l’esperienza, per impensierire Djokovic. Il risultato è un netto 3-0 che non lascia spazio a dubbi: nonostante gli anni sulle spalle siano ormai 36, il serbo è ancora il migliore.
Per chi tiene conto di numeri e statistiche, oggi si è chiusa una pagina di storia. Mancava solo questo risultato a Nole, già al comando della classifica per settimane trascorse da numero uno del mondo, per essere considerato il giocatore più forte della storia. Un traguardo che ha cercato con ossessione, ben consapevole di non avere accesso ai cuori dei tifosi sempre schierati con i due rivali. “L’amicizia con Federer e Nadal? Impossibile”, aveva dichiarato un mese fa in un’intervista al Corriere della Sera.

Solo con i numeri poteva superarli e così ha fatto. Nel mezzo, quindici anni di successi goduti a metà, nell’ombra di una scintilla con il pubblico mai scoccata. “Nel 90% delle partite che disputo il tifo è contro di me – disse un anno fa – non devo affrontare solo il mio rivale ma anche la gente. Qualcosa a cui mi sono abituato, però sono un essere umano e provo dei sentimenti”.
Con l’ultimo errore di Ruud, il dibattito sul GOAT (Greatest of All Time) non ammette repliche. Salvo improbabili colpi di coda di Nadal, per il quale più che il canto della fenice si prevede una commovente uscita di scena, i libri di storia ricorderanno Djokovic come il più grande ad aver calcato un campo da tennis.
E lo sarà avendo portato il gioco a un livello superiore. Djokovic ha mostrato al circuito ATP il miglior rovescio (e forse la miglior risposta al servizio, in un duello con Agassi che per questioni anagrafiche non avrà mai risposta) di sempre, un’elasticità e una resistenza fisica senza precedenti e un approccio alla partita (solidità, gestione dei momenti chiave e dominanza in campo) che spesso hanno sconfitto gli avversari ancor prima di entrare in campo.
Nole sale sul trono del tennis ed è destinato a rimanerci a lungo. I record sono fatti per essere superati, ma ai numeri fatti registrare da Djokovic sarà difficile avvicinarsi.
Un re solitario sulla vetta della montagna più alta. Proprio il posto in cui ha sempre sognato di essere.