Poco meno di 24 ore al fischio d’inizio della finale di Champions League. Oggi, allo stadio olimpico Ataturk di Istanbul, la corazzata Manchester City affronterà l’Inter di Simone Inzaghi, nell’ultimo atto della competizione calcistica per club più importante al mondo.
La squadra di Pep Guardiola è sicuramente la favorita numero 1 alla vittoria finale: dopo la conquista della Premier League e della FA Cup, De Bruyne e compagni sono a 90 minuti dal Treble, imprese riuscita fin qui solo agli odiati cugini dello United nel 1999. Dall’altro lato del campo, invece, la Cenerentola di questa Champions League, che torna in finale dopo la storica conquista del Triplete del 2010, firmato da José Mourinho. Al tempo, l’Inter arrivò alla finale di Madrid da favorita.
Stavolta, lo scenario è completamente diverso. Lautaro e compagni scenderanno in campo consapevoli dell’enorme valore dell’avversario, ma, dal canto loro, proveranno a giocare con la mente libera, cercando di colpire in ripartenza. Non sarà semplice: dopo le delusioni degli ultimi anni, il City è una squadra molto più equilibrata rispetto al passato.
Il pressing asfissiante degli uomini di Pep potrebbe diventare la principale spina nel fianco per l’undici di Inzaghi, sicuramente poco abituato ai ritmi imposti dagli inglesi. I nerazzurri dovranno essere bravi a serrare i ranghi con ordine ed a ripartire con qualità, affidandosi agli inserimenti di Mkhitaryan ed al duo d’attacco composto da Martinez e Dzeko, con Lukaku pronto a subentrare. Nel frattempo, i tifosi di tutto il mondo si preparano all’evento che di fatti chiuderà la stagione calcistica 22/23.
Se in Europa c’è chi crede nell’impresa nerazzurra, negli States gli addetti ai lavori pendono nettamente dalla parte dei Citizien. Non solo: oltre alle vicende di campo, preoccupa in particolar modo la situazione societaria. Come rivelato dal New York Times, infatti, l’Inter è il club più indebitato d’Italia, con un passivo totali di circa 931 milioni di dollari. Motivo per il quale, il gruppo Suning starebbe seriamente pensando a cedere il comando della società ad una cordata statunitense.
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