Siamo entrati in campo malati terminali, forse ne siamo usciti convalescenti. Era la partita più difficile in questo momento e dobbiamo accontentarci, poteva andare peggio.
L’inedito 3-5-2 del primo tempo si è trasformato immediatamente in un prudentissimo 5-3-2. Palla a loro e tutti a difendere cercando di limitare i danni.
La “strategia” sarebbe quasi riuscita non fosse per il solito goal subito su calcio piazzato (i problemi sui calci piazzati ci affliggono già da prima di questa crisi).
La realtà è che più di così non abbiamo potuto fare contro l’Inter senz’altro più forte e più carica in questi giorni. Per cui non poteva essere altrimenti, un’Inter lucida precisa nelle sue trame ha dominato campo e gioco e noi alla ricerca di quello che abbiamo perso, l’autostima individuale e di squadra, e a combattere contro i nostri demoni, le nostre paure e attaccati spasmodicamente ad un pensiero: non sbragare.
In questo ci ha aiutato il tanto bistrattato Tata, protagonista nel chiudere l’Inter e limitare i danni. Nel secondo tempo il malato di cui parlavamo ha cominciato a sentirsi un pochino meglio, si è alzato dal letto e ha cominciato a fare i primi piccoli passi.
L’innesto di Diaz ha dato un pizzico più verve all’attacco e l’ingresso di Leao ed alla fine anche di Rebic, sono testimonianza che questa squadra alla fine ha addirittura pensato al pareggio. Sinceramente sarebbe stato troppo, e quando Olivier non ha controllato l’unica occasione della partita, non è stato neanche duro rassegnarsi.
Lo so, è vero, abbiamo perso il secondo derby in due settimane e siamo sesti, ma oggi non si sarebbe potuto pretendere molto di più, o meglio oggi era impossibile pretendere o fare qualsivoglia previsione.
Abbiamo imboccato la via della guarigione? È forse troppo presto per dirlo, ma io lo voglio sperare. La prossima è con il Toro, molto difficile! Ma di facile in questa stagione non c’è rimasto niente. Avremo solo lotte ed esami a non finire. Dentro e fuori dal campo. Forza giovani rossoneri. Noi non vi lasceremo soli.