Non c’è l’Italia. Non c’è la birra. E per dirla con Elio e le Storie Tese, “non c’è cortesia e arrivando non ho visto neanche l’ampio parcheggio all’ingresso”.
Si fa per strappare una risata, ma da ridere c’è davvero poco: l’assegnazione dei Mondiali di calcio al Qatar aveva destato perplessità fin dal primo momento, ma con l’avvicinarsi dell’evento ha palesato sempre di più le sue contraddizioni, i suoi contro ben più elevati dei suoi pro (spoiler: l’unico pro è il denaro), lo sfregio nei confronti dei diritti regolarmente calpestati dalla nazione ospitante.
Fattori che ovviamente devono restare in primo piano, molto più dell’abominio sportivo di base di piazzare una Coppa del Mondo che trancia in due le stagioni dei principali campionati europei: stadi costruiti appositamente per l’evento (buone parte saranno smantellati a Mondiale finito) che hanno portato alla morte di migliaia di lavoratori a causa delle precarie condizioni di sicurezza e di salute, diritti umani negati e dichiarazioni folli nei confronti della comunità Lgbt da parte delle autorità del Qatar, divieti assurdi di tutti i tipi.
Con la speranza che quanto accaduto a un giornalista danese, costretto a interrompere in malo modo la sua diretta tv da persone del luogo, non sia solo l’avvisaglia di un clima che si prospetta complesso anche da raccontare, tra tifosi “farlocchi” già visti all’opera e tutto quel contorno che fa la storia per immagini di un Mondiale destinato a venir meno.
Who’s idea was this World Cup 🤑🤑🤑🤑 pic.twitter.com/mPTYjN43by
— Kit it Out (@Kititout1) November 16, 2022
Fatta questa doverosa premessa e soffocando la fragorosa risata per l’imbarazzo creato a uno dei principali sponsor della Fifa – il marchio di birra Budweiser, titolare di un contratto da 75 milioni di dollari – dalla decisione del Qatar di impedire la vendita di alcolici negli stadi arrivata a due giorni dal via della manifestazione, c’è anche un aspetto sportivo di cui parlare con la competizione vera e propria.
Per noi italiani è una ferita ancora aperta, con un’assenza doppiamente roboante visto il flop di Ventura nel 2018 e più che mai inaspettata dopo la vittoria ad Euro2020 in casa degli inglesi: il mancato rinnovamento – arrivato tardivamente – e l’eccessiva riconoscenza per il gruppo che aveva trionfato agli Europei del ct Roberto Mancini è costata la seconda assenza mondiale di fila, dolorosissima per un movimento che continua ad avere al suo interno più guai – il numero di stranieri che giocano in Serie A è spropositato – che risorse.
Senza azzurri, cosa c’è dunque da vedere? Sarà curioso seguire le partite di una simile competizione nel bel mezzo di una stagione, quando sulla carta le condizioni atletiche dei giocatori sono migliori rispetto all’estate, una volta concluse le annate con i club. Ma caldo e umidità a Doha e dintorni potrebbero scombinare le carte. Sul piano tecnico, le favorite sembrano due ed entrambe sudamericane (in fondo l’ultima vittoria sudamericana, Brasile nel 2002, arrivò proprio in un Mondiale giocato in Asia): Brasile ed Argentina. La competizione comincia domenica con un Qatar-Ecuador non certo succulento, poi si snoderanno le partite degli otto gironi: vediamoli nel dettaglio.
Il gruppo A vede Olanda, Senegal e, appunto, Ecuador e Qatar: orange di Van Gaal nettamente favoriti e dotati di un talento e di una profondità di rosa che possono portarli anche molto avanti nel Mondiale. Duro colpo per il Senegal il forfait a pochi giorni dalla competizione della stella Sadio Manè: sembravano la squadra africana più attrezzata, ora dovranno vedersela per il passaggio del turno con l’Ecuador (che viene da uno splendido girone di qualificazione) e forse anche con il Qatar, che potrebbe avere qualche spintarella modello Korea 2002.
Nel girone B la favorita è l’Inghilterra, pur con qualche scelta astrusa di Southgate – fuori il milanista Tomori e dentro il disastroso Maguire è incomprensibile – e per i britannici ci può essere il plus dell’intensità tipica della Premier League: tra Galles, Iran e Stati Uniti sono gli americani i favoriti per andare avanti, visto il talento che negli ultimi anni hanno espresso in più ruoli con elementi capaci di imporsi anche in Europa.
Il gruppo C è quello dell’Argentina: per Messi è “The last dance” a un Mondiale e dopo la vittoria della Copa America può essere davvero la volta buona, nonostante gli infortuni che hanno fatto escludere in settimana l’interista Correa e il fiorentino Gonzalez costringendo a un cambio nelle convocazioni. Tra Messico e Polonia sarà sfida-qualificazione, con l’Arabia Saudita destinata a fare da cuscinetto.
Nel girone D sono Francia e Danimarca le grandi favorite: i Bleus di Mbappé hanno alzato la Coppa del Mondo nel 2018, ma l’assenza di alcuni elementi – su tutti il motorino di centrocampo Kante – potrebbe minare le chance di bis e attenzione alla maledizione che vede i campioni in carica uscire ai gironi dal 2010 in avanti. Pronostico che pare chiuso anche nel gruppo E, con Spagna e Germania che sembrano di altra pasta rispetto a Giappone e Costa Rica, mentre nell’F c’è più equilibrio: il Belgio è la più forte e si porta dietro la solita domanda su come riusciranno a convogliare il talento nelle gare a eliminazione diretta, con la vecchia Croazia, il talentuoso Marocco e la grande curiosità Canada a giocarsi l’altro posto-qualificazione.
Nel gruppo G c’è il Brasile, probabilmente la squadra più forte del Mondiale: davanti – partendo da Neymar – ha di tutto, in mezzo c’è chi assicura fatica e sostanza, dietro c’è esperienza (forse pure troppa, vista l’età media del reparto).
Il girone è tosto, perché Camerun e Svizzera non sono avversarie molto comode e la seconda forza del gruppo pare la Serbia, che ha tanta Serie A e tantissimo talento in campo: gli slavi potrebbero essere una delle rivelazioni del torneo. Infine il gruppo H: c’è il Portogallo di Cristiano Ronaldo, ormai in guerra aperta con il Manchester United dopo le recenti interviste, e proprio la stella rischia di essere la maggiore incognita dei talentuosissimi lusitani.
Cr7 potrà scacciare il triste tramonto che sta vivendo con uno squillo in Qatar o le tensioni – come pare – esploderanno anche in nazionale? Nel secondo caso attenzione alle sorprese, perché il raggruppamento con Ghana, Corea del Sud e Uruguay è tutt’altro che da sottovalutare. Spazio al campo, dunque. E all’Italia resta solo la simpatia per l’arbitro Daniele Orsato, che dirigerà la gara inaugurale del Mondiale e che spera di essere il fischietto anche dell’ultima partita della manifestazione.