Se le vicende societarie del Palermo Calcio fossero trasposte sul piccolo schermo, diventerebbero senza dubbio una telenovela di successo, di quelle con una sceneggiatura affollata di personaggi che compaiono, scompaiono e riappaiono, che fanno finta di morire per poi fregarti e resuscitare negli episodi successivi. Né mancherebbero i colpi di scena, gli innamoramenti, le incomprensioni e le pugnalate alle spalle in un copione che si trascina da anni sotto la produzione dell’ormai ex Zamparini.

Mentre da New York restiamo in attesa di conferme o smentite sul fronte Rocco Commisso – contattato telefonicamente e via e-mail, il businessman originario di Marina di Gioiosa Ionica finora ha preferito continuare il misterioso silenzio (ma dalle nostre parti si dice che chi tace acconsente) – non molto distante, nel Queens, un altro leader della comunità italoamericana sarebbe disposto ad acquistare il club siciliano.
Vecchia conoscenza de La Voce, che lo intervistò a settembre in occasione del Festival della Musica patrocinato dalla “sua” Associazione Culturale Italiana, in queste ore di neve sulla Grande Mela Tony Di Piazza si sta godendo il sole della Florida, dove si trova per affari. Anche a Palermo il tempo è tutt’altro che sereno: nonostante gli stipendi siano stati pagati, è evidente che la situazione è troppo provvisoria per tranquillizzare i tifosi.
Di Piazza, nato a San Giuseppe Jato nel 1952 ed emigrato negli Stati Uniti nel 1966, da tempo a capo di una grande società immobiliare a New York, ha manifestato il suo interesse per acquistare la squadra rosanero tre giorni fa, ma così racconta a La Voce: “Non mi ha risposto nessuno. Anche un mio amico, l’ex arbitro Gianluca Paparesta, aveva parlato con Foschi (l’ex direttore dell’Area Tecnica ora nominato presidente come soggetto di garanzia, ndr). Gli aveva detto che lo avrei chiamato; ho chiamato, Foschi mi ha chiesto anche di mandargli una e-mail per ulteriori informazioni e non si sono fatti più sentire…”

Durante la nostra conversazione telefonica Di Piazza confessa: “Francamente passa anche la voglia”. E quando gli domandiamo cosa pensa delle voci su Commisso, dichiara: “È un personaggio con esperienza nel calcio, potrebbe fare bene per il Palermo. Lo avevo anche contattato, tramite terzi, per capire se potevamo fare un’offerta assieme”.
Pur non essendosi (ancora) spinto a comprare un club, in effetti DiPiazza è un vero appassionato di pallone. “Il Palermo è la mia seconda squadra, la prima è l’Inter (per la quale ha fondato l’Inter Club Moratti USA, ndr). Quando Zamparini lo portò per la prima volta in Serie A, abbiamo organizzato una festa qui, hanno partecipato i giocatori, nella nostra zona ci sono tantissimi tifosi rosanero”. Non solo: DiPiazza si è da sempre distinto per le raccolte fondi destinate a connazionali bisognosi di cure mediche oltreoceano, per i terremoti di Arquata del Tronto e per i figli dell’ispettore Raciti, ucciso durante gli scontri del derby Catania-Palermo nel 2007, tra le varie iniziative benefiche da lui promosse. Che possa esserci ancora speranza che la salvezza del Palermo arrivi da New York?