La Champions League non è affare per l’Italia. Juventus e Roma escono con le ossa rotte dallo scontro italo-spagnolo con Real Madrid e Barcellona. Sette gol subiti e uno solo fatto per gli iberici. Un’attenta analisi delle due partite può offrire ai tifosi delle due squadre ottime attenuanti, partite abbastanza equilibrate, occasioni collezionate, autogol subiti e altro ancora. Alla fine della fiera, però, i risultati dei due match non lasciano spazio a repliche e hanno reso di fatto inutili le partite di ritorno (salvo un improbabile allineamento dei pianeti). Tre i punti che dovrebbero essere analizzati.
Gap tecnico. Tra le squadre italiane e quelle spagnole (o inglesi) il gap tecnico è ancora troppo ampio. Le operazioni di calciomercato lo dimostrano, giocatori che si affermano in Italia finiscono per consacrarsi all’estero, per questioni di ingaggio certo, ma anche per possibilità di conquistare la Champions. La storia di Mohamed Salah, passato la scorsa estate dalla Roma al Liverpool per circa 50 milioni di euro, è esemplare, proprio perché non è stata la classica cessione ad uno dei tradizionali top team come Real Madrid, Barcellona, Manchester City, Manchester United, Chelsea, Bayern Monaco o Paris Saint-Germain. I Reds non vincono la Premier League dal 2007 e grande stupore ha fatto la loro vittoria sui Citizens di Pep Guardiola. Eppure è stato impossibile trattenere il campione egiziano. I grandi giocatori sono quasi tutti fuori dai nostri confini nazionali.
Personalità – Quasi tutti match scontano un identico copione. Con la squadra italiana di turno a giocare con un misto tra frenesia ed eccitazione con i nervi sempre sotto pressione. Quante volte in questi incontri capita di vedere sventolare cartellini rossi alla squadra italiana? L’esempio di Dybala contro i Blancos è solo l’ultimo di una lunga lista. Il top team subisce anche, a volte, l’impeto nostrano, ma lo fa con la consapevolezza delle sue qualità, della sicurezza di poter sempre trovare poi l’occasione giusta per il grande gesto tecnico (vedi Cristiano Ronaldo), per l’errore altrui castigato (vedi l’omaggio di Gonalons a Suarez).
Esperienza – E’ un vecchio tema. Vincere aiuta a vincere. Il lungo digiuno italiano di successi in Europa (2010 il triplete dell’Inter) porta ad affrontare i match decisivi con un’onta da scrollarsi di dosso, con una sorta di naturale sudditanza. Sfide sempre con gli sfavori del pronostico vissuti con un forse inconsapevole obiettivo interno di uscire a testa alta.