I sogni di rialzare una coppa che, da sabato sera, sembra a tutti gli effetti stregata per i colori bianconeri, sono svaniti nell’intervallo del match di Cardiff: dopo un primo tempo spavaldo e giocato con la giusta aggressività, la Juventus è crollata in maniera clamorosa nei secondi 45’, sovrastata tecnicamente e psicologicamente dal Real Madrid, padrone indiscusso della Champions League. La differenza in campo europeo fra le due squadre, in termini di risultati e mentalità, è abissale e basterebbe consultare un semplice almanacco sportivo per rendersene conto.
Battere il Real nell’atto conclusivo di una Champions League è praticamente impossibile: nella loro storia, infatti, i madrileni hanno giocato ben 15 finali, vincendone 12, mentre l’ultima sconfitta risale addirittura al 1981; storia praticamente opposta per la Juventus che ha collezionato solo 2 successi, di cui l’ultimo datato 1996, a fronte di 7 debacles.

A Soho, Downtown Manhattan, uno dei posti migliori per seguire questa finale era il “San Carlo Osteria Piemonte”, locale situato al 90 Thompson Street, ricco di squisiti piatti piemontesi e luogo di ritrovo di moltissimi juventini della città. L’atmosfera, colma di speranze e aspettative di vittoria, si carica ancor di più quando, a mezz’ora dall’inizio del match, risuona a tutto volume l’inno della Juventus. Le parole di Mauro, riminese juventino che con una birra ghiacciata in mano siede accanto al nostro tavolo, confermano il pensiero generale di tutti i tifosi bianconeri: “In questo tipo di partite ci vuole sempre qualche episodio a favore per portare a casa la coppa. Abbiamo le stesse possibilità del Real di vincere ma, rispetto a due anni fa, questa volta ho buone sensazioni: possiamo farcela”.
Il primo sussulto è un tiro pericoloso di Pjanic al 7’ deviato miracolosamente da Navas: la Juve c’è in campo, pressa e attacca il Real Madrid, fra la soddisfazione degli juventini del “San Carlo”. Al 20’ arriva però la doccia gelata: azione manovrata magistralmente dal Real e Cristiano Ronaldo, con un tiro rasoterra indirizzato nell’angolino basso, batte Buffon.
Sconforto? Rassegnazione? Assolutamente no, tutti al ristorante continuano a crederci. La convinzione di poter raddrizzare da subito la partita è premiata dopo appena 7 minuti dal vantaggio madrileno grazie a Mandzukic che, con con un’incredibile rovesciata al volo, segna l’1-1. Impressionante il gesto atletico dell’attaccante croato che manda in visibilio tutto lo stadio e il “San Carlo”: le urla di gioia del locale attirano anche l’attenzione di molti passanti che, incuriositi, decidono di fermarsi qualche minuto per seguire la partita.

La prima frazione di gioco, quindi, termina con un pareggio che soddisfa ampiamente tutti gli juventini soprattuto per il carattere mostrato dalla squadra di Allegri. Continuando a parlare con Mauro, scopriamo che a breve ritornerà definitivamente in Italia e ci rivela i suoi motivi: “Sono arrivato a New York nel 2012 e, dopo aver venduto il ristorante che avevo, da poco ho deciso di ritornare nel nostro Paese. Il motivo? Troppe differenze culturali con l’Italia. Inoltre sono arrivato in America a 42 anni, non ero più giovanissimo: le difficoltà di inserimento in un contesto totalmente nuovo sono maggiori quando si superano i 35-40 anni”. Poco dopo incontriamo uno dei due proprietari del ristorante, Davide Poggi, originario di Tortona, cittadina in provincia di Alessandria, trasferitosi a New York nel 2009: “ Il nostro ristorante, aperto da circa un anno e mezzo, – ci spiega Poggi – si chiama ‘San Carlo’ in riferimento alla storica piazza di Torino, un elemento caratteristico per ricordare e mostrare le nostre origini”. Poggi ci spiega anche cosa voglia dire essere piemontesi a New York, realtà nella quale, nella maggior parte dei casi, l’italiano è identificato come persona proveniente principalmente dal Sud Italia: “ Sì, è vero (ride). Questo stereotipo è molto diffuso da queste parti. Però da un lato è anche una cosa bella, che ci avvantaggia, perchè spieghiamo alla clientela americana le differenze che ci sono in Italia, non soltanto dal punto di vista gastronomico. La gente che viene qua, vedendo il nostro menú molto regionale ricco di brasati, agnolotti e risotti, è incuriosita da pietanze diverse da quelle che associa da sempre all’Italia, come lasagne o cavatelli. Secondo me, poi, gli americani hanno molti meno problemi a provare piatti diversi rispetto a noi italiani: ricordo, ad esempio, che quando sono arrivato a New York, non mangiavo piatti estranei alla mia cultura mentre per il newyorkese medio, circondato da innumerevoli ristoranti multietnici, tutto questo rappresenta la normalità”.
Il secondo tempo incombe e , dopo aver salutato Poggi, ritorniamo a seguire la partita: ora il Real sembra padrone del gioco e inizia ad avvolgere, quasi fosse un pitone, la squadra torinese, soffoncandone qualsiasi reazione. Il momento giusto per sferrare il colpo decisivo arriva al 61’ quando Casemiro, con un tiro deviato sfortunatamente da Khedira, sigla il 2-1 che segna lo spartiacque della partita: dopo questo episodio, la Juventus crolla. Al 64’ è ancora una volta il Pallone d’Oro Ronaldo a trafiggere il portiere della Nazionale, anticipando tutta la difesa juventina su un cross di Modric. “ È finita, non ci siamo più con la testa – tuona Mauro – , per come stiamo giocando sembra che la Juve sia in vantaggio 3-1, non il Real”.
Qualcuno inizia ad abbandonare il ristorante, altri imprecano: tutti sono sotto shock, increduli nel vedere la propria squadra, abituata a dettar legge nel nostro campionato, essere dominata in lungo e in largo senza opporre nessun tipo di resistenza.

La Juventus non ha la forza fisica di reagire, rimane addirittura in 10 per l’espulsione di Cuadrado e, prima del fischio finale, incassa anche il 4-1 di Asensio. Il disastro finale è compiuto. Pochi hanno la voglia di parlare ed in un clima di tristezza generale. Alexo Wandael, bolzanino e fotografo di moda di fama mondiale, juventino sfegatato, alla fine della partita ci ha detto: “Vedere la squadra del cuore perdere così non è facile… che dire il sogno non è finito, semplicemente rimandato… magari al prossimo anno”. L’altro proprietario di ‘San Carlo’, Moreno Cerutti, torinese e juventino doc, con un sorriso forzato afferma: “C’è ben poco da dire.. Sono molto deluso perchè ci credevo davvero, non pensavo minimamente ad un’eventuale sconfitta. Avevamo fatto un grande torneo, subendo pochissimi gol e tutto, anche le statistiche, mi facevano ben sperare. Farei di tutto per vedere vincere la Juve in Champions League: guarda, rinuncerei per un mese a mangiare la pasta, che amo follemente, pur di assistere di nuovo ad una nostra vittoria europea”.
Il ‘San Carlo’ si svuota velocemente mentre Sergio Ramos alza al cielo la ‘Duodecima’ per i blancos: il Real scrive un’altra pagina della sua gloriosa storia europea, mentre per la Juventus è il tempo delle riflessioni per comprendere come tutto sia sfumato, ancora una volta, sul più bello.