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Aaron Hernandez e quell’ultimo touch down su se stesso

Il tragico suicidio in galera del campione di Football americano e la reazione in Italia

Matteo OxiliabyMatteo Oxilia
Aaron Hernandez e quell’ultimo touch down su se stesso

Aaron Hernandez con la divisa dei New England Patriots

Time: 2 mins read

L’ultimo touch down l’ha fatto a sé stesso. Aaron Hernandez si è ammazzato in galera, mercoledì scorso. Impiccato con un lenzuolo. Porta sbarrata da oggetti che non gli servivano più. Rianimazione inutile. L’ex stella dei New England Patriots ha chiuso così una vita passata tra la popolarità, i milioni (tanti) di dollari e i contatti (troppi) col suo passato fatto di microcriminalità.

Era nel carcere di Shirley, nel Massachusetts, dopo che lo avevano accusato di omicidio volontario. Il 27enne, arrestato nel 2013, era stato condannato 2 anni dopo all’ergastolo, colpevole secondo la giuria di aver ammazzato con sei colpi di pistola Odin Lloyd, coetaneo, quasi cognato, un giocatore di football semi professionistico che all’epoca era il compagno della sorella della sua ragazza Shayanna. Con la quale Aaron aveva una bambina di 4 anni.

Venerdì un piccolo momento balsamico: assolto per l’assassinio, nel 2012, di altri due uomini fuori da un night di Boston. Ma colpevole di possesso illegale di armi e condannato a una pena aggiuntiva di quattro anni.

Quando hanno letto il verdetto ha guardato la figlia, in aula con la mamma, ed è scoppiato in lacrime. Gli è passata davanti una vita: gli esordi all’università della Florida a 17 anni, il touch down nel SuperBowl del 2011, poi perso dai suoi Patriots contro New York. Il rinnovo contrattuale da quasi 40 milioni. Tutto cancellato da un colpo di testa e sei di pistola. E dall’incapacità di staccarsi dal suo passato sabbioso.

Il colpo al cuore definitivo è stata la visita alla Casa Bianca di alcuni suoi ex compagni, dopo la vittoria di New England su Atlanta nell’ultimo SuperBowl, giocato a febbraio. Troppo. Lui dietro le sbarre, loro sul tetto del mondo.

Per l’Nfl l’ennesimo episodio imbarazzante di un altro atleta violento. Vi ricordate OJ Simpson, vero? Aaron non era forte come lui. Almeno, non in tribunale.

Il commento di Fabrizio Cupellini, Fidaf (Federazione italiana football americano) US Exchange Manager:

“È stata una tragedia sin dall’inizio. Le accuse, poi la ricerca, l’arresto e poi la prigione, finiscono così.

In Italia siamo molto sensibili all’ NFL, dal momento che il football è cresciuto qui quando la televisione ha iniziato a trasmettere il Superbowl. I Patriots sono, con i Raiders, la squadra che ha più tifosi in Italia. Tedy Bruschi (ex linebacker dei New England Patriots, dove ha trascorso tutta la carriera e oggi commentatore sportivo, ndr). ha visitato il paese qualche anno fa e la loro aura è molto tangibile anche qui.

Sebbene il caso Hernandez e le altre conclusioni tragiche e violente non siano simili alla nostra cultura sportiva, dove lo scandalo o il gioco d’azzardo sono più vicine al soccer, siamo sempre molto sconvolti quando queste cose accadono.

La natura puramente amatoriale del football in Italia ha ancora l’innocenza intrinseca, non come dall’altra parte dell’oceano dove è un’attività di grande successo.

Siamo sempre impegnati tra il richiamo di più interesse e la bellissima disattenzione del nostro stato attuale.

Siamo davvero dispiaciuti per tutte le persone coinvolte, ma vogliamo affermare che questo ha solo molto marginalmente a che fare con lo sport”.

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Matteo Oxilia

Matteo Oxilia

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