La sera ci attendeva pigra e sorniona tra le pieghe di un estate ormai esplosa definitivamente. Tra gli spazi destinati allo struscio serale già si intravedevano apparati destinati alle visioni delle gare degli europei. Spalti improvvisati tra le darsene, tavolini impilati come gradinate, case private stracolme di amici e di birra. Oltre che la qualificazione per i quarti dell’Euro 2016, tra Italia e Spagna c’era ancora una vendetta da consumare, da servire in un piatto freddo, gelato come la notte di Kiev di quattro anni fa. Una rivincita con la Storia calcistica recente contro le Furie Rosse del solito Del Bosque, dei soliti Iniesta e Fabregas, di Piquè, di Sergio Ramos, del Tiki Taka ed ogni altro accidente arrivato dall’Iberia in questa decade di inizio millennio.
Le “lacrime degli angeli”
Pomeriggio inoltrato a Parigi, il Sole sposta all’indietro i suoi raggi e permette in questo modo alle nubi di rinfrescare l’aria con un leggero scroscio di pioggia. Dal racconto dei nostri nonni quando piove con il Sole alto nel cielo non è un fenomeno meteo anomalo, sono gli angeli che piangono.
3-5-2 collaudato di Conte, stessa formazione anti- ibra, anti Svezia ed anti jella. 4-3-3 arrembante per Del Bosque. Candreva out per una contrattura improvvisa.
Lo stadio è diviso a metà, tutto rosso il lato spagnolo, disomogeneo e folkloristico il settore italiano. Il tecnico azzurro aveva provato a spingere affinché i tifosi indossassero tutti una maglia azzurra. Però lo standard uniforme e settoriale non è ancora presente nella nostra cultura, e forse non lo sarà mai. Diverse ma non tutte maglie azzurre quindi e molta partecipazione. Inni nazionali cantati a squarciagola dagli italiani e solo intonati dagli spagnoli che non hanno un testo su cui cantare. La regia commette un azzardo nell’inquadrare Conte al verso di “Le porga la chioma” .
Al 6’ De Sciglio decide da subito di far infuriare il nostro tecnico in panchina già bello carico di suo. Il difensore si fa ammonire per una scemenza e Conte fa subito alzare Motta dalla panca per scaldarsi, segnale unico ed inequivocabile: se non righi dritto ti cambio.
La gara è veloce e concreta, la partita stranamente la facciamo noi. Gli spagnoli però sono abili nel cambio di passo e te li ritrovi spesso dove non dovresti. Sono dei maestri nel muovere il pallone specialmente nei calci piazzati. Al 28’ Sergio Ramos sfiora l’autogol con un improvvida deviazione di testa. Morata è abulico, le manovre degli spagnoli non sono tanto fluide. Al 32’ fucilata di Eder su calcio piazzato impossibile da trattenere, la sfera finisce a Giaccherini che scarta il portiere che senza indugi lo butta a terra in scivolata, nel rimpallo successivo è lesto Chiellini che con la grazia di un rinoceronte spinge con mezzo ginocchio la sfera in rete per il vantaggio italiano. Giorgione si batte il petto come un gorilla e corre verso la curva attorniato dai compagni. In tutta la penisola è un grido all’unisono, anche i pochi che non respirano calcio sanno che in quel preciso istante ha segnato l’Italia.
Palla al centro, la Spagna tenta di stringere i tempi, si rende poco pericolosa ma ci irretisce con continui falli furbetti e non sanzionati, i giocatori azzurri sanno che non è il caso di metterla sul piano nervoso, almeno non ora. Il tabellone delle statistiche recita che il possesso palla è del 52 per cento in favore dell’Italia. Una chimera se si gioca contro la Spagna. Allo scadere del primo tempo azione plastica dell’Italia innescata da una ripartenza di Eder che viene subito abbattuto, la sfera finisce a Giaccherini che si libera di due difensori lungo la linea dell’area ma spara alto di poco. Conte vorrebbe ucciderlo poi pensa ai troppi diffidati e rinuncia al suo funebre proposito. Fine del primo tempo, Italia in vantaggio: Tè caldo per i giocatori negli spogliatoi e cocktail variopinti e rigorosamente alcolici per chi guarda la partita in Italia come a New York.
La ripresa si apre con un ritmo più incalzante. Gli spagnoli fanno il paio con gli irlandesi nel metterla in rissa, ma lo fanno in modo più elegante. Ogni piccolo contatto crollano al tappeto. Protestano, si lamentano per poi ripartire e lasciarsi cadere di nuovo, anche in area un paio di volte. L’arbitro per fortuna non ci casca anche se la sua direzione alla fine non raggiungerà la sufficienza. Pellè viene ammonito per aver sfiorato Fabregas e Morata spinge platealmente un difensore italiano per colpire di testa. Buffon para a terra. De Rossi non ce la fa e lascia spazio a Thiago Motta. Il suo disappunto per aver lasciato il campo è palese, scaglia in aria una bottiglia d’acqua per non aver potuto continuare la sua personale battaglia contro gli spagnoli.
Motta alza di poco il baricentro, non è adatto alla copertura come Daniele De Rossi, soffriamo un pochino nel mezzo le manovre spagnole. Al 55’ azione da manuale del repertorio, scambio veloce di Pellè che di tacco chiude il triangolo con Eder, il brasiliano si ritrova solo davanti a DeGea che con un uscita da portiere di calcetto lo ipnotizza e para con il corpo il tiro a colpo sicuro di Eder.
Conte si sgola per far giungere la propria voce dall’altro lato del campo e pensa seriamente ad un drone volante dotato di altoparlanti che lo aiuti in questo compito. Il nostro tecnico è un animale da campo, come lo definiscono i suoi giocatori. Gli manca solo la maglietta con il numero poi scenderà in campo anche lui.
Iniesta si volge e si capovolge, Fabregas piroetta senza stile, ormai la Spagna non ha frecce negli archi, un decennio di vittorie ne hanno usurato le punte. Ma il veleno è ancora attivo, un paio di occasioni della Spagna vengono neutralizzate da due grandi interventi di Buffon. Che compie un autentico miracolo al 90’su tiro ravvicinato di Piquè che già si proponeva per il flash dei fotografi. Le coronarie già provate da troppi Mojitos sobbalzano pericolosamente nei cuori delle italiche genti sparse per tutta la penisola. E l’ultima emozione costa la felicità assoluta per tutti i tifosi: contropiede perfetto, Insigne trova Darmian distante 45 metri che crossa subito al centro, pallone sporcato dal garretto di uno spagnolo e finisce dritto sul piedone di Pellè che sfonda la rete a due passi da DeGea. Due a zero, EspExit ed Italia che approda ai quarti.
Contro le armi della Spagna noi abbiamo sfoderato le nostre armi migliori: Esperienze, tecnica e gloria. Le ombre lunghe della notte calano inesorabilmente sul ciclo dorato della nazionale di Del Bosque, e noi ne siamo stati la diretta causa. Dopo Kiev 2012 nessuna vendetta poteva essere più dolce.
Nei Quarti di finale ci attende la Germania, ovvero sarà la Germania che aspetta noi temendoci oltre misura, perché loro saranno anche i Campioni del Mondo, ma Italia – Germania è una sfida diversa, e quando i crucchi vedono azzurro finiscono sempre per succhiarsi il pollice.
Ma questa, ovviamente , sarà un’altra storia. Ed un’altra partita
Le Pagelle Azzurre:
Buffon 10: Un Capitano, una Star, l’unica in una Nazionale operaia. Il processo di beatificazione è appena cominciato.
Barzagli – Bonucci e Chiellini 8: Una difesa sempre più convinta dei propri mezzi, punto in più a Giorgione per la ginocchiata vincente.
Florenzi 7: Tipico esempio di un Italia operaia: talento scambiato con garretti e polpacci. In prima linea .
Parolo 7: Li nel mezzo, finché ne hai stai li…
De Rossi 6,5: Divieto di costruire, solo di spezzare il gioco avversario. Stoico
Giaccherini 7,5: Se fosse entrata quella rovesciata lo avrebbero scritturato come protagonista per il sequel della vita di Pelè.
De Sciglio 7: Fa subito infuriare Conte che minaccia di cacciarlo dal campo. Da quel momento è diventato uno scolaro perfetto.
Eder 8: La sua punizione al vetriolo piega i guanti a DeGea, poi lotta senza quartiere con la difesa spagnola per tutta l’area di rigore
Pellè 7: Come contro il Belgio appone il sigillo papale della vittoria, che porta il suo nome
Thiago Motta 7: Conte gli chiede di lottare e lui lo fa, facendosi anche ammonire. Diffidato salterà la Germania.
Continua…