Il Capitano affranto
I bilanci come al solito si fanno alla fine. Un illustre compatriota, poeta sublime e sensibile, capace di scrivere persino sulle copertine di cartone alcune delle prose socialmente più toccanti, vissuto male e finito peggio, definiva il bilancio una specie di resa incondizionata, una sorta di abbandono alla triste realtà dei fatti. Non si possono fare resoconti a metà dell’opera, suonerebbero falsi ed inattendibili. La Juventus perde a Reggio Emilia la sua quarta partita in appena dieci gare e il suo capitano, Gigi Buffon è già sottoposto ad una presa di posizione dura nei confronti dei suoi compagni e se stesso. “Guardando la classifica, il dodicesimo posto è una vergogna per una squadra che si chiama Juventus” dice Gigi ai microfoni di Sky. «E’ tempo in cui noi tutti dobbiamo essere consapevoli delle nostre mancanze. Se dopo tre gare può essere anche il caso a metterci lo zampino, ora dopo dieci gare non possiamo nasconderci dietro una certa casualità”. Infatti quello che si è evidenziato durante la gara contro il Sassuolo è stata la mancanza di responsabilità di molti dei bianconeri. Non hanno mai vinto un duello aereo, non hanno quasi mai vinto un contrasto contro i loro avversari, mostrando a tratti una superficialità palese ed imbarazzante. Si sfoga il buon Gigi, la sconfitta brucia parecchio specie se maturata contro una provinciale, etichetta ormai priva di ogni contenuto di carattere campanilistico o di manifesta inferiorità. Se nel computo parziale di queste dieci giornate poi ci mettiamo pure il pareggio contro Chievo e Frosinone e la sconfitta contro l’Udinese alla prima giornata, il quadro assume un colore nefasto: mai tante provinciali fino ad ora si sono abbeverate alla fonte bianconera traendo linfa vitale per le proprie scarne ambizioni. Mai tanta illustre vittima fu consacrata al patibolo della generosità sportiva come la Juventus di quest’anno.
L’approccio alla gara contro il Sassuolo è stato a dir poco indegno. Buffon tra i pali ha visto la sua squadra sciogliersi dinanzi ai (modesti) avversari. Una squadra poco incisiva, senza nerbo, senza alcuna voglia. Tra i pali Gigi urlava ai compagni, si contorceva , gridava parole assennate a compagni sordi ed involuti. Ed infine si è dovuto abbassare per raccogliere mestamente pallone ed orgoglio in fondo alla rete del verecondo disonore. “Fa male all’anima” spiega Buffon in conferenza stampa.
Allegri non si scosta più di tanto dalle parole del capitano ed annuncia per la prossima gara contro il Torino un ritiro che ha il sapore di una punizione. I bilanci sono spesso refrattari ai sentimenti, sono fatti di cifre vuote e fredde, non tengono quasi mai conto degli imprevisti , delle variabili impazzite in agguato ad ogni partita. Per questo caro Gigi , lasciamo che i bilanci vengano fatti alla fine, a bocce ferme si ragiona meglio.
Aria di Derby
Il Derby non è una gara qualsiasi, lo sanno tutti. Non può essere proprio il Derby la gara della svolta. Allegri non ci crede ma ci prova. Il ritiro finisce a mezzogiorno di sabato, tra poco i suoi giocatori incroceranno i guantoni contro una delle squadre più tignose di tutto il campionato. Il Toro di Ventura non molla mai, si avvinghia alla preda e la stanca a forza di colpi bassi, lavora sui fianchi e la consuma, fino allo sfinimento. Un avversario tenace, il peggiore che poteva capitare. Ed il derby arriva, puntuale come un rintocco di campana che cela un'unica illusione: La vittoria per salire sul limbo. La "morte" sportiva in caso di sconfitta.
Alle 18 i microfoni dello Stadium annunciano il 141° Derby della Mole. Le cifre sono quelle che lasciano senza parole. La prima “stracittadina” venne giocata nel gennaio del 1907 nel Velodromo Umberto I, quartiere Crocetta di Torino. Altro che “Stadium”. Un piccolo campetto in erba circondato da una pista di ciclismo, il Velodromo appunto. Gli spettatori osservavano la gara in piedi, ai bordi del campo in prossimità della linea di gioco. Intabarrati nei loro cappotti, badavano più a muovere le estremità per riscaldarsi che a gustarsi la partita. Il pallone era formato da una camera d’aria all’interno di una semisfera di cuoio infibulata ai lati da grossi legacci che davano al pallone una traiettoria impossibile. Il livellamento dozzinale del campo faceva il resto. Ma la cosiddetta “Aria del Derby” è rimasta integra. Uno spirito natalizio in versione profana. Una dedica su un muro senza tempo.
Fantasmi allo Stadio
Al novantesimo Juve e Toro sono sull’uno a uno. Pogbà al 19’ sigla il vantaggio bianconero.Al 51’ minuto Bovo pareggia per i granata. Un tiro di destro secco, lui che è un mancino naturale. Il Derby non classifica nulla, stravolge ruoli e piedi. Mancano ormai una manciata di secondi. Sul campo dello Stadium si vivono atti di eroismo, i giocatori non si risparmiano, lottano su ogni pallone. Forse il periodo delle streghe è in netto anticipo, ma quello dei fantasmi è nel pieno del suo periodo migliore. La sera di Halloween dalle mie parti non si festeggia come negli USA. Noi abbiamo il buon vecchio San Martino fatto di cartone con una candela nel mezzo. Ma pur sempre di fantasmi si tratta. E a rievocarli passano i brividi. Il fantomatico Cesarini da Senigallia il cui spirito aleggia sempre quando c’è di mezzo un Derby fa sentire ancora oggi la sua ingombrante presenza. Cross in mezzo dalla destra di Alex Sandro, la sfera perviene a Cuadrado che inciampando la spinge delicatamente in rete all’ultimo respiro di questo Derby in affanno. La Juve fa capannello di maglie sul campo, tutti si abbracciano, Ventura colpito duro nell’animo se ne va imprecando. Avevamo parlato di animo, di coraggio, di approccio indegno e di malasorte. La Juventus nell’arco di appena 72 ore è riuscita a capovolgere tutti i fattori negativi a suo favore. La sorte avversa si è rivelata una benedizione. Khedira e Dybala sono usciti dal campo per dare spazio a Cuadrado e Alex Sandro, i due artefici della vittoria, l’uomo assist ed il risolutore che hanno “matato” il Toro. Ma su tutti un ombra, quella di Renato Cesarini, che echeggia ancora tra i fili d’erba dello Stadium. Gli impianti sono diventati avveniristici ma sono costruiti poco distanti da luoghi che conservano ancora intatta la loro magia. Come Andrea Pirlo l’anno scorso, (https://lavocedinewyork.com/Serie-A-con-lo-spirito-di-Cesarini/d/8836/) oggi tocca a Cuadrado essere grato ad una leggenda.
Serie A , 11 Giornata
Lazio – Milan 1-3
Bologna – Atalanta 3-0
Carpi – Verona 0-0
Genoa – Napoli 0-0
Udinese – Sassuolo 0-0
Fiorentina – Frosinone 4-1
Inter – Roma 1-0
Juventus – Torino 2-1
Chievo – Sampdoria e Palermo – Empoli: Oggi (New York ore 3 pm)
Classifica della Serie A:
Inter e Fiorentina 24
Roma 23
Napoli 22
Sassuolo e Milan 19
Lazio 18
Atalanta 17
Sampdoria , Juventus e Torino 15
Chievo, Udinese e Genoa 12
Palermo, Empoli 11
Frosinine 10
Bologna 9
Verona e Carpi 6
Palermo , Empoli Sampdoria e Chievo una partita in meno