Il girone delle scommesse è ufficialmente aperto. Tra sconfitte storiche e vittorie scaccia-crisi sembra che il campionato abbia ripreso i suoi consueti ritmi. Con i risultati di ieri la casualità e le circostanze fortuite che avevano caratterizzato le prime gare purtroppo, il torneo sembra rientrato nei canoni previsti dalle logiche strutturali del calcio italiano. Ed è un vero peccato. Vedere il Chievo ed il Sassuolo prime in classifica faceva un certo effetto, il Torino terzo a dieci punti dagli odiati bianconeri è un sogno che per i tifosi granata non ha prezzo. E poi il Carpi che ferma il Napoli, il Frosinone che fa lo stesso con la Juventus. Cose dell’altro mondo. Ma in questa irrequietezza sportiva qualcosa di sconvolgente si sta ancora verificando, qualcosa che nessuno, nemmeno i tifosi viola, avevano previsto. La Fiorentina con la vittoria di ieri scavalca la ex-capolista Inter e le soffia il primo posto piazzandosi da sola sulle vette dell’Olimpo della Serie A. L’ultima volta che la capolista vestiva la casacca viola era il secolo scorso, precisamente nel 1999. Poi un oblio fatto di sole speranze e poche conferme. Con l’avvento dei nuovi proprietari, il gruppo Della Valle, le cose sono lentamente cambiate. Ed in meglio. Ora dopo vari progetti non tutti finalizzati a ricevere encomi pubblici, finalmente la Viola assapora l’aria leggera delle vette, le alture preferite dalle big ora sono di esclusivo possesso di una grande del calcio rimasta però sempre tra le incompiute croniche di questo nostro calcio. La squadra è interessante, dotata di un equilibrio quasi perfetto, i calciatori si adattano bene ai moduli ed i sogni dei tifosi sono più che legittimati dai risultati sia in Italia che in Europa. Ma i sogni non sempre accadono per caso, le cime non si raggiungono solo per circostanze fortuite. La vera svolta nelle sorti della Viola ha un nome ed un cognome: Paulo Sousa, 45 anni da Viseu, allenatore della Fiorentina e vecchia conoscenza del calcio italiano . Da calciatore ha vestito le maglie di Juventus, Inter e Parma, per finire poi la carriera in Spagna nel 2002. Un centrocampista tenace e talentuoso, che aveva una dote particolare: ci vedeva benissimo. Sapeva osservare il gioco meglio di chiunque altro tra i suoi compagni di squadra tanto che le avversarie applicavano su di lui il gioco ad uomo per impedirgli di mettere in pratica il suo talento. Le sorti del calciatore Sousa si alternano tra infortuni e malanni curati male, tanto da determinarne l’abbandono prematuro. Ma questa dote della visione di gioco se la porta dentro fino alle prime mosse da vice allenatore del Portogallo, in seguito da tecnico nella Premier League inglese, poi in Svizzera dopo una breve parentesi in Israele, per infine approdare quest’anno alla panchina Viola. “Un progetto che portiamo avanti da due anni” dice Della Valle. Ora Paulo Sousa porta questa sua capacità di visione del calcio sulle sponde dell'Arno per deliziare i palati sopraffini dei tifosi della Fiorentina, sempre inclini al bel gioco rispetto ai catenacci. Tant’è vero che “Il Gioco Nobile del Calcio" inventato da loro più di quattro secoli orsono, veniva praticato nelle piazze lastricate di Firenze. Un gioco che per i fondamentali richiamava più al rugby che al calcio vero e proprio ma che da queste nobili origini traeva le sue migliori doti: l’eleganza e lo stile. La Viola ha sconfitto l’Atalanta per 3 reti a zero, viaggia sola al primo posto con 14 gol all’attivo subendone solo 4. Numeri da primato per una classifica che le rende pieno merito.
La corte dei miracoli
Il diavolo si traveste da agnello sacrificale e dona le povere carni al pubblico macello immolandosi alla gloria di Partenope. Il Napoli saccheggia San Siro, ormai terra di conquiste e di scorribande, con un risultato senza appelli. Un rotondo 4 a 0 che pone una pietra tombale ad ogni tipo di recriminazione. Il pubblico, deluso ed amareggiato fino allo sfinimento si ricorda i passati illustri e dedica come segno di distinzione ed eleganza un sincero tributo ai ragazzi di Sarri, che escono dalla “Scala del Calcio “ tra gli applausi. Persino Sinisa Mihajlovich non cerca scuse che non sa trovare ed inclina il capo in segno di deferenza. “Loro sono più forti di noi, questa è la verità” parole che pesano come macigni per l’orgoglio del serbo, poco incline a farsi sottomettere. E' passato poco più di un anno quando Mihajlovich fece visita a Maurizio Sarri per seguire il lavoro del tecnico toscano ad Empoli per uno scambio di tecnica e di metodologie applicate alla scienza calcistica. Sinisa era alla corte di Ferrero alla Samp, mentre Sarri ad Empoli faceva parlare di se per il suo gioco estroverso e piacevole. Per concepire meglio le tattiche da applicare ai moduli Sarri sbalordì il buon Sinisa con l’utilizzo di un “drone” liberato sul campo di calcio, capace di muoversi verso ottiche inconcepibili all’occhio umano e dare una quantità di informazioni supplementari da applicare agli schemi. In provincia i soldi saranno anche pochi ma le idee sono quanto di più meraviglioso possiamo ancora sperare per il futuro di questo sport. Ieri Sinisa e Sarri si sono ritrovati di nuovo, al posto delle verdi vallate toscane c’erano gli spalti del “Meazza” capaci di mettere ancora i brividi , ed il Maestro ha ancora sconfitto l’allievo che ha ancora tanto da apprendere in tema di tattiche, di corsa, di moduli e di uomini. Insigne regala alla platea due gol ed altrettanti assist sotto gli occhi di Conte, tecnico della Nazionale molto attivo sui campi della A per cercare conferme e nuovi talenti. Ha valutato l’estro di Lorenzo Insigne come fosse una benedizione per la neo convocazione in azzurro, valutando anche l’operato di Jorginho, papabile prossimo convocato alla sua corte. Il migliore dei rossoneri non arriva alla sufficienza, il peggiore, Zapata, meriterebbe un voto ad una cifra con la radice quadrata tanto è stato basso il suo rendimento. Per il Napoli Insigne si merita un 9 come tutta la squadra. Tecnico compreso. I tempi delle contestazioni iniziali sono rientrati nei ranghi ed ora i tifosi partenopei si dichiarano follemente innamorati del nuovo tecnico che fa sognare lo scudetto con una delle mode più popolari del momento: l’hashtag #scusimister è già virale. Commentare un risultato simile è fin troppo facile ma possiamo provare a capovolgere la situazione per venirne a capo: E’ davvero troppo forte questo Napoli, che comunque quest’anno ha alternato fasi lunari poco convincenti , oppure è il Milan ad essere troppo scarso per affrontare avversari di questo livello? La verità come sempre sta nel mezzo. Il Milan tradisce le aspettative dei tifosi da circa tre anni. Ha fallito Allegri alla nemesi del suo secondo anno, hanno fallito i suoi diretti successori, prima il buon Seedorf poi Inzaghi, che si sono sacrificati per la causa come riportato da queste colonne alcuni mesi fa. (https://lavocedinewyork.com/Serie-A-La-caduta-degli-dei/d/11455/) Ora è la volta di Sinisa Mihajlovich che sta per essere posto alla gogna mediatica proprio come i suoi predecessori. Ma tutti questi disastri non possono essere la causa diretta delle incapacità dei singoli allenatori. Ci devono essere delle ragioni che scavalcano la panchina e si accomodano tra le poltroncine riservate alla dirigenza in cui forse si annidano le origini di queste disfatte. Probabilmente il tappeto che raccoglie le ceneri del Milan si sta facendo ormai troppo esiguo per nasconderle tutte.
La Sampdoria frena la corsa dell’Inter, una volta in vantaggio la Doria si fa riprendere con un gol di Perisic. Una gara strana in cui l’appetito per il gol accusa cali di visione progressiva. Prima Guarin tutto solo davanti alla porta semi spalancata non riesce a fare altro che spedire il pallone alto sul montante con una curiosa giravolta. Sarebbe bastato un tocco di piatto per metterla dentro. Poi è la volta di Correa a fallire un gol impossibile. Da pochi passi l’argentino della Samp si divora una rete già digerita. Per il resto dell’incontro le difese (troppo) attente non hanno lasciato spazio ad un risultato diverso dal pareggio. Ferrero dice che la Samp meritava di vincere 11 a 0. Mancini parla di risultato stretto per un possesso palla unilaterale. C’è chi commenta le partite, chi le prepara e chi, infine le gioca. Magie del calcio: ognuno la vede come vuole.
Torna a vincere la Roma a Palermo con tre gol nei primi 30 minuti e capovolge a proprio favore il risultato negativo accusato a Barisau in Champions in cui aveva subito gli stessi gol in soli 30’. La Lazio soffre il Frosinone ma poi esce fuori la tecnica e vince agevolmente. La Juventus scaccia la crisi con tre reti ed un (dubbio) rigore e liquida il Bologna che era passato in vantaggio. Come era prevedibile, in Italia si torna a respirare il calcio di sempre. Ma la Viola lì in alto e Sarri tecnico “di provincia” alle prese con la piazza più calda della penisola fanno sperare in capitomboli futuri. L’incertezza è il sale di ogni cosa, le certezze alimentano la noia. Spazio alla fantasia, quindi. Qualche sconfitta in più non guasta mai ai fini dello spettacolo e dell’imprevedibilità . Resta sempre la Juventus a meno dieci dalla vetta ed il Milan ad appena un punticino sopra. Il Napoli nonostante la vittoria sverna in compagnia di Chievo e Sassuolo, variabili impazzite in un campionato altrimenti piatto e noioso. A patto che Sinisa Mihajlovich resti ancora al suo posto …
Risultati della settima giornata:
Carpi – Torino 2-1
Chievo – H Verona 1-1
Empoli – Sassuolo 1-0
Fiorentina – Atalanta 3-0
Juventus – Bologna 3-1
Lazio – Frosinone 2-0
Milan – Napoli 0-4
Palermo – Roma 2-4
Sampdoria – Inter 1-1
Udinese – Genoa 1-1
Classifica della Serie A : Settima giornata
FIORENTINA 18
Inter 16
Lazio 15
Roma 14
Torino 13
Napoli, Chievo e Sassuolo 12
Sampdoria ed Atalanta 11
Milan 9
Juventus 8
Palermo, Udinese, Genoa ed Empoli 7
Carpi 5
H.Verona e Frosinone 4
Bologna 3