La giornata volge al termine , le luci di San Siro non illuminano altro che gli spettri che si agitano sul terreno verde in un triste ricordo dei tempi che furono, in cui le casacche a strisce Rossonere e Nerazzurre erano di un colore nitido ed acceso, come le moltitudini che affollavano gli spalti del vecchio “Meazza”. Le gesta di campioni veri che non posso elencare per motivi di spazio, altrimenti ci vorrebbe un articolo lungo un chilometro, osteggiano con i campioni millantati e presunti di oggi. Il paragone con i divi osservati in questo scorcio di campionato scricchiola paurosamente rispetto ai fuoriclasse ante-facebook che calcavano l’erba forse un po’ ingiallita del terreno della Scala del Calcio appena qualche anno addietro. Oggi nelle orecchie abbiamo ancora ben chiaro il rumore assordante della carlinga meneghina che va in pezzi sotto i colpi degli attaccanti del Sassuolo, del Cesena, del Parma … Non mi cimento affatto a pensare ai danni che avrebbero causato gli attaccanti delle ammiraglie europee alle nostre povere chiglie ormai fradice , marcite, in attesa di un imponente restauro nei cantieri navali di fantastici porti orientali. Il Milan versa in gravi condizioni all’undicesimo posto della classifica di Serie A e poco meglio ha fatto l’Inter che staziona al nono posto. La Juventus ha vinto il campionato con “savoir faire “ ed ironico distacco di carattere e di punti, meno 32 dall’Inter ed un imbarazzante meno 37 dal Milan. Temperature abissali e siberiane separano le due milanesi dalla vincitrice dello scudetto del 2015 ed i punti di vantaggio ahimè ci stanno tutti. La Milano calcistica sta attraversando una nuova fase di ristrutturazione societaria massiccia dopo i vari anni di lifting superficiale che hanno soltanto reso meno ruvido il viso ormai cadente delle due signore del calcio italiano. Il Milan si affiderà a facoltosi imprenditori orientali dopo 26 anni di berlusconismo per tornare ad essere competitiva nello scenario italiano ed europeo. La stessa cosa ha fatto l’Inter di Moratti che ha ceduto le quote azionarie a Tohir, magnate thailandese che sa di calcio come io so di lui, cioè nulla. Entrambi i compratori non hanno nessuna cultura calcistica e nemmeno un buon grado di conoscenza strutturale del calcio italiano. Ma hanno i soldi, e tanti, da investire in un progetto vincente. Perché oggi le squadre di calcio sono diventate dei progetti a breve e lunga scadenza, sono aziende in cui investire i capitali. Sono società quotate in borsa. Ma sono anche soggetti fiscali interessate a fallimenti se poi sono gestite da affaristi senza un briciolo di scrupolo economico. Il caso del Parma ne è l’esempio più recente.
Quindi i soldi ruotano attorno al Pianeta Calcio con una traiettoria sempre meno ellittica, l’eccentricità orbitale si assesta in modo sempre maggiore ad un equità geostazionaria rigorosamente visibile anche a latitudini prossime a quelle dell’atmosfera affaristico-monetaria delle compravendite. I soldi sono diventati l’elemento più importante in cima alla lista, il principio base, l’ingrediente principale costituente la materia calcistica .
Cannonieri alla crema
In questo campionato, se diamo un occhiata alla classifica dei marcatori, l'dea Eupalla ci ha ricordato che dobbiamo perseverare nella conservazione dei ricordi per non diventare calcisticamente atei. Tranne Tevez, l’unico top player che ha fatto la differenza in Italia e la sta facendo anche in Champions, al secondo posto troviamo Icardi, che in campionati come la Francia o la Spagna farebbe certamente la seconda punta. Non cito l’inghilterra per onore di carità. Il pulzello argentino attende una convocazione dalla “Selecciòn” albiceleste che non arriverà mai. Quindi con rumor frastornante di grancassa annuncerà tra poco la sua candidatura alla Nazionale Italiana che, vista la penuria di mezzi e di uomini non aspetta altro che di accoglierlo a braccia aperte. Con i suoi 19 gol è secondo insieme ad un ragazzotto di 38 anni, tal Luca Toni, che di gol ne ha fatti lo stesso 19 ma con la squadra dell’Hellas Verona che di pretese ne ha meno dell’Inter e che pensa prima di tutto a non prenderle. A Verona Toni è stato preso a parametro zero con un ingaggio di 400.000 euro rispetto al milione e mezzo di euro percepito dal divo Icardi, che ha preteso almeno il doppio per il prossimo anno. Parità di reti ma non di ingaggi. A quota 16 reti ci sono Gonzalo Higuain e Jeremy Menez. L’argentino è stato pagato 40 milioni di euro ma, pur essendo un fuoriclasse autentico, non ha saputo replicare i fasti del suo predecessore Edinson Cavani che a Napoli oltre a giocare a tutto campo, suggerirsi le ripartenze e lanciare se stesso nel cuore dell’area di rigore nemica, ha realizzato la bellezza di 79 reti in tre anni. Jeremy Menez, il francese del Milan riesce a segnare solo in Italia, quest’anno ha siglato 16 reti in campionato e gli addetti ai lavori lo considerano un marziano. Ma nel prestigioso club transalpino del PSG ha più o meno fatto lo stesso numero di gol, ma diluiti in tre campionati. A quota 14 reti troviamo il vecchio che si afferma ed il nuovissimo che avanza. Berardi giovane punta del Sassuolo e Totò Di Natale, attaccante dell’Udinese che a 37 anni sembra ancora un ragazzino. Quattordici gol anche per Gabbiadini che nel Napoli per una sorta di gioco perverso entra sempre nel secondo tempo. In questa classifica rientra anche un certo Quagliarella, mito inossidabile che dopo aver vestito le maglie di mezza Italia ora indossa quella granata del Torino. Anche per lui rintoccano le campane dei 32 anni. In questa speciale classifica troviamo un paio di novità, come l’Argentino Dybala, attaccante da tre anni a Palermo che ha collezionato in tutto una ventina di gol ed esploso quest’anno come autentica rivelazione. “U picciriddu” ha segnato 13 reti con i rosanero, ma sta attraversando un periodo opaco in crisi di astinenza da gol interrotta dalla rete di ieri contro il Cagliari. Anche lui attende una chiamata della nazionale argentina, e se non dovesse arrivare ha già pronte un paio di alternative: quella polacca con passaporto e nonno a carico, e quella italiana, con cittadinanza e nonna materna. Morale della favola: allacciate la cintura perché la caduta verticale potrebbe essere ancora più ripida di quello che si preannuncia.
Glorie vetuste
I numeri denunciano drammaticamente le sorti avverse del calcio italiano in termini di qualità e di sopravvalutazione dell’usato. Chi segue le partite nel nostro paese si sarà certo accorto della lentezza della manovra rispetto agli altri campionati europei, il ritmo dopo larghe fasi di gioco sonnecchia e si sveglia all’improvviso solo per una decina di minuti, poi ritorna ad assopirsi. Tutto sommato il bilancio stagionale è abbastanza deludente, le certezze arrivano da calciatori italiani ed alcuni gladiatori stranieri abbondantemente oltre i 30 anni che, bontà loro, si dannano ancora l’anima per onorare decentemente il calcio nostrano. Gli esempi di Pirlo, Di Natale, Toni, Buffon, Brienza del Cesena, Gilardino in casacca viola, Klose eterno ragazzo di 36 anni e il capitano della AS Roma Francesco Totti con 40 primavere compiute alle spalle indicano una strada che è fatta di sacrifici ma costellata di gloria.
Totti ha dichiarato che non potrà mai essere un problema per la Roma, secolarizzando un arbitrato che fino ad ora non ha mai ammesso discussioni. La perdita di regalità che Totti ha annunciato è figlia di un calcio di altri tempi, in cui le rinunce apparivano scontate e la stima ed il credito erano tutti da dimostrare sul campo da gioco. Ora i procuratori innalzano le lodi dei propri assistiti per un semplice atto di potere assurto alla iper-valutazione soggettiva ed allo stipendio secondo il concetto ormai conclamato del valore inteso come investimento. Non importa se a casa appeso in salotto hai una crosta, l’importante è che i critici d’arte quel quadro te lo hanno valutato milioni.
Serie A: 36 giornata
La Viola si sbarazza del Parma e stasera si congeda dal suo pubblico con una vittoria dopo la debacle assurda in Europa League. Rodriguez, Gilardino e Salah liquidano i Ducali che non vedono l’ora che questo drammatico campionato finisca per potersi leccare le ferite e dedicarsi con più serenità alla pianificazione del futuro oggi quanto mai oscuro e tenebroso. Il Napoli prende una purga al San Paolo, poi smaltisce il diuretico e riesce faticosamente a vincere la partita contro un’altra retrocessa del campionato, il Cesena di Di Carlo. Sono proprio i bianconeri romagnoli a passare in vantaggio con Defrel al 15’. Ristabilisce le distanze Mertens dopo 4 minuti e passa addirittura in vantaggio con il solito Gabbiadini che mette il suo personale sigillo in quasi ogni partita degli azzurri. Allo scadere del primo tempo però è ancora Defrel per il Cesena a pareggiare i conti. Nella ripresa il carattere degli uomini di Benitez ha la meglio e riesce a piegare il ferreo orgoglio del Cesena che , seppur retrocesso, non concede nulla all’avversario.
Domenica la Roma ha sconfitto l’Udinese in rimonta in una sfida in cui bisognerebbe chiedere il rimborso del biglietto alla Associazione dei Consumatori. Dopo il repentino vantaggio di Perica per l’Udinese, è Nainggolan su assist di Totti allo scadere del primo tempo a riaprire l’incontro. Nel secondo tempo Torosidis porta in vantaggio la Roma che scavalca così la Lazio in una sfida fatta di sorpassi, brusche frenate ed improvvise ripartenze. Il derby che verrà giocato di lunedì metterà la parola definitiva sul nome della squadra di Roma che salirà al secondo posto del podio. Il resto delle partite sono state teatro di improvvisazioni scenografiche in un contesto spesso deformato dai valori effettivi delle squadre scese in campo. Le squadre che non giocano per vincere o per perdere qualcosa non sempre lottano con il coltello tra i denti per la causa. Quando si gioca con pallottole finte per un fattore fisiologico l’adrenalina non aumenta e le gare assumono contorni da oratorio. Il Genoa prende a schiaffi l’Atalanta ormai salva e gli rifila quattro sonori ceffoni che però non svegliano dal sonno precoce i giocatori bergamaschi. Il Cagliari perde in casa contro il Palermo nell’unica azione degna di nota di tutta la partita. Bello il gol di Dybala che interrompe il digiuno di quasi due mesi. L’ultima rete del gioiello è datata 4 aprile, contro il Milan alla “Favorita” su calcio di rigore. Il Sassuolo umilia il Milan con tre reti, autore della tripletta il solito Berardi che si illumina alla vista dei rossoneri e gli rifila l'ennesima batosta con il prendi tre e paghi due, realizzando due gol buoni ed uno fantasma. Tra lui ed il Milan è amore a prima vista.
La Sampdoria perde a “Marassi” contro la Lazio con un tiro non irresistibile di Gentiletti servito da Ledesma. Una gara scialba priva di qualsiasi scatto d’orgoglio. Mihailovich pensa troppo al suo futuro per potersi dedicare in modo convincente alla partita.
L’Inter perde malamente con la terza squadra della Juve che senza eccessive sudorazioni si prende i tre punti e la vittoria. La Juve ha mandato in campo solo sei titolari, ma contro l’Inter ammirata a San Siro avrebbe vinto lo stesso anche se avesse mandato in campo Furino, Morini, Anastasi e Cuccureddu, ovviamente all’anagrafe attuale.
Verona ed Empoli divertono in una gara senza punti in palio proprio come il Torino ed il Chievo, in campo solo per diritto di calendario. Tra sette giorni esatti il derby di Roma forse restituirà il giusto interesse a questo campionato che ormai ha poco ancora da offrire.
Roma – Udinese 2-1
Atalanta – Genoa 1-4
Cagliari – Palermo 0-1
Torino – Chievo 2-0
Verona – Empoli 2-1
Sassuolo – Milan 3-2
Sampdoria – Lazio 0-1
Inter – Juventus 1-2
Fiorentina – Parma 3-0
Napoli – Cesena 3-2
Classifica della Serie A: 36 giornata
Juventus 83 ( Campione d’Italia)
Roma 67
Lazio 66
Napoli 63
Fiorentina 58
Genoa 56
Sampdoria 54
Inter 52
Torino 51
Palermo 46
Milan 46
Verona 44
Sassuolo 43
Chievo 42
Udinese 41
Empoli 41
Atalanta 36
Cagliari 28 ( retrocesso in serie B)
Cesena 24 ( retrocesso in serie B)
Parma 17 ( retrocesso in serie B)