La primavera è ormai arrivata sulle italiche sponde, i raggi del sole sono più diretti e la flora si risveglia come per incanto. Queste manifestazioni di rinascita spesso hanno come effetto collaterale un intorpidimento delle membra ed i nostri calciatori sembra non ne siano affatto immuni, sui campi di gioco offrono alle platee sempre più esigenti irriverenti rappresentazioni di sonnolenza e di scarso rendimento. Alcune frange di tifosi invece si sono svegliati di colpo ed hanno manifestato il loro totale dissenso e la loro frustrazione con scene di ordinaria violenza senza connotazioni territoriali e sociali. A Varese un gruppo di tifosi è entrato durante la notte nello stadio “Ossola”, mitico impianto inaugurato nel lontano 1925 dapprima chiamato Stadio del Littorio ed in seguito intitolato ad uno dei componenti del Grande Torino, Franco Ossola appunto. I tifosi del Varese sono infuriati con la società e con la squadra colpevole dell'ultimo posto in classifica ed alcuni di loro, in parte identificati, ha devastato il campo di calcio e scritto frasi offensive sulla pista del velodromo tanto che si è reso opportuno il rinvio della gara contro l'Avellino per ristabilire il terreno di gioco in tempi accettabili.
A Cagliari un gruppo di tifosi ha fatto irruzione ad Assemini durante il consueto allenamento della squadra ed in un furioso faccia a faccia ha espresso tutto il proprio disappunto per l'andamento dei rossoblù in campionato. Sono volate parole grosse all'indirizzo del tecnico e della dirigenza. “Sono cose che succedono ovunque” stigmatizza Zeman in conferenza stampa; “I confronti si fanno in due, invece qui hanno fatto tutto loro" ironizza il boemo. Di fatto il clima non è uno dei migliori ed il Cagliari, dopo la batosta contro il Napoli, ora si dovrà allenare a porte chiuse.
A Roma come vedremo in seguito i tifosi hanno protestato contro l'”Americano “ presidente James Pallotta. Contestazioni e confronti più o meno civili avvengono un po' ovunque in questo periodo di bilanci più o meno positivi e chi è rimasto indietro e non ha vinto nulla ha pieno titolo di contestare la squadra restando in un contesto civile. Senza fare la voce grossa però si ottiene ben poco e chi detiene il potere sa bene qual'è il limite della sopportazione dei tifosi che troppo spesso trascendono in violenze gratuite per poi additarli come facinorosi. Il calcio e gli addetti ai lavori in questo non danno affatto il buon esempio; gestioni scriteriate e malaffare regnano ormai sovrani nei posti che contano, presidenti che fanno solo i loro interessi trascinando alla rovina società gloriose come il Parma, retrocessioni ingloriose di squadre di calcio che hanno fatto un epoca come il Vicenza per citare i casi più recenti, il Messina, la Reggina e lo stesso Napoli retrocesso in Lega Pro nel 2007, imprese fallite poi ripartite dai dilettanti come il Pisa, l'Ancona ed il Venezia. Molte società sono state salvate in extremis evitando il fallimento semplicemente per un lodo federale. Alcune squadre di serie A indebitate fino al collo hanno evitato il collasso spalmando i debiti per anni ed altre sono state frettolosamente prosciolte dall'accusa di falso in bilancio per la gestione sciagurata delle plusvalenze. Diverse grandi città con una storia calcistica alle spalle ora non hanno più una squadra che milita in un campionato professionistico. Questo è lo scenario che si apre al cospetto di una platea sempre più esigente ed incavolata che vede il destino della propria squadra di calcio troppo legata agli aspetti finanziari e sempre più esclusa da aspetti sociali e culturali sintomo di una tifoseria e di sinonimo di appartenenza, estromissione che inevitabilmente genera esasperazione nell'animo animo dei tifosi fino all'atto finale della violenza comunque gratuita e riprovevole.
Roma – Atalanta 1-1
Ennesimo pomeriggio che trasforma i sogni della Roma in un incubo senza fine. Sognava Garcia di vincere questa gara interna contro l'Atalanta, sognava il contro-sorpasso alla Lazio sconfitta a Torino ed invece la somma dei buoni propositi si è lacerata in un insulso pareggio sintesi di una stagione iniziata bene, proseguita male e che sta per finire nel peggiore dei modi. La AS Roma vede l'obiettivo dell'Europa che conta allontanarsi gara dopo gara e questi continui scivoloni potrebbero rendere disastroso un campionato cominciato nei migliori propositi possibili rivelandosi all'inizio come unica antagonista allo strapotere bianconero. Ma si sa che di buoni propositi è lastricato l'Inferno, Garcia prende ancora una volta le distanze dalla squadra e parla di “squadra addormentata dopo il primo gol”, ma la Roma ha segnato al 2' di gioco quindi sintetizzando le parole del tecnico possiamo evincere che la squadra ha dormito per tutto l'incontro. Senza vittoria, senza sorpasso ed orfana della Curva Sud squalificata per gli striscioni esposti contro il Napoli, ormai la Roma è l'ombra di se stessa ed i 90' del nulla assoluto rendono sterile persino un abbozzo di cronaca. La somma dei giocatori non fa di certo una squadra e nemmeno il rientro del Capitano, assente per un mese, è servito a ridare forza e compattezza ai giallorossi che alla fine della partita sono stati subissati, meritatamente, dai fischi dei presenti allo Stadio Olimpico. Gli assenti, quelli della curva, erano assiepati sugli scaloni dell'Università del Foro Italico a poche decine di metri dallo stadio inscenando prima della gara una violenta contestazione contro il Presidente James Pallotta con cori e striscioni a tinte forti ed alcuni persino ironici sulle promesse rigorosamente non mantenute dell'Italo – Americano: “A Presidè, facce Tarzan” recitava uno stendardo con la caricatura di Pallotta vestito da Re della Giungla. Poi hanno come sempre incitato la squadra senza maxischermi e senza dispositivi tecnologici così, semplicemente uniti sulle scale dell'Università come fosse una curva supplementare dello Stadio Olimpico. A loro basta una gradinata per sentirsi parte di uno stile di vita, far parte di un ideale comune senza essere legato a fattori socio-economici. I tifosi sono l'anima della squadra, il cuore pulsante di ogni attività finalizzata ad un risultato sportivo. A New York è nata una squadra dal nulla iscritta dopo nemmeno due anni dalla sua nascita al campionato di Major League, ma la sfida più grande degli sponsor è stata quella di dare un anima al team reclutando migliaia di tifosi tra le zone culturalmente più vicine a questo sport meraviglioso che è il calcio. (https://lavocedinewyork.com/New-York-City-Football-Club-A-Star-is-Born/d/10744/). Roma ha nella sua anima migliaia di tifosi che aspettano, trepidano e fondano parte della loro esistenza sulle sorti della squadra che, a detta del suo timoniere, ora pare dorma sonni tranquilli incurante delle conseguenze ed aspettando una sveglia che forse arriverà troppo tardi per dare un senso a questo campionato.
Roma, assonnata e fischiata. Garcia sembra aver perso il timone e la rotta, voto 4 : Atalanta, fa il suo compitino, pareggia e si ritira nel guscio . Voto 6
Inter – Milan 0-0
Trenta minuti. Tanto si è giocato a Milano per il Derby della Madonnina a San Siro in cui l'Inter sperava nel sorpasso e nella vittoria sulla odiata rivale cittadina. Vincere per un triplice scopo, il primato cittadino, il sorpasso in classifica e perché no, per un posto in Europa. Luci della Ribalta per l'evento serale della domenica e stadio da presenze record di ottantamila persone con il consueto scenario mozzafiato della due curve opposte che da sole giustificavano il prezzo del biglietto. Già, perché sul campo si è visto davvero molto poco almeno fino alla mezz'ora della ripresa se si esclude un tiro di Hernanes parato da Diego Lopez, poi risultato migliore in campo , ed un gol irregolare di De Jong per fuorigioco. Il Milan schierato da Inzaghi è l'ennesima formazione diversa nei ruoli e negli uomini. Menez falso nove dietro le linee offensive della strana coppia Bonaventura – Suso, ragazzo della primavera. I nerazzurri con il rombo a centrocampo con Hernanes miccia ad innesco per le punte Palacio ed Icardi. Le emozioni vengono centellinate con il contagocce e sugli spalti si comincia a rumoreggiare nervosamente. Dopo un tè caldo le squadre rientrano in campo per il secondo tempo ma dobbiamo attendere il 57' per registrare la prima vera azione degna di nota: Palacio si libera in area e scarica in porta ma il rossonero Mexes si immola in scivolata e deviando quasi sulla linea il tiro diretto nello specchio della porta. Al 64' l'Inter reclama un rigore che ai più è sembrato sacrosanto. Hernanes danza in area e libera il sinistro, Antonelli lo contrasta e la sfera colpisce il braccio del difensore deviando la conclusione sostituendo il suo ruolo a quello di Diego Lopez. Proteste vivaci dei nerazzurri ma arbitro inamovibile sulle sue decisioni. Dopo poco ci prova Mateo Kovacic dalla distanza ma il suo tiro si allarga sulla sinistra di pochissimo. L'Inter esercita una pressione costante ma sterile e comunque ha in mano il pallino del centrocampo affidandosi al rombo per invertire le trame di gioco e ripartire velocemente. Ad un quarto d'ora dal termine l'Inter trova anche il gol; discesa di Hernanes che scarica in mezzo, Icardi non ci arriva ma ci arriva Mexes che mette in rete alle spalle di Diego Lopez e mentre il francese a terra si dispera, l'arbitro coadiuvato dall'assistente annulla per un fallo precedente di Palacio su Antonelli segnalato con dubbio tempismo. Al 79' Diego Lopez si supera sulla conclusione dal limite di Juan Jesus deviando il pallone oltre la traversa con un intervento da autentico campione. Un paio di minuti dopo è la volta di D'Ambrosio a tentare la conclusione ma il tiro esce leggermente a lato. L'ultimo brivido lo riserva De Jong a tempo scaduto costringendo Handanovic agli straordinari per disinnescare la minaccia milanista. Il triplice fischio di Banti annulla le residue speranze delle due squadre di continuare la partita giocata solo una parte di un tempo. Troppo poco davvero per una gara che avrebbe dovuto riservare ben altre emozioni considerate le ambizioni perse per strada dalle due squadre. Mancini a fine gara è visibilmente amareggiato per l'esito della gara e parla di sfortuna. Inzaghi non replica e si gode un punticino che fa classifica e tiene ancora di un gradino sotto i cugini nerazzurri che comunque, rispetto al Milan questa partita alla fine hanno cercato anche di vincerla.
Inter, gioca solo un tempo e recrimina un rigore, voto 6: Milan, si vede poco e bada ad annullare le giocate degli avversari. La sorte gli è propizia in un paio di occasioni, Voto 5
Cagliari – Napoli 0-3
Alla fine è bastato un tempo al Napoli per scrollarsi di dosso il Cagliari che ormai vede lo spettro della retrocessione materializzarsi in maniera distinta. Dopo la contestazione che ha portato ii tifosi sardi nel cuore della società cagliaritana, Zeman ha schierato il suo 4-3-3 proverbiale senza timori reverenziali ma il Napoli si è dimostrato decisamente superiore di molte spanne rispetto al Cagliari e lo dimostra in soli 45'. Benitez ha finalmente capito la lezione e schiera il suo Napoli con la migliore formazione possibile senza scuse o turnover di sorta, favorendo Insigne a Manolo Gabbiadini che parte per l'ennesima volta dalla panchina. Hamsik posizionato dietro ad Higuain quel tanto che basta per avere spazio vitale al fine di inserirsi centralmente nella difesa avversaria con il il Pipita a creargli il giusto varco portandosi a spasso la difesa avversaria. Ed infatti dal piede di Hamsik partono le due intuizioni che portano il Napoli in doppio vantaggio. Il primo assist viene servito al 25' con un passaggio in profondità per Callejon dentro l'area che di destro stende Brkic. Il raddoppio arriva sempre per opera dello slovacco che mette in mezzo con Balzano che, nel tentativo di anticipare gli attaccanti napoletani piazza di testa la sfera sotto la traversa. Al 55' Benitez sostituisce Hamsik sfinito per Gabbiadini e dopo appena tre minuti Manolo segna la sua quarta rete in azzurro: controlla un passaggio ricevuto da Higuain e dalla distanza gela il nazionale serbo Brkic e gli spettatori del Sant'Elia. Il Napoli gioca disinvolto ed è talmente sicuro dei propri mezzi che si può permettere di giocare anche in dieci per l'espulsione di Maggio senza alterare di un centimetro gli schemi di gioco. Quarta sconfitta di fila per il Cagliari mentre i partenopei nelle ultime tre uscite hanno collezionato dieci reti subendone una soltanto. I numeri non condannano ancora Zeman alla retrocessione e gli stessi numeri indicano il Napoli inarrestabile saldamente al quarto posto all'assalto della seconda piazza, altro obiettivo oltre a quello della Europa League.
Cagliari, la testa altrove non giova alla serenità, voto 5 : Napoli, prepara la gara come fosse una finale, cinico e spietato, Voto 7
Fiorentina – Verona 0-1
I diamanti sono per sempre tranne quando sbagliano un'occasione unica come un calcio di rigore. Corre il 67', il difensore viola Pasqual crossa in mezzo, ad attendere la sfera c'è Gilardino che viene travolto da un insulso intervento di Rafael in uscita spericolata sul centravanti della Fiorentina. Penalty assegnato ad occhi chiusi dall'arbitro e sul dischetto piazza la sfera Diamanti. Un vecchio detto recita che non c'è il due senza il tre ma nel caso dei rigori sbagliati dalla Viola sarebbe il caso di aggiornarlo perché Diamanti riesce a sbagliare il quarto rigore su quattro assegnati alla Fiorentina dopo gli errori dal dischetto di Gonzalo, Gomez e Babacar. Per la cronaca quest'ultimo vittima di un infortunio ancora da valutare dallo staff medico ed attimi di apprensione tra la tifoseria in vista della gara di Europa League conto la Dinamo Kiev. Per il resto la cronaca registra una padronanza assoluta da parte della Fiorentina con diverse azioni da gol, ma gli scudi difensivi scaligeri tengono bene ed assorbono l'urto viola per tutta la durata dell'incontro ed allo scadere realizzano la più classica delle beffe: dalla distanza Christodoulopoulos scaglia una sassata che Neto non trattiene e Tap-in vincente di Obbadi che regala a Mandorlini tre punti di platino per la salvezza. Doppio stop consecutivo per la Fiorentina in campionato segno che la priorità in questo momento è vincere l'Europa League, traguardo mai raggiunto dalla Viola nella sua storia. Ma prima ci sono i guerrieri ucraini da sconfiggere, e scusate se è poco.
Fiorentina, il campionato assume il contorno per il piatto forte dell'Europa League. Peccato veniale, voto 6. Verona, le quote lo avevano pronosticato ma pochi avrebbero scommesso sul Verona vincente, forse Mandorlini lo ha fatto…voto 6
I risultati delle altre partite
Chievo – Udinese 1-1
Empoli – Parma 2-2
Palermo – Genoa 2-1
Sassuolo – Torino 1-1
Juventus – Lazio 2-0
Sampdoria – Cesena 0-0
Classifica della Serie A: 31 GIORNATA
Juventus : 73
Lazio: 58
Roma: 58
Napoli: 53
Sampdoria: 50
Fiorentina: 49
Genoa: 50
Torino : 44
Milan: 43
Inter: 42
Palermo: 41
Sassuolo: 36
Chievo: 36
Verona: 36
Udinese: 35
Empoli: 34
Atalanta: 30
Cesena: 23
Cagliari: 21
Parma: 13*
(* Parma penalizzato di 7 punti dalla Federazione)