Il "Ribalta Stadium", la ormai famosa pizzeria sulla 12st del West Village dove decidiamo di seguire l’incontro della Nazionale valido per la qualificazione ai campionati Europei, non c’è il solito pubblico caldo ed appassionato che siamo abituati a vedere durante il campionato, ma registriamo ugualmente un discreto numero di avventori che dal torpore iniziale si scaldano con il consueto Inno di Mameli.
Italia Croazia si gioca a Milano, nello Stadio di San Siro e la decisione del sito non è stata un caso. La Nazionale aveva bisogno di tutto il supporto possibile e Milano ha risposto come doveva. Conte ha predisposto un 3-5-2 in equilibrio con Zaza e Immobile di punta, Difesa a tre con Darmian Ranoccha e Chiellini e cinque sulla mediana, De Rossi, De Sciglio Candreva, Marchisio e Pasqual. Tanta quantità a discapito della fantasia con Pirlo e Verratti a casa.
L’Incontro inizia ed è subito la Croazia che prende in mano il pallino del gioco e per i primi dieci minuti palleggia disinvoltamente tra le maglie azzurre. All’improvviso la fiammata azzurra, al decimo minuto Zaza lotta con il suo avversario diretto, perde il pallone poi lo ritrova, tocca all’indietro per Candreva libero da marcature che staffila da 30 metri alla destra dell’estremo croato. Il pallone si infila ed è uno a zero. A Milano come a New York gli animi esultano. Urla di gioia degli avventori alla “Ribalta” emulano San Siro soffocando l’audio per qualche minuto ed alzando i calici al provvisorio vantaggio. Nemmeno il tempo di ordinare altre birre che i croati pareggiano. Scossi dal gol, dopo quattro minuti di pressione costante e continua, un pallone sulla sinistra viene addomesticato da Perisic che si libera per il destro e tira centrale. Buffon sul quale destiniamo altri commenti si incurva e fa sfilare il pallone sotto la pancia per il comodo uno a uno.
La Croazia si presenta a Milano con un modulo a quattro difensori, centrocampo agile e due punte di assoluto rilievo che giocano in Spagna, Modric e Rakitic. La Nazionale Croata ha sicuramente doti migliori dei nostri azzurri. Facilità di palleggio convinzione ed eleganza e lo dimostrano quando Modric, uno dei talenti slavi viene sostituito da Kovacic, uno che a San Siro gioca in casa. Con il cambio il loro gioco non ne risente affatto. I nostri affannano e boccheggiano per tutto il primo tempo mentre il centrocampo croato si muove agevolmente mettendo un paio di volte in apprensione la nostra difesa. Però per nostra fortuna la Croazia risulta poco pratica in fase conclusiva altrimenti sarebbero stati guai grossi per i nostri e tocca a Ranocchia ad un minuto dalla fine salvare il risultato sulla linea dopo un uscita avventata di Buffon che reclama un ipotetico quanto inesistente fallo sul portiere. Doppio fischio e tutti negli spogliatoi, il pimo tempo si chiude sul risultato di parità ma sul campo come sugli spalti ha dominato la Croazia. Quasi quindicimila tifosi giunti da oltre confine occupano lo spazio solitamente destinato ai rossoneri milanisti. L’intervallo mi riserva i canonici quindici minuti per gustarmi l'ottima pizza della Ribalta, unica nota di gusto nel grigiore che traspare dallo schermo. Opto per una pizza margherita con bufala, uno dei quadri artistici del locale.
Il secondo tempo comincia con un cambio di modulo. Conte deve allontanare dal possesso palla i due agili centrocampisti croati per evitare pericolosi rifornimenti ai due punteros a scacchi. Quindi inserisce il faraone El Shaarawi per Immobile apparso un po' spento e prima ancora aveva inserito Soriano in funzione di Pasqual che nemmeno si era acceso. Modulo tradizionale 4-4-2 e tutto il secondo tempo da giocare. Il primo quarto d’ora riprende i motivi del primo tempo con il possesso palla della Croazia che richiama come volume di gioco gli allenamenti del giovedi. Croati che palleggiano ed italiani che osservano, ma che comunque non corrono neppure troppi rischi. I nostri tifosi non sono gli unici a San Siro, accompagnati come già detto da una curva tutta biancorossa che non tarda a farsi sentire, anzi si era già sentita durante l’inno di Mameli purtroppo fischiato sonoramente dai supporter a scacchi. I fischi li sentono in tanti compreso l’arbitro. Ma quando oltre a sentirli li vede anche scagliare una quindicina di fumogeni è costretto a sospendere la partita per qualche minuto. I muscoli dei calciatori si affievoliscono e la ripresa appare bilanciarsi su ritmi più lenti del primo tempo.
Il nuovo modulo non regge il campo come Conte vorrebbe e a mezz’ora dalla fine per rompere la monotonia di palleggio dei croati innesta Pellè per dare più incisività alla manovra e rifornire il faraone di qualche pallone giocabile. El Shaarawi si danna l’anima li davanti risultando il migliore dei nostri, e con l’ingresso del pugliese al posto di Zaza le cose si mettono meglio. Tanto che il tecnico croato si accorge di qualcosa e fa arretrare la mediana di appena quanto basta per spezzare il gioco degli azzurri attuando un paio di contromosse tattiche e buttando nella mischia il tenace Badelj che si posiziona sull'asse degli attaccanti italiani. Ma è della Croazia l’ultimo sussulto della serata. A due minuti dalla fine il solito Perisic ci riprova ma manca il raddoppio tirando addosso al fotografo la pelota altrimenti destinata in rete. L’Italia resta saldamente in testa al suo girone, ma dalla sofferta trasferta di Malta alzandosi la qualità dei nostri avversari si abbassa anche la capacità dei nostri di tenere il passo e di costruire il gioco, cosa che invece alla Croazia è sempre riuscito benissimo come dimostra un imbarazzante 68 per cento di possesso palla. Il contrasto risulta addirittura irriverente se questo avviene nella “Scala del Calcio” italiano.
Finisce uno a uno con ancora tanto lavoro da fare per mettere in piedi una squadra degna di fama e di lodi. A nostro avviso la coppia Pellé – El Shaarawi avrebbe potuto giocare titolare dall’inizio ma Conte non è ancora provvisto della sfera di cristallo… Dalla sua esperienza di allenatore ha saputo infondere alla nazionale la propria aggressività particolare ma ora sarebbe il caso di lavorare sulla tecnica e sul gioco. Questa Nazionale è orfana di Pirlo ed i vertici della federazione finora non considerano Verratti il suo degno erede. Il giovane pescarese è quasi una stella in Francia giocando partite strepitose in Champions ma non ha ancora avuto la consacrazione definitiva in azzurro come se dovesse ancora dimostrare qualcosa. Degli assenti non ne parliamo neppure.
Lo Stadio della Ribalta di New York accende le sue luci mentre quelle di San Siro si spengono. Finisco il pranzo con il tipico espresso. Mi accomiato ed esco. L’aria di New York è fredda come nell’animo ma resta la convinzione che la nostra nazionale può e deve migliorare con molto lavoro e sacrificio. Ma poi non è cosi freddo da queste parti; il caffè italiano ormai mi ha scaldato il cuore.