C'era grande attesa per l'arrivo del campione alla Hosftra University dove venerdì 10 aprile il grande Edson Arantes do Nascimento, noto al mondo come Pelé, era invitato per ricevere la laurea honoris causa. La visita del calciatore brasiliano era l'evento culminante della conferenza Soccer as the Beautiful Game: Football’s Artistry, Identity and Politics, quattro giorni tutti dedicati al calcio e ai suoi significati.
E nell'attesa, gli studenti, gli ospiti e tutti i presenti, si sono entusiasmati guardando un video dei gol più belli di Pelé negli anni della sua vita agonistica. I dribbling miracolosi o le reti da posizioni impossibili sono stati scanditi da urla che si sentono solo allo stadio. C'erano ragazzi di scuole medie e superiori, oltre alla squadra di calcio femminile e maschile dell’università e ospiti come il console Generale d’Italia a New York, Natalia Quintavalle e il console del Brasile. Un quadro, questo dell’auditorio, che meglio si combina con la personalità del Pelé calciatore, che non con il Pelé accademico, destinatario di una laurea honoris causa.
Il suo arrivo, con un po’ di ritardo (più di un’ora!) è stato accolto con un boato: tutti in piedi ad applaudire e qualche ragazzo urla. Pelé è entrato alzando le braccia in segno di ringraziamento e rispondendo con una grande sorriso alle acclamazioni e alle grida. Pelé indossava la classica veste accademica delle grandi occasioni. Sul palco, insieme al campione, il presidente dell’Università Stuart Rabinowits, il Provost Lawrence Berliner, gli organizzatori della conferenza Brenda Elsey e Stanislao Pugliese, oltre a un paio di giocatori della squadra di calcio dell’università e due studenti del programma di scambio.
Nonostante l'ingresso trionfale e i sorrisi, non posso non notare che ha un velo di tristezza sul volto. Forse non sta molto bene. Si siede al suo posto e mentre il Maestro di cerimonie inizia le presentazioni, la mia mente ricorda emozioni profonde più di quelle sentite guardando le sue piroette sul campo.
Dopo gli interventi del presidente e del Provost e dei ragazzi sul podio (particolarmente apprezzato per la sua verve quello della studentessa brasiliana Sara Campolina) Pelé riceve la laurea e il pubblico di nuovo si alza in piedi e applaude calorosamente. Nel suo intervento, Pelé confida al pubblico che i suoi genitori gli avevano dato un nome importante, Edison, in onore dell’inventore della lampadina elettrica e che il nome Pelé affibbiatogli dai suoi compagni di gioco non gli è mai piaciuto. Parla come se stesse seduto sul divano di casa di un amico, e dalla reazione dei presenti si capisce che è come se fosse uno di famiglia, lo zio Pelé.
Non posso permettermi di distrarmi con la memoria e riandare ai momenti del passato, quando ci si sedeva intorno ad un televisore in casa di qualcuno per assistere al suo spettacolo. E di “suo” spettacolo si trattava, sempre. Sono completamente immerso nell’ascolto del suo racconto mentre lo guardo esprimere se stesso, questa volta non sul campo da gioco ma su un palcoscenico. Ed é un Pelé che dimostra una grande personalità umana, modesto, ma con una mente limpida e certa del suo ruolo sia di grande giocatore, il più grande del XX secolo, sia di modello umano per i giovani aspiranti campioni della platea. Ricorda ciò che gli diceva il padre, anche lui un calciatore: non pensare di essere il migliore, avrai sempre qualcosa da imparare dagli altri.
La visita di Pelé si è poi conclusa con un ricevimento e un banchetto in suo onore, dove ho avuto l’onore di farmi fotografare assieme a lui.
*Mico Delianova Licastro: Rappresentante Coni – Italian National Olympic Committee negli USA