Il giorno in cui i due vaccini anti-covid-19, Pfizer e Moderna, sono stati autorizzati dalle agenzie a ciò preposte e’ stato un momento importante per tutti noi. L’RNA messaggero (mRNA) è la molecola che trasporta nelle cellule le informazioni per la costruzione delle proteine.
Un grosso limite dell’RNA è la sua estrema l’instabilità, la sua tendenza a degradarsi velocemente (a differenza del DNA, che essendo un acido nucleico costituito da un doppio filamento è più stabile e meno fragile). La produzione di un vaccino richiede la capacità di fabbricare almeno un pezzettino del virus necessario a scatenare la risposta immune nei vaccinati; questo è un processo, molto più complesso quando si ha a che fare con l’RNA.
È recente ed incoraggiante la notizia che ha annunciato l’inizio della fase 2 del test sull’uomo di un vaccino ad mRNA contro il cancro. Più precisamente, è stato vaccinato un primo paziente affetto da melanoma, una forma tumorale altamente aggressiva, con un prodotto della ditta BioNtech.

Molte forme di melanoma, infatti, presentano cellule tumorali che esprimono 4 antigeni specifici NY-ESO-1, MAGE-A3, tirosinasi e TPTE contro i quali agirebbe il vaccino, rendendo la metodica altamente specifica per le cellule tumorali.
Questa sarebbe una peculiarità del trattamento terapeutico poiché purtroppo, ad oggi, sono ancora molti i trattamenti antitumorali con effetti sistemici. Quindi, l’utilizzo di tecnologie anti-cancro basate sull’utilizzo di antidoti ad RNA affascina da anni la scienza.
La tecnica dell’iniezione intratumorale a base di mRNA conferma, ancora una volta, come il rispetto dei dati, la collaborazione internazionale, il confronto tra scienziati, lo studio e la sperimentazione siano alla base del progresso in medicina.