Alla NASA è scoppiata una faida interna tra la dirigenza e una fronda di dipendenti. Il pomo della discordia? La scelta di dedicare la missione di punta dell’agenzia aerospaziale Usa – quella del telescopio spaziale “Webb”, lanciato in orbita il 25 dicembre scorso – all’ex amministratore James Webb, in carica dal 1961 al 1968.
Per la dirigenza, si è trattato di un giusto tributo all’uomo la cui visione e capacità manageriale riuscì a portare l’uomo (statunitense) sulla Luna, nonostante la missione Apollo 8 sia stata di poco successiva alla fine del suo incarico.
Webb era stato scelto dal presidente John Fitzgerald Kennedy proprio per imprimere una svolta alla corsa allo spazio tra USA e URSS, con i sovietici che mandando Gagarin nello spazio nel 1957 avevano seminato il panico alla Casa Bianca, che forse per la prima volta dalla seconda guerra mondiale temette seriamente di perdere il primato scientifico-militare globale a vantaggio di Mosca (il cosiddetto “Sputnik moment”).
Per alcuni astronomi, invece, la scelta è tutt’altro che dovuta. Alcuni hanno lanciato una petizione per cambiare il nome, accusando Webb di aver attivamente contribuito a politiche discriminatorie contro personale gay e lesbico durante la sua carriera nella pubblica amministrazione.

Lo scorso settembre gli alti quadri della NASA si sono rifiutati di modificare il nome del telescopio spaziale, adducendo la mancanza di prove sui misfatti passati di Webb. Tuttavia, secondo alcuni documenti interni ed e-mail recentemente ottenuti dalla rivista Nature, l’agenzia non avrebbe mai pubblicato alcun rapporto con il risultato delle indagini interne o del suo processo decisionale. Non solo: la dirigenza sarebbe stata persino a conoscenza di una sentenza d’appello del 1969, in cui quella di licenziare le persone per sospetti sul loro orientamento sessuale era definita una “consuetudine” della NASA.
Il caso giudiziario particolare riguardava un funzionario che, nel 1963, era stato cacciato dall’ente Usa perché accusato di essere omosessuale – in piena epoca Webb.
“Non saremmo arrivati sulla Luna quando lo abbiamo fatto nel 1969 senza la sua guida”, ha controbattuto Barbara Webb, nuora di James Webb. “E il telescopio è uno strumento straordinario, il più grande strumento scientifico e ingegneristico mai creato: è molto appropriato che prenda il suo nome.”
Nemmeno la NASA dà l’intenzione di voler arretrare: Webb, insomma, non si tocca. E intitolargli il più telescopio spaziale mai lanciato in orbita è un giusto tributo per colui che, con un piccolo passo per l’uomo, fece fare un grande passo all’umanità.