Pfizer-Biontech ha scelto Genova, unica città in Italia, per uno studio sui vaccini anti-covid.
L’indagine, coordinata a Genova dal professor Giancarlo Icardi, referente regionale dell’Istituto Superiore di Sanità e direttore del Dipartimento di Igiene del Policlinico, coinvolgerà complessivamente 20 centri e 14mila persone in tutta Europa, in particolare in Germania e in Spagna, con l’obiettivo di aumentare le evidenze scientifiche circa la tollerabilità e la sicurezza del primo vaccino reso disponibile nel nostro Paese.
La fase di arruolamento da parte del Policlinico è iniziata prima di Natale e si concluderà in primavera: hanno già aderito oltre 160 volontari, vaccinati con la prima dose. Chi parteciperà alla ricerca dovrà rispondere ad alcuni test sullo stato di salute nell’arco di due anni dopo la somministrazione delle due dosi di vaccino.
Inizialmente i questionari verranno distribuiti alle settimane uno, due, quattro, sei e otto dopo la prima e la seconda dose e poi ogni tre mesi fino al completamento dello studio. Chi parteciperà al progetto riceverà un compenso di 171 euro totali.

“La metodologia scelta è quella osservazionale – spiega Icardi – la stessa utilizzata ad esempio per gli studi coordinati da Ema o Aifa sui vaccini antinfluenzali, che cambiano ogni anno in funzione del virus, per dimostrare l’assenza di variazioni in termini di tollerabilità e sicurezza. Non dobbiamo dimenticare che i vaccini sono tra i farmaci più controllati, essendo somministrati per la gran parte a soggetti sani per prevenire l’insorgenza della malattia e soprattutto delle sue pericolose complicanze”.
Lo studio, aggiunge il referente ligure del’Iss, è “molto importante perchè prevede una sorveglianza attiva, per cui, in modo semplice e immediato attraverso la App sul proprio cellulare, il volontario viene invitato periodicamente a rispondere ad alcune domande specifiche, segnalando eventuali effetti collaterali o qualsiasi altro sintomo. In considerazione del numero sempre maggiore di persone vaccinate grazie alla poderosa campagna in atto, l’ipotesi futura è di coinvolgere non solo i soggetti con la prima dose, ma anche coloro che effettuano la dose booster per rassicurare la popolazione sui richiami periodici”.
Al termine dello studio i dati saranno analizzati per isolare eventuali, effettive, connessioni tra manifestazioni e somministrazione del vaccino.