I massimi esperti di virologia ritenevano che il coronavirus fosse stato causato da un incidente di laboratorio, ma non vollero accusare la Cina per non incrinare le difficili e complicate relazioni scientifiche che l’occidente aveva con Pechino. Per dodici scienziati occidentali convocati da Anthony Fauci e Jeremy Farrar in videoconferenza il primo febbraio 2020 la “probabile spiegazione” che il Covid si fosse evoluto dal virus simile alla Sars all’interno di un tessuto umano era dovuto probabilmente ad un incidente in un laboratorio con bassi livelli di sicurezza. Lo scrive Nicholas Wade, giornalista del New York Times e di Science and Nature su Bulletin of Atomic Scientists, pubblicazione scientifica con scopi pacifisti che riporta lo scambio di email tra gli scienziati all’inizio della pandemia.

Una teoria che dà nuova vita all’ipotesi che l’origine del Covid-19 sia stata una fuga accidentale dal laboratorio di Wuhan. Questa tesi, però, venne volutamente sminuita perché “dannosa” per le relazioni scientifiche internazionali dopo che l’allora presidente Trump si riferiva al covid chiamandolo “il virus cinese”, provocando il gelo nei rapporti tra i due Paesi. E quando le decisioni politiche entrano nelle indagini, la “verità” viene forgiata a seconda delle convenienze. Scienza inclusa.
La vicenda vede coinvolti i virologhi Anthony Fauci e Francis Collins, del National Institutes of Health, destinatari delle email inviate loro da alcuni dei più importanti scienziati britannici, come sir Jeremy Farrar, direttore del Wellcome Trust, Mike Farzan di Scripps Reasearch, Bob Garry della Univeristy of Texas, che il 2 febbraio del 2020 affermava di considerare come “probabile spiegazione” il fatto che il Covid si fosse evoluto all’interno di un tessuto umano, in un laboratorio con bassi livelli di sicurezza”. Nella email, inviata a Fauci (attualmente consigliere della Casa Bianca per la risposta alla pandemia) e Collins, Farrar affermava inoltre che questa evoluzione avrebbe “creato accidentalmente un virus pronto per la rapida trasmissione tra gli esseri umani”. Ron Fouchier, ricercatore olandese responsabile del dipartimento di Viroscience dell’Erasmus MC, anche lui alla riunione in videoconferenza il primo febbraio 2020, in una email inviata a Jeremy Farrar afferma che il dibattito sull’origine del virus diventa dannoso per la scienza e per i ricercatori cinesi in particolare”.
Tesi che secondo il quotidiano britannico The Telegraph gli scienziati accettarono replicando che “l’ulteriore dibattito avrebbe creato un danno non necessario alla scienza in generale e in modo particolare in Cina”. Per Francis Collins, ex direttore dei National Institutes of Health, invece l’ipotesi della fuga da un laboratorio del virus, avrebbe potuto danneggiare “l’armonia internazionale”.
The Telegraph ha intervistato Mark White, Viscount of Ridley, giornalista e co-autore di “Viral: the search for the origin of Covid”. “Queste email – afferma – mostrano una mancanza di apertura e trasparenza tra scienziati occidentali, che sembravano interessati, per ragioni politiche, di mettere a tacere ipotesi che si ritenevano molto plausibili”.
Immediatamente i congressmen repubblicani Jim Jordan e James Comer, che sono riusciti ad ottenere la versione non censurate delle email accusano gli scienziati di aver insabbiato l’ipotesi della fuga di laboratorio.

Nelle sue email Farrar – afferma Bulletin of Atomic Scientists – riferiva come anche altri scienziati fossero convinti che il virus non poteva essersi evoluto in maniera naturale. Farrar aveva contatti frequenti con George Fu Gao, responsabile di Pechino del Centro delle Malattie Contagiose, definito “caro amico” il quale lo informò del contagio a Wuhan il 31 dicembre del 2019. Tutti erano preoccupati da un aspetto del Covid-19 chiamato “sito di fenditura della furina”, una sezione della proteina spike che gli consente di entrare nelle cellule e di essere così contagioso per gli umani. Sintetizzando in una email le considerazioni del professor Mike Farzan, Farrar riferiva che lo scienziato dei laboratori Scripps era “preoccupato dal sito polibasico della furina e non riesce a spiegarselo come una cosa simile sia stata possibile fuori da un laboratorio”, anche se in natura ci sono delle possibilità, ma altamente improbabili.
“Credo – proseguiva Farrar – che questa diventi una questione di come si fa a mettere tutte queste cose insieme, se si crede in questa serie di coincidenze, cosa sappiamo del laboratorio di Wuhan, quanto potrebbe essere naturale (il virus), fuga accidentale o evento naturale? Io propendo per un 70 a 30 o un 60 a 40”. Successivamente, in altre email datate 4 febbraio, Farrar rivide le sue percentuali, stimando al 50% l’ipotesi della fuga di laboratorio.
Altri scienziati, come il professor Eddie Holmes, dell’Università di Sydney, erano favorevoli al 60% a questa ipotesi, mentre Bob Garry, dell’Università del Texas affermava di “non riuscire a immaginare come questa cosa possa essere avvenuta in natura”. Dubbi vennero espressi anche dal professor Andrew Rambaut, dell’Università di Edinburgo, che definiva “insolito” il sito di fenditura della furina e si diceva convinto che “le uniche persone con informazioni sufficienti o accesso ai campioni per affrontare la questione sarebbero stati i ricercatori che lavorano a Wuhan”.
Queste nuove rivelazioni, che rilanciano l’ipotesi della fuga di laboratorio, sono emerse dopo che i membri repubblicani della commissione Controllo della Camera dei Rappresentanti hanno ottenuto l’accesso ai documenti, che in un primo momento erano stati censurati.
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