Più volte in incontri in presenza ed on line ho provato a spiegare le derive del fenomeno delle challenge. Ma anche parlando con pre-adolescenti e adolescenti ho cercato di metterli in guardia sui rischi legati a queste terribili sfide.
Ormai è abbastanza noto come su Tik Tok, social network cinese, circolino diverse challenge pericolose e imprudenti. Certamente, molte sfide vengono diffuse anche tramite la messaggeria veloce e mi riferisco a Whatsapp o Telegram.
Ho letto, in questi ultimi giorni, una notizia che mi ha particolarmente colpito e che trova ampio riscontro sulla stampa internazionale. Amazon, la più grande Internet company al mondo, ha avuto qualche problema a causa di quella che è ormai diventata la vera compagna di tante persone e famiglie nel mondo: Alexa.
“Alexa” è l’assistente intelligente che, tramite Amazon Echo, consente all’utente di controllare con la voce una molteplicità di oggetti, servizi, contenuti e quant’altro.
Vediamo i fatti accaduti nello stato di New York, negli USA. Una donna, Kristin Livdahl, ha raccontato su Twitter quanto accaduto alla sua piccola bambina di soli 10 anni.
“Ci stavamo sifdando in alcune prove fisiche, seguendo un insegnante di educazione fisica su YouTube. Fuori c’era brutto tempo. La bambina però voleva un’altra sfida. E lo ha chiesto a Echo lo speaker vocale di Alexa, che le ha suggerito di partecipare a una delle cosiddette challenge che aveva trovato sul web“.
Ecco che Alexa ha subito dato il suo suggerimento: “Inserisci un caricabatterie del telefono circa a metà in una presa a muro, poi tocca con una moneta i poli esposti“.
Amazon è dovuta correre ai ripari per aggiornare, controllare e migliorare il suo software e ha comunicato di aver “corretto l’errore”.
La “sfida del penny” è abbastanza famosa sul web, i video su Tik Tok sono presenti da almeno un anno e continuano ad essere inviati tramite chat. Tra i migliori conduttori elettrici ci sono proprio alcuni metalli e se vengono inseriti nelle prese elettriche in tensione possono causare scosse elettriche oltre a pericoli ben più gravi.
Fortunatamente, la madre della piccola era presente ed ha impedito che accadesse il peggio.
In altre occasioni sono stati denunciati episodi che mostrano come la tecnologia non sia poi cosi “perfetta” e “precisa”. Google, il motore di ricerca più visitato al mondo, è stato molto spesso al centro dell’attenzione per le informazioni che forniva sulle convulsioni o sull’ipertensione.
Dr. Google, cui ci rivolgiamo sempre per comprendere i risultati delle nostre analisi, non sempre ha le risposte giuste. Affidarsi a Dr. Google per capire che malattia si ha quando si presentano dei sintomi può essere pericoloso, perché la risposta esatta arriva in poco più di un terzo dei casi.
Lo afferma uno studio pubblicato da The Medical Journal of Australia della Edith Cowan University, che ha analizzato le risposte dei principali siti medici specializzati
Insomma, bisogna stare molto attenti e fare le opportune verifiche su quanto leggiamo o vediamo. Non possiamo permetterci di condividere le notizie o le informazioni con superficialità, perché rischiamo di far del male a qualcuno o di danneggiare qualcosa.
Le mie ricerche recenti hanno messo in luce come, molto spesso, manchino alle nuove generazioni gli strumenti per comprendere le implicazioni del proprio agire social e attuare un percorso che li porti ad acquisire una piena autonomia individuale. Le challenge che ho avuto modo di analizzare comportano diversi rischi. Voglio ricordare la “Shoe Challenge” che consiste nel provare il maggior numero di scarpe e vestiti in 15 secondi, tutto rigorosamente a tempo di musica. Il rischio pedo-pornografia è altissimo con ragazzine che si svestono senza problemi in nome della sfida. Non si può non menzionare la “Eyeballing Challenge” che consiste nel versarsi la vodka negli occhi. Tra le peggiori troviamo la “Skullbreaker Challenge” letteralmente la sfida a colui che rompe il cranio, anche detta “Tripping Challenge” cioè sfida dello sgambetto. I partecipanti sono tre, allineati in orizzontale e pronti a saltare, ma uno di loro è ignaro della “sfida”. Nel momento in cui la persona salta, gli altri due ai lati gli tendono contemporaneamente uno sgambetto, facendolo cadere e sbattere testa e schiena a terra.
Giorno dopo giorno nascono nuove challenge e recentemente un’altra è diventata virale, la “Milk Crate Challenge”. Cosa bisogna fare per sostenere questa nuova impresa? Semplice, bisogna solo procurarsi tante casse di latte. I contenitori di plastica devono essere disposti in modo da creare una perfetta piramide. La persona che decide di affrontare questo pericolo deve camminare in equilibrio su questa piramide, arrivare in cima e poi tornare indietro. Ovviamente, non devono cadere né le casse di plastica e né lo sfidante.
E ancora la “Planking Challenge” il cui termine “planking” significa innanzitutto fare panca, un nome composto da “plank” e il suffisso ing. Da qualche tempo è arrivata in Italia e, come spesso accade, è stata diffusa su Tik Tok. Gli adolescenti e i giovanissimi si lanciano contro le automobili in corsa per cercare di sedersi sul cofano. Nei casi più estremi c’è anche chi si sdraia sull’asfalto e vuole provare quel brivido di scansare le auto in arrivo, soprattutto sulle strade a scorrimento veloce.
Sfide che possono portare alla morte di giovani e giovanissimi. Come non ricordare la piccola Antonella, bambina palermitana di soli 10 anni, trovata dal padre con una cintura legata al collo e poi deceduta. Tanti e troppi i casi di decessi causati dalle challenge.
Dobbiamo puntare ad una nuova interpretazione della Media Education per fornire modelli educativi atti a spiegare i rischi e le opportunità delle nuove tecnologie. Una Media Education che diventi elemento centrale della formazione, affinché i nostri figli sappiano come muoversi sulle nuove piattaforme social. Molto spesso diamo per scontato che conoscano i principali social, ma i dati dimostrano l’esatto contrario e dimostrano che bisogna lavorare ancora molto per supportarli.
Documentiamoci e vigiliamo sui giovani per evitare che perdano la loro vita per un’insensata sfida. Oggi è necessario prendersi cura con amore delle fragilità dei nostri ragazzi, perché la responsabilità di quello che accade è principalmente degli adulti e non possiamo attendere altri casi di cronaca e contare il numero dei decessi.