Negli Stati Uniti il programma di vaccinazione contro il Covid-19 per i bambini è completamente attivo dall’8 novembre e questa settimana l’immunologo Anthony Fauci insieme all’ex Presidente Barack Obama hanno fatto visita alla Kimball Elementary School, di Washington, per incoraggiare le famiglie a non avere timori. Il via libera atteso in Italia, dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), è seguito all’autorizzazione al vaccino per i bambini tra i 5 e 11 anni, dell’ Agenzia europea per i medicinali (Ema) e la campagna partirà il 16 dicembre. “È necessario che i genitori dei bambini comprendano l’importanza di ricorrere al vaccino e l’assoluta sicurezza”. Lo afferma il Professore Stefano Vicari, primario dell’unità operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Bambino Gesù, che spiega dal punto di vista scientifico, medico e sociale alle famiglie confuse perché vaccinare è come un abbraccio protettivo dato ai propri figli.
Professore perché è necessario vaccinare i più piccoli?
“Per diversi motivi. I virus vivono grazie al fatto che trovano degli organismi in grado di ospitarli. Il fatto che ci sono persone piccole che non sono vaccinate consente loro di ospitarlo, di riprodursi e di sopravvivere. Vaccinarli significa limitare la circolazione del virus affinché non trovi casa dove riprodursi felicemente. Inoltre anche se è vero che la malattia nei bambini è meno grave rispetto agli adulti, ci sono stati casi di morte all’interno della popolazione pediatrica, per chi aveva già delle fragilità. In ultimo è importante ricordare che se il virus continua a moltiplicarsi, costruisce nuove varianti più aggressive”.

Varianti come la Omicron che possono essere pericolose anche per i bambini?
“Certo, non dobbiamo far comparire varianti che possano avere elementi dannosi anche per i più piccoli. Vale la pena ricordare che il vaccino è innocuo. Tra i milioni di vaccinati non ci sono state segnalazioni di casi temibili. Prima lo blocchiamo e meglio è”.
Ha riscontrato un incremento dei casi nelle fasce dei più giovani in questo ultimo periodo?
“I casi di infezione nei più piccoli sono nettamente aumentati, i dati del nostro ospedale lo documentano in modo chiaro. Nella sede del Bambino Gesù di Palidoro, centro Covid regionale per la pediatria, abbiamo avuto una riduzione dei ricoveri grazie alle vaccinazioni tra i 12-17 anni ma negli ultimi mesi, soprattutto novembre, c’è stato un aumento marcato dei più piccoli non vaccinati. È evidente che il vaccino protegge”.
Molti sono i genitori desiderosi e molti invece sono riluttanti. Perché c’è tanta paura?
“Mi sembra di registrare una grande sfiducia nella scienza. In Italia ci sono molti negazionisti forse perché anche noi abbiamo fatto un’informazione non proprio corretta, abbiamo sempre detto tutto e poi il contrario. Ai genitori che hanno paura dico: noi ci vacciniamo regolarmente. Chiunque fa un viaggio in oriente si sottopone a una serie di vaccinazioni e se i miei figli non si sono vaccinati contro il vaiolo, ma io si, è perché è scomparso grazie al vaccino”.

Cosa suggerisce per tramutare lo scetticismo in consenso?
“La corretta informazione anche se non credo che sia sufficiente perché una quota minima diffidente nei confronti della scienza ci sarà sempre. Ci sono persone che anche di fronte all’evidenza negano la realtà. Chi ha responsabilità governative deve tutelare la salute generale rispetto le scelte irrazionali dell’individuo”.
È previsto uno sportello all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù per i genitori che permetta discussioni informative?
“Noi abbiamo una serie di attività informative sul sito dell’ospedale e sulla pagina Facebook, ci sono dirette in cui ospitiamo pediatri ai quali le famiglie possono fare domande direttamente ed esprimere i loro dubbi. Per la parte psichiatrica abbiamo una linea attiva 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana. La possibilità di accogliere le richieste dei genitori avviene in modo costante”.
I vaccini tutelano la salute dei bambini ma quanto ne giovano anche in termini di benessere emotivo e fisico, per riprendere a condurre una vita sociale che si avvicini il più possibile alla normalità?
“Se tutti fossimo vaccinati anche l’incertezza che c’è nelle scuole sarebbe ridotta. La chiusura degli istituti scolastici è uno dei fattori più destabilizzanti per un bambino e soprattutto per un adolescente, il forte aumento delle malattie mentali e di richiesta di aiuto per la salute mentale che stiamo registrando per gli adolescenti è conseguenza diretta delle mancate relazioni”.
Molti sono gli adolescenti vaccinati.
“Gi adolescenti hanno aderito con un forte senso di responsabilità, le sacche di resistenza più importanti al vaccino ci sono tra i 40-50 anni e qualcuno oltre i 60. La quota di egoismo sociale, perché certo vaccinarsi è una scelta individuale ma anche una responsabilità che ci si assume rispetto la collettività, è guidata da una generazione che si sta dimostrando meno attenta ai bisogni degli altri”.

I bambini possono avere paura del momento dell’iniezione e il contesto pandemico ha in certi casi acutizzato il timore. Si può gestire e modulare positivamente l’esperienza?
“Si, preparandoli all’importanza del gesto che sia sta compiendo. Dobbiamo imparare ad accompagnare i bambini a gestire le piccole frustrazioni, come la puntura di un ago, e per loro non può che essere un vantaggio. La giornata della vaccinazione può tramutarsi in una giornata speciale, c’è la possibilità di fare colazione con mamma e papà. È benefico per loro se l’esperienza si trasformi in un gesto di generosità nei confronti degli altri”.
I bambini con disabilità li mette al primo posto?
“Assolutamente si. Come per i ragazzi autistici che sono stati tra le prime popolazioni speciali a ricevere il vaccino. Faccio e facciamo una forte campagna di sensibilizzazione nei confronti dei genitori di bambini con disabilità e bisogni speciali perché li vaccinino. In caso di fragilità è di assoluta importanza, e dico si a tutti, a meno che non ci siano controindicazioni di tipo pediatrico”.
Qual’è la pillola di comunicazione medico-paziente che si sente di prescrivere a tutti i genitori?
“Che noi ci vacciniamo anche per gli altri, questo nostro piccolo atto di generosità si trasforma in un vantaggio per tutta la collettività. Dobbiamo un può guardare fuori da noi stessi e immaginare il mondo che ci circonda”.