E’ recente la decisione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di identificare le varianti del SARS-CoV-2 di maggiore preoccupazione con una denominazione che non faccia riferimento ad alcuna area geografica. La decisione mira ad evitare che le nazioni possano essere stigmatizzate sia dal fatto che l’origine delle varianti non combacia necessariamente con il luogo di identificazione. Le aree geografiche sono state sostituite dalle lettere dell’alfabeto greco e la denominazione segue l’ordine cronologico di designazione: lettera alpha per indicare la variante inglese, beta la sudafricana, gamma quella Brasiliana e delta la variante indiana.

Quest’ultima sta tenendo il mondo con il fiato sospeso; l’ex variante indiana, la B.1.617.2 tecnicamente parlando, si è sviluppata in India ed è diventata dominante in Gran Bretagna, la quale si ritrova nuovamente con un aumento dei casi di infezione. L’impennata del virus risulta preoccupante nonostante il successo ottenuto dalla campagna di vaccinazione nel Regno Unito. Attualmente, il nuovo ceppo ha totalmente sostituito il precedente e secondo le autorità sanitarie, la mutazione sarebbe tra il 40 e il 60% più aggressiva rispetto a quella inglese.
In Italia la variante Delta sembrerebbe ancora contenuta, meno dell’1% dei casi totali di Covid-19, ma la notizia di un contagiato vaccinato in Lombardia mantiene alto lo stato di allerta.
Il Ministero della Salute Italiano spiega che la variante B.1.617 è caratterizzata da una serie di mutazioni tra cui E484Q, L452R e P681R, che se presenti contestualmente potrebbero aumentare la trasmissibilità con conseguente rischio di reinfezione. L’istituto Superiore della Sanità ha promosso uno studio al fine di mappare la diffusione del virus delta, chiedendo ad ogni singola regione di analizzare un determinato numero di campioni presi casualmente e di cercare quali varianti sono presenti.
In generale l’andamento della pandemia sembra essere rallentato in tutto il mondo, ma le notizie correlate alla variante indiana restano una incognita per il futuro; sono in corso approfondimenti di ricerca, frutto di una collaborazione internazionale, per capire meglio l’impatto delle mutazioni sul comportamento del virus finalizzati a garantire interventi di salute pubblica appropriati.