Nel marzo 2020, nel corso della prima ondata della pandemia di Covid-19, la dottoressa Diane Reidy-Lagunes della Clinica Oncologica Memorial Sloan Kettering Cancer Center ha formato uno staff composto da medici ed infermieri per la gestione di un programma di assistenza e monitoraggio di pazienti oncologici affetti da Covid-19 da remoto. Oltre ad implementare i servizi di telemedicina, il programma mirava a sviluppare un sistema centralizzato di follow-up dei pazienti affetti da Covid-19, ed evitare un eventuale ingresso accidentale di pazienti Covid-positivi negli ambulatori.
I pazienti a domicilio sono stati dotati di alcuni strumenti tecnologici per beneficiare di visite mediche in un contesto virtuale. Il team invece è stato dotato di specifiche interfacce centralizzate per la gestione dei dati forniti dai pazienti e dagli strumenti tecnologici a domicilio. Nel momento in cui i risultati microbiologici confermavano la positività al Covid-19 di un paziente oncologico in cura presso la clinica, questi veniva automaticamente notificato e posto in quarantena. I pazienti dimessi e quelli posti in quarantena a domicilio venivano inseriti nel programma di assistenza da remoto. Ogni paziente è stato fornito di un pulsi-ossimetro con tecnologia bluetooth, capace di comunicare con Ipad, anche quest’ultimo in dotazione dalla Clinica. Ai pazienti, inoltre, veniva giornalmente inviato un questionario online relativo allo stato di salute: le domande di routine inerenti ai sintomi da Covid-19 includevano, tra le altre, la saturazione dell’ossigeno, il battito cardiaco e la temperatura corporea. Queste informazioni rilevate tramite strumentazione venivano trasmesse direttamente ad una interfaccia centralizzata del team della clinica. Qualora i dati pervenuti non fossero stati sufficienti, o non fossero pervenuti, o avessero destato preoccupazione sullo stato di salute, lo staff contattava immediatamente il paziente interessato.

Le particelle del virus COVID-19 sono immaginate digitalmente.
Il feedback dei pazienti che hanno aderito al programma è stato molto positivo, e circa il 90% di essi ha espresso apprezzamenti sull’andamento del programma di monitoraggio e follow-up. Nei pazienti meno propensi all’utilizzo di tecnologie le informazioni necessarie sono state raccolte telefonicamente. I casi che destavano preoccupazione sono stati indirizzati a strutture specializzate per ulteriori accertamenti. Sulla base di quanto appreso attraverso questo programma, si è proceduto all’ulteriore implementazione di strumenti a tecnologia digitale a disposizione dei pazienti per continuare programmi di telemedicina e all’istituzione di una task-force per valutare il corretto reinserimento dei pazienti oncologici nelle appropriate terapie antineoplastiche, post guarigione da Covid-19.

La taskforce era composta da medici specializzati in varie tipologie di cancro, medici specializzati in malattie infettive, oltre a personale competente per i servizi oncologici. I dati raccolti hanno evidenziato che trattamenti anti-tumorali quali la chemioterapia e gli interventi chirurgici non contribuivano ad un peggioramento della sintomatologia dell’infezione virale. Solamente pazienti in cura con inibitori del checkpoint immunitario sembravano sviluppare una malattia piu’ grave, ma la maggior parte dei pazienti che riceveva questo tipo di cura era affetto da cancro dei polmoni, per cui gli effetti dovuti al virus o alla patologia non erano di facile valutazione.

Inoltre, per i pazienti affetti da neoplasie ematologiche maligne e per i pazienti in terapia antineoplastica, nei quali si può registrare prolungata linfocitopenia o ipogammaglobulinemia, la malattia Covid-19 sembrerebbe più grave o più prolungata. In base a queste informazioni, il quesito importante riguardava i tempi di ripresa delle terapie antitumorali. In base ai dati raccolti durante il programma di assistenza e monitoraggio dei pazienti oncologici affetti da Covid-19, e in base alle informazioni note relative alle caratteristiche dell’infezione da SARS-CoV-2, la taskforce ha posto come raccomandazione che solo i pazienti con neoplasie ematologiche maligne venissero testati per COVID-19 prima di iniziare (primo ciclo) la terapia ambulatoriale anti-neoplastica, mentre il test per Covid-19 non è stato raccomandato per pazienti con tumori solidi prima di iniziare il trattamento antineoplastico. Inoltre, la taskforce ha ritenuto opportuna la ripresa delle terapie antitumorali dei pazienti affetti da Covid-19 e precedentemente asintomatici qualora si fossero verificate le seguenti 3 condizioni:
- La febbre dovuta a Covid-19 cessata per almeno 7 giorni senza l’uso di antipiretici e INOLTRE
- netto miglioramento dei sintomi respiratori e INOLTRE
- siano trascorsi 14 giorni dalla comparsa dei sintomi e/o l’iniziale positivita’ al virus.