La pandemia ha sconvolto il mondo e il virus ha mietuto e continua a mietere tantissime vittime, troppe. In Italia, purtroppo, la percentuale di positivi al coronavirus calcolata sui tamponi effettuati quotidianamente continua ad essere elevata, intorno al 17%. Il nuovo coronavirus Sars-CoV-2, sviluppatosi per spillover (salto di specie), non ha mai smesso di essere contagioso. Ma la notizia della approvazione da parte dell’EMA, di un secondo vaccino, quello prodotto dalla azienda farmaceutica “Moderna” non è l’unica buona notizia. Infatti, negli ultimi giorni è stato presentato anche un potenziale vaccino tutto italiano, i cui dati preliminari sono incoraggianti. Stiamo parlando del vaccino italiano GRAd-CoV2 della ReiThera, i cui risultati della sperimentazione di fase 1 sono stati presentati allo Spallanzani (azienda ospedaliera simbolo di questa pandemia). L’Italia, ancora una volta, fa sentire la sua presenza: dopo aver isolato la sequenza, dimostra eccelse competenze in ambito scientifico anche se, spesso sottovalutate.

I primi dati ottenuti dimostrano che il farmaco non scatenerebbe reazioni avverse; induce, invece, la produzione di anticorpi neutralizzanti nel 92,5% dei casi. Ed infatti, in 42 dei 44 volontari ai quali è stato somministrato il farmaco sono stati ritrovati anticorpi neutralizzanti mentre era stato somministrato un dosaggio basso nei due rimanenti che, non hanno sviluppato anticorpi.
Sappiamo che è sono necessari i risultati di fase 2 e fase 3 (rispettivamente su centinaia e migliaia di persone), ma siamo fiduciosi. Questo vaccino prevedrebbe una singola somministrazione senza richiamo e sarebbe costituito da un vettore adenovirale rivestito dalla proteina Spike, che riconosciuta dal sistema immunitario indurrebbe la produzione di anticorpi specifici. Ancora, come dichiarato dalla presidente dell’azienda, Antonella Folgore, il farmaco è stabile a temperature facili da garantire: tra i 2 e gli 8 gradi. L’obiettivo, si auspica sempre Antonella Folgore, è quello di produrre 100 milioni di dosi in un anno. È chiaro che per ottenere un vaccino “in house” e non essere più dipendente da altri Stati, l’Italia dovrà garantire, a sua volta, degli aiuti finanziari, già, peraltro, annunciati dal commissario Arcuri. È un peccato che gli investimenti per la ricerca in Italia vengano elargiti solo in situazioni di estrema criticità. Se tutto dovesse procedere secondo gli obiettivi prefissati, in estate si potrebbe pensare di sottoporre il protocollo sperimentale all’agenzia predisposta ad elargirne l’autorizzazione del vaccino. Sarebbe un risultato molto importante per la nazione, per un Paese che ha egregie capacità di ricerca e di sviluppo, oltre ad un’arma davvero efficace contro il coronavirus.