Attualmente, il DNA rappresenta un’essenziale chiave di accesso alla conoscenza. I piccoli filamenti che, al suo interno racchiudono ogni dettaglio sulla nostra persona hanno acquisito un’importanza vitale a partire dal campo scientifico a quello investigativo.
Lo studio del DNA ci consente di conoscere informazioni sulla salute e sulla presenza di anomalie, sulla maggiore predisposizione ad alcune malattie, sulla provenienza della famiglia, ma anche sulla ricerca di antenati o parenti lontani.
Per questi ed altri motivi l’offerta di test genetici “fai da te” prolifera online. Sono diverse le aziende, soprattutto americane che, a costi contenuti, svelano la storia remota di un individuo e della sua famiglia, risalendo, addirittura, a ventimila anni fa. E’ sufficiente inviare un campione di saliva; il kit si riceve a casa; ci si ‘logga’ sul sito e dopo 6-8 settimane si ottengono le informazioni sulla propria genealogia. Ogni azienda che offre questi servizi utilizza il proprio database costituito da campioni di DNA chiamati marcatori informativi di ascendenza (AIM) delle attuali popolazioni in Asia, Africa, Europa e Americhe. Questi database usano le variazioni genetiche note come polimorfismi a singolo nucleotide (SNP) come base per valutare gli individui; confrontano gli SNP con quelli più frequentemente associati alle diverse popolazioni nel loro database di riferimento. I marcatori-SNPs sono scelti perché hanno frequenze diverse tra diverse popolazioni geografiche. I risultati non sono in alcun modo definitivi perché questi servizi di analisi genetica utilizzano da 100 a 300 AIM, che rappresentano solo una piccola parte degli SNP che differenziano la famiglia umana.
Conseguentemente, se il risultato di un test attesta che una persona è europea al 50%, in realtà significa che metà di quei SNP del DNA della persona potrebbero essere europei.
Il test del DNA ha evidenziato a coloro che vi si sono sottoposti di aver errato nel ritenersi al 100% della nazionalità dichiarata e ha mostrato la provenienza dei loro antenati da ogni angolo del globo, anche da Paesi che avevano dichiarato di non gradire. Al momento se è vero che questi test possono provare a scoprire la provenienza dei nostri antenati, è altrettanto vero che sono incapaci di dimostrare ciò che abbiamo ereditato. Siamo il frutto di secoli di incontri, di scambio di informazioni culturali e genetiche per cui il concetto di «razza», che trae origine da una arbitraria classificazione degli esseri umani in base ad alcune caratteristiche somatiche, si rivela estremamente impreciso, conducendo alla costruzione immaginaria del «diverso», dello «straniero», o addirittura al tentativo di dimostrare la presunta superiorità di alcune razze rispetto ad altre.