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March 13, 2018
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Stress, depressione e nervosismo: ecco il mal di vivere dei giovani arrabbiati

La depressione nei giovani sembra aumentare, così come ingrandiscono i loro cambiamenti sociali, i loro nuovi impegni, e le loro nuove responsabilità

Filomena Fuduli SorrentinobyFilomena Fuduli Sorrentino
Stress, depressione e nervosismo: ecco il mal di vivere dei giovani arrabbiati
Time: 5 mins read

Da quando ci alziamo fino a quando andiamo a dormire, le emozioni sono alla base di ogni nostro atteggiamento e non sempre sono sentimenti positivi e piacevoli. Infatti anche la tristezza è un’emozione, che può aggravarsi in una forma di depressione cronica ed intensa.

La tristezza non è altro che un’emozione spiacevole determinata dalla sensazione di vuoto o dalla perdita di qualcosa o di qualcuno. Esistono varie tipologie di tristezza, come quella da senso di colpa o da autocommiserazione (vittimismo). Spesso i giovani si sentono in colpa dopo aver sbagliato a fare qualcosa, e questi pensieri fanno sentir loro degli incapaci. E spesso li fanno cadere nelle tristezza e in seguito nella depressione. Cadere nella tristezza significa perdere interessi e stimoli, non avere sonno o fame, sentire stanchezza, e torturarsi con pensieri irrazionali e sensi di colpa. Tutte le malattie sono dolenti ma quella carica di dolore, di rabbia, e di disperazione che toglie la voglia di vivere è la peggiore. La depressione non conosce età e attacca anche i giovani e i ragazzini, e spesso gli sbalzi di umore li possiamo notare anche nelle nostre classi.

La depressione è un disturbo molto diffuso, secondo alcuni studi circa una donna su cinque e un uomo su dieci ha la probabilità di andare incontro a una forma di depressione nel percorso della sua vita. Anche la depressione nei giovani sembra aumentare, così come ingrandiscono i loro cambiamenti sociali, i loro nuovi impegni, e le loro nuove responsabilità. Tra il 2010 e il 2015 il numero di adolescenti negli Usa che si sentivano “inutili e infelici” a livello nazionale è aumentato del 33 per cento, e i tentati suicidi tra gli adolescenti sono cresciuti del 23 per cento. Ancora più preoccupante il seguente dato: la percentuale di popolazione tra i 13 e i 18 anni che si è suicidata è balzata al 31 per cento. La nostra vita si basa sul provare gioie e gratificazioni, sia al lavoro o a scuola che in famiglia e con gli amici, e se una delle gioie o gratificazioni dominanti ed esclusive viene a mancare, ci lascia un gran vuoto dentro che sicuramente sarà difficile colmare con nuovi stimoli e nuove possibilità di benessere. E di conseguenza si manifesta la depressione, con o senza ansia. Quando si è tristi bisognerebbe capire il perché lo si è e parlarne con qualcuno e mai isolarsi o chiudersi in se stessi.

I disturbi depressivi possono comparire a seguito di un evento o un cambiamento come la perdita di una persona cara o di un lavoro, ma anche senza un motivo apparente. Se, come spesso succede, gli episodi depressivi sono più di uno, il primo episodio inizia dopo un evento o una situazione stressante. Mentre il collegamento degli altri episodi con il primo spesso ha un fattore scatenante e può essere meno evidente e più difficile da capire e da gestire. In alcuni casi, le malattie cardio-vascolari e il cancro o gli effetti collaterali di alcuni farmaci possono contribuire anche alla comparsa della depressione. La depressione ha conseguenze negative anche sui familiari e sulle persone che vivono accanto alla persona che ne è affetta, oltre il fatto che può costare cara a causa delle assenze al lavoro o degli appuntamenti dal dottore. Le terapie non si esauriscono mai in poche settimane e in alcuni casi possono durare anche tutta la vita. Se non riconosciuta e non trattata, espone chi ne è affetto e al sua famiglia a varie conseguenze negative. Chi è depresso può isolarsi, lavorare in modo meno efficiente, e trascurare le sue responsabilità. Soprattutto se giovane può far ricorso all’alcol o a droghe per cercare di alleviare la sua sofferenza. Nei depressi vi è una frequenza elevata di suicidi. Infatti il disturbo depressivo è associato ad una elevata mortalità; fino al 15% degli individui con disturbo depressivo grave muore per suicidio. Ciononostante, la maggior parte dei soggetti depressi non arriva ad avere ideazioni suicide o sintomi particolarmente gravi, ma lamenta sintomi che spesso non vengono neanche associati facilmente alla depressione stessa, come stanchezza cronica, malesseri fisici, apatia, astenia, calo del desiderio, irritabilità, e così via. Altri disturbi sono frequentemente presenti contemporaneamente alla depressione, per esempio disturbi correlati a sostanze, attacchi di panico, disturbi ossessivo-compulsivi, anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbi borderline di personalità, e altri ancora. È importante riconoscere questi sintomi e rivolgersi a un medico per evitare gravi conseguenze della malattia, che può essere trattata con terapie farmacologiche e sedute terapeutiche.

Secondo una ricerca durata di 4 anni alla NYU Langone Medical Center gli americani che soffrono di gravi problemi psicologici sono in aumento e le capacità del paese di soddisfare la crescente domanda di servizi di salute mentale sono diminuite. I ricercatori hanno analizzato un database di informazioni sanitarie federali e hanno concluso che il 3,4% della popolazione americana – più di 8,3 milioni di americani adulti- soffre di gravi problemi psicologici nei quali sono inclusi sentimenti di tristezza, inutilità, e irrequietezza, e questi sono abbastanza pericolosi da compromettere il benessere non solo psicologico ma anche fisico delle persone. In passato altri studi avevano dimostrato un numero del 3% in meno in paragone a quelli della NYU del 2017.

Nello studio investigato dalla dottoressa Judith Weissman, PhD, JD, ricercatrice presso il Dipartimento di Medicina alla NYU Langone, tra i risultati è emerso che nel corso delle indagini dal 2006 al 2014 l’accesso ai servizi sanitari è peggiorato per le persone che soffrono di gravi difficoltà, rispetto a coloro che non hanno segnalato sintomi di depressione. E anche se l’analisi non abbia fornito ragioni concrete per cui i servizi di salute mentale siano diminuiti, un fattore potrebbe essere l’aumento dei costi dell’assistenza sanitaria non coperta dalle assicurazioni. In ogni caso, secondo la dottoressa Weissman, la situazione sembra essere peggiorata, anche se la legge sulla salute mentale del 2008 e l’Atto di cura a prezzi accessibili (ACA) del 2010 includono disposizioni per ridurre le disparità di copertura assicurativa per le persone con problemi di salute mentale.

Il team di ricerca NYU Langone ha stimato che quasi 1 americano su 10 in difficoltà (9,5%) nel 2014 non aveva ancora un’assicurazione sanitaria che avrebbe dato loro accesso a uno psichiatra o terapista, e circa il 10,5 percento nel 2014 ha subito ritardi nell’ottenere un aiuto professionale, a causa di un’insufficiente copertura della salute mentale. Mentre il 9,9 percento non poteva permettersi di pagare i propri farmaci psichiatrici nel 2014, rispetto all’8,7 percento del 2006. Sulla base di questi dati è stato stimato che milioni di americani posseggono un livello di funzionamento emotivo che li porta a una minore qualità della vita. “Il nostro studio – ha affermato la dottoressa Weissman – può aiutare a spiegare perché il tasso di suicidio negli Stati Uniti tocca punte di 43.000 persone ogni anno”.

Il cervello è una parte estremamente importante del corpo, e come esso ha degli squilibri. Anche la depressione è una malattia e come tale va accettata e curata. Purtroppo, nonostante il progresso medico, si continua a trattare le malattie della testa come qualcosa di diverso da quelle del resto del corpo. I problemi psicologici non avranno mai lo stesso livello di attenzione, concesso agli altri disturbi fisiologici come la pressione alta e il diabete, a causa dei pregiudizi e dei tabù riguardanti la depressione. Ogni malato merita rispetto, e anche un depresso è un malato da curare, mentre l’ignoranza continua a distruggere la vita della gente.

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Filomena Fuduli Sorrentino

Filomena Fuduli Sorrentino

Calabrese e appassionata per l’insegnamento delle lingue, dal 1983 vivo nel Long Island, NY. Laureata alla SUNY con un AAS e in lingue alla NYU con un BS e un MA, sono abilitata dallo Stato di New York all’insegnamento K-12 in italiano, ESL e spagnolo. Insegno dal 2003 lingua e cultura italiane nelle università come adjunct professor e come docente di ruolo in una scuola media del Newburgh ECSD. Nel mio tempo libero amo scrivere, leggere, cucinare, ascoltare musica, viaggiare, visitare i centri storici (soprattuto italiani) e creare cose nuove. Tra le mie passioni ci sono la moda, il mare e la natura.

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