Anche quest’anno contavo su un’estate tranquilla, senza alcol (!) e con un bel pancione 🙂
E invece a volte, senza motivi precisi, il corpo non collabora a fare la cosa più naturale del mondo. E allora iniziano (per chi sceglie questa strada) i test, decine e decine di ecografie, infiniti prelievi del sangue e punture sulla pancia, alcune gravidanze finite troppo presto, un bel po’ di lacrime.
Per mesi mi sono sentita sbagliata, sfortunata e diversa da tutte le altre. Le mie amiche sono rimaste incinta facilmente, ed io vedo solo pancioni intorno a me. Poi ho capito che è la mia attenzione selettiva a trarmi in inganno, e che dietro quelle belle pance potrebbero nascondersi difficoltà che io non conosco.
Vivendo a New York, ho sempre pensato di essere nel posto giusto e di avere le migliori possibilità. Ma il punto è che a volte neanche la scienza, per quanti passi in avanti abbia fatto finora, ha le risposte che vorremmo. Il mio medico mi ha detto “abbiamo tentato tutto ciò che è scientificamente provato, adesso resta la scienza woodoo” …ossia ciò che è in via di sperimentazione o cui eventuali benefici non sono dimostrabili. Tutto ciò è veramente frustrante, ancor più per una scienziata come me.
Eppure, io rientro tra le donne più fortunate: ho la possibilità economica per fare un tentativo dopo l’altro e, pur essendo in un paese che non è ancora del tutto il mio, ho un marito meraviglioso che si sforza di condividere anche le cose che non riesce a capire fino in fondo. Non è poco, anzi fa tutta la differenza del mondo.
Piano piano abbiamo iniziato a parlarne ed abbiamo scoperto un mondo di coppie che condividono lo stesso dolore. Ma nessuno ne parla. Come se fosse una colpa, un difetto da nascondere, una debolezza di cui vergognarsi.
Nessuno si diverte a parlare di cose così personali e così dolorose. Anche io l’ho tenuto per me per parecchio tempo. Poi ho sperimentato sulla mia pelle quanto sollievo venga dal sapere di non essere l’unica, quanta speranza danno le storie a lieto fine. Per me, in un certo senso, ha ridimensionato il problema.
Noi donne sappiamo essere delle streghe l’una con l’altra, ma possiamo essere una fonte pazzesca di solidarietà, specie in cose che i nostri uomini fanno fatica a capire.
Dobbiamo sapere che sono problemi COMUNI. Non siamo perfette e i problemi di infertilità non ci definiscono. Ma il modo in cui li gestiamo e cosa facciamo della nostra sofferenza possono fare la differenza, non solo per noi stesse ma per altre donne.
Non cerco compassione né incoraggiamento, strano a dirsi ma non mi sono mai sentita così forte in vita mia. Sfatare questo tabù è il mio modo per tirar fuori del bene da una cosa dolorosa, in modo che altre persone ne soffrano un po’ meno. Parlarne può aiutare tanto.
E allora buona festa della mamma anche a chi sta lottando per diventarlo, ma non si lascia indurire dalla frustrazione e continua a sorridere.
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