Luigi Congedo è un giovane venture capitalist napoletano che vive nella Silicon Valley. Fa parte di quel folto gruppo di centinaia di migliaia di italiani trasferitisi all’estero negli ultimi 10 anni. Il 90% di loro ha una laurea e vanno all’estero in cerca di stabilità economica e di meritocrazia.
La nostra intervista inizia con il racconto di come è approdato nella Silicon Valley. A differenza del tipico VC che è spesso piuttosto freddo, Luigi è molto affabile e simpatico. La sua esperienza internazionale è iniziata quando si stava avvicinando il giorno della sua laurea in Economia presso la prestigiosa Università Federico II. Le prospettive di una carriera da commercialista, forse un po’ noiosa, nella sua città natale non lo attraevano per niente. “Ho avuto la mia prima esperienza di vita all’estero quando sono andato in Spagna grazie all’Erasmus”. Il famoso programma europeo di mobilità studentesca che dalla sua fondazione nel 1987 a oggi ha inviato tre milioni di ragazzi a studiare all’estero. “Poi, dopo una breve esperienza di lavoro in Italia, mi sono trasferito a Dublino per alcuni mesi. In Irlanda mi sono messo in contatto con alcune aziende leader nell’high-tech e mi sono innamorato di questo settore. Perciò, dopo qualche mese, ho deciso di trasferirmi nella Silicon Valley”.
Durante il Master in International Business presso la Hult International Business School di San Francisco, ha avuto anche l’opportunità di vivere tre mesi a Shanghai. “Dopo il Master ero determinato a rimanere in California per lavorare con le start-up, ho collaborato con alcune di loro e 2 anni dopo sono stato assunto dalla società di venture capital BootstrapLabs.”
Il bello della Silicon Valley
L’esperienza di Luigi nella Silicon Valley è stata rivelatrice: “Mi piace vivere qui e, dall’inizio, ho cercato di capire cosa renda questa zona relativamente piccola, leader mondiale nell’innovazione. La mia conclusione è che ci sono tre ingredienti importanti che contribuiscono a questo fenomeno: la meritocrazia, il multiculturalismo e la capacità di formare facilmente gruppi multidisciplinari. Qui le persone, indipendentemente dalla loro età, sono valutate per ciò che sanno fare. In Europa, se vado a una riunione, vedo che a volte non sono convinti che un ragazzo della mia età possa avere un ruolo decisionale”.
Nel Vecchio Continente, spiega Luigi, ci sono gruppi influenti che preservano la loro esistenza sulla base di attributi non necessariamente legati a competenza e prestazioni, l’età è uno di questi. Questo sistema finisce per ostacolare la crescita delle start-up. Nuove idee possono nascere ovunque ma, spesso, per avere successo i giovani founder vengono nella Silicon Valley dove sono presi in maggior considerazione.
Pionieri dell’intelligenza artificiale
BootstrapLabs, fornisce capitale seed e mentoring a start-up di vario tipo. Ultimamente, ha spostato la sua attenzione quasi esclusivamente sull’Intelligenza Artificiale (IA) applicata ad una varietà di settori, tra cui Internet of Things, Smart Cities, FinTech, futuro del lavoro, logistica, eHealth, la sicurezza ed altri.
Nonostante le previsioni apocalittiche sui rischi dell’IA, Luigi è ottimista: “Non ho una sfera di cristallo, ma a mio parere, l’IA consiste nell’aumentare le capacità umane rendendoci più efficienti e non credo che sia vicino il giorno in cui l’intelligenza artificiale sarà in grado di sostituire quella umana”.
Naturalmente, alcuni posti di lavoro saranno rimpiazzati dall’IA ma, come è avvenuto con altre innovazioni tecnologiche, si creeranno nuovi lavori e gli umani svolgeranno funzioni meno noiose e più gratificanti.
“Per esempio – dice Luigi – io già uso alcune applicazioni di Intelligenza Artificiale: una è Amy, un’assistente personale creata da x.ai che organizza i miei meeting. Inoltre, uso un paio di personal shopper che man a mano che interagiscono con me, imparano a conoscere i miei gusti e quindi mi sottopongono prodotti sempre più adatti a me”.
Poi Luigi mostra un ritratto (qui sotto): “Questo l’ho creato usando un’applicazione di Intelligenza Artificiale”.
BootstapLabs è tra le poche società di Venture Capital a focalizzarsi quasi esclusivamente su startup che sviluppano applicazioni di IA. Il mese prossimo inaugurerà la sua prima Applied Artificial Intelligence Conference (San Francisco, 25 maggio) che riunirà oltre 400 esperti per discutere l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sulla società, l’impresa e la gente.
“Questo campo mi affascina. Tutto fa pensare che nei prossimi anni quest’industria crescerà moltissimo. In particolare, il costo di sviluppo degli algoritmi sta diminuendo mentre il volume di dati che si produce nel mondo sta aumentando enormemente. Basti pensare che negli ultimi quattro anni si è prodotto il 90% dei dati in circolazione nel mondo e nei prossimi 10 anni si prevede che questa quantità aumenterà di 50 volte. Questi fattori sembrano indicare che presto ci sarà una nuova rivoluzione tecnologica e noi riteniamo che sarà governata da start-up innovative dedite a sviluppare applicazioni di IA”.
Startupper italiani a caccia di fondi
Nel suo ruolo di VC presso BootstrapLabs e come mentor in molti eventi tra i quali lo Startup Weekend di Napoli, Luigi incontra molte start-up e ha deciso di porre loro una domanda, sperando di stimolare delle riflessioni utili: cosa dovrebbero fare gli startupper italiani per aumentare la possibilità di fare fundraising in America? Una risposta lui ce l’ha ed è molto semplice: “Meno parole e più fatti. Il valore dietro ogni start-up di successo? L’un per cento è l’idea e il 99 per cento l’esecuzione. In Italia incontro molti giovani startupper spesso brillanti, ma ci sono alcune piccole cose che ostacolano il loro percorso di crescita. Per esempio, a volte mi capita di incontrare dei founder che mi parlano a lungo del loro progetto, ma quando è il momento di attuarlo, esitano. Questo può essere fatale in un mondo dove la tempistica è essenziale”.
In altri casi, Luigi spiega che i founder hanno una conoscenza limitata della lingua inglese e questo impedisce loro di fare una ricerca adeguata per capire se la loro idea è veramente innovativa o è già stata realizzata da altri. Così finiscono per sviluppare qualcosa che non è poi così originale come credono: “Se avessero fatto una semplice ricerca preliminare avrebbero potuto fare le necessarie modifiche in corso d’opera per non creare un’inutile copia o avrebbero abbandonato il progetto per dedicarsi a qualcosa di più originale. Invece a volte finiscono per apprendere queste cose quando hanno già perso tempo e denaro”. Dalla Silicon Valley, il messaggio del venture capitalist Luigi Congedo arriva in Italia: “Il mio consiglio per chi ha un’idea per una start-up è questo: semplificate il più possibile l’idea, puntate su un mercato molto vasto (dal valore di almeno un miliardo di dollari), abbiate passione per ciò che state inventando, studiate a fondo il vostro mercato di riferimento e sviluppate cose che la gente vuole”.