Nel viaggio aereo di ritorno da Panama, nella notte tra il 28 e il 29 gennaio, papa Francesco, rispondendo a una domanda di una giornalista, ha detto: “Il sesso è un dono di Dio, non è un mostro. Bisogna impartire l’educazione sessuale, senza colonizzazione ideologica”.
La stampa ha scritto a caratteri cubitali che è un’affermazione rivoluzionaria perché le parole del papa seppelliscono 20 secoli di sessuofobia. Ma non è la prima volta che il papa afferma che “la sessualità è un dono divino per amarsi e generare vita e non un parco giochi con tanti clienti senz’anima”. Ha perfino ammonito che il “matrimonio include la sessualità: non rifiutatevi l’un l’altro”. L’unico fine per la Chiesa è sempre stata la procreazione. Il 17 settembre però aveva aggiunto qualcosa di più, parlando ai giovani della diocesi Grenoble-Vienne in visita: “Il sesso è il dono di Dio per amare. E’ passione, è l’amore appassionato. Il vero amore è appassionato. L’amore tra un uomo e una donna, quando è appassionato, ti porta a dare la vita per sempre. Sempre. E a darla con il corpo e l’anima”. Mica solo con l’anima: voler bene non basta. Noi siamo corpo, con esso ci esprimiamo e il nostro corpo dobbiamo donare.
Il papa, chissà se lo sa, è arrivato alle stesse conclusioni del filosofo Evola il quale nella Metafisica del sesso sostiene che l’unica vera forma di amore è l’amore passione. Perché l’amore che attrae due esseri è generato dalla passione, una forza che ci trascina verso l’altro e che gli antichi greci dicevano fosse un dio, Eros, contro il quale nulla si può. Chi non gli si abbandona, chi ha paura, non può amare davvero.
Il concetto di dare vita è più ampio e universale. Ci si può donare anche per aiutare l’altro, per un nobile fine collettivo, il che implica un sacrificio ben maggiore che mettere al mondo un figlio perché così fan tutti. Donarsi ha un significato spirituale e non sottende un atto sessuale fine a se stesso, che diventa “sessualità cosificata, staccata dall’amore e usata per divertimento. Preparatela per l’amore che vi accompagnerà tutta la vita. Mai staccare il sesso dall’amore. L’amore promette infinità ed eternità come Dio”.
Invece chi abbraccia il sacerdozio dona la propria castità a Dio. Il che tuttavia può trasformarsi in un tormento. Ed è un controsenso, essendo il sesso un dono divino. Barbaro retaggio del dono dei propri genitali dei sacerdoti che, evirandosi, si consacravano ad Artemide, la grande dea di Efeso. Il cristianesimo mutuò questa usanza per debellare il culto della dea vergine, proseguito fino al IV secolo dopo Cristo, per sostituirlo con quello della Madonna.
Il papa, piuttosto in difficoltà, ha citato Paolo VI: “Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge sul celibato”. Di quale vita parla? Di quella di tanti adolescenti che hanno subito la violenza di preti pedofili? E ha aggiunto: “Personalmente penso che il celibato è un dono alla Chiesa e non sono d’accordo a permettere il celibato opzionale. Intravedo soltanto qualche possibilità nei luoghi lontani, come le isole del Pacifico, dove c’è mancanza di sacerdoti”. Non si rende conto che non si trattengono più i fedeli con i misteri e la paura, ma li si allontana? Considerato anche che la Chiesa discrimina: nel rito cattolico orientale il celibato è opzionale e ai sacerdoti anglicani che passano al rito latino è concesso di mantenere la propria famiglia.
Quanto all’educazione sessuale per imparare a donarsi, per il papa in primis va impartita in famiglia e poi a scuola. Chissà se ha pensato alla lezioncina gender tenuta il 20 gennaio in seconda serata su Rai 3, la tv di Stato, dal transessuale Vladimir Luxuria, a bambini tra i 9 e i 12 anni: “Io sono nata maschietto ma volevo liberare la principessa chiusa nel castello dentro di me…”