Festeggerà nella sua villa sull’Appia Antica, da dove sono passate tutte le star di Hollywood.
Novant’anni di vita, di successi, di sfide, di lusso. Una bella età quella che Valentino festeggia l’11 maggio con discrezione, perché la sua vita adesso è più riservata che mai: con lui solo gli amici più cari, primo fra tutti Giancarlo Giammetti, compagno per tredici anni al tempo della Dolce Vita, fondatore della griffe con lui dopo il primo incontro al Cafè de Paris in via Veneto, il 31 luglio 1960.
Ventotto anni “Val” e ventidue Giancarlo, entrambi belli come il sole. Uno appena rientrato da Parigi, dove ha lavorato nell’atelier di Dessée, l’altro ancora studente di architettura. È amore a prima vista, una liaison forte e tenace che si trasforma poi in un affetto vero, a prova di tutto. Inseparabili nella vita professionale, nelle ambizioni, nella lussuosa quotidianità.
Amanti dell’arte di Balthus come di Bronzino, legatissimi ai tanti cani Carlino (i più famosi Oliver e Maggie) che volano con loro nel mondo e oziano sullo yacht incantato “TM Blue One”, dalle iniziali della mamma Teresa e del padre Mauro.

Oltre a Giammetti, a Roma ci saranno per alzare i calici di champagne all’immenso stilista che ha sempre esaltato la bellezza femminile senza esitazioni o scimmiottamenti, anche Daniela Giardina, amica carissima e storica pr del brand, Carlos Souza e sua moglia Charlyne, coi loro ragazzi Sean e Antony, che con molta probabilità saranno gli eredi di Valentino.
E naturalmente ci sarà anche Bruce Hoeksema, attuale compagno da tanti anni del couturier, ex modello americano bello e biondo, anche lui stilista di borsette battezzate con marchio VBH, un uomo estremamente riservato e gentile.
Una cerchia ristretta questa dell’Imperatore della Moda, l’uomo che ha vestito le donne più famose, belle e potenti del mondo. Quella che garantisce la meritata privacy ora che gli anni si sono fatti tanti e la salute vacilla, una cerchia che oggi lo difende e gli fa da scudo.
Lontanissimi i tempi degli immensi defilè, della gloria delle passerelle, di indossatrici del mito come Dalma o Naomi, di collezioni sublimi come quella tutta bianca datata 1968, la rivoluzione della bellezza in tempi di vere rivoluzioni giovanili e ribellioni. Un controsenso? Neanche un po’, perché Valentino ha trasformato la sua arte in passione sconfinata e in altrettanto sconfinata bravura, tanto da meritare di essere chiamato e applaudito solo col nome di battesimo.
Nasceva invece col cognome Garavani e a Voghera, ma fin da ragazzino era attratto dallo stile, dalla moda, dall’eleganza e si era iscritto ad un corso di figurino a Milano e poi ad una scuola per imparare il francese. In quei primi anni Cinquanta del Novecento Parigi era la capitale incontrastata del fashion, impossibile non formarsi in quegli atelier rarefatti ed esclusivi, prima Dessèe e poi Guy Laroche.
Poi il rientro a Roma, allievo di Emilio Schubert e di Ferdinandi, dove pure iniziava a muovere i primi passi quell’alta moda tanto apprezzata poi dai divi americani. E nel 1957 l’apertura del primo piccolo atelier. Poi l’incontro fatale con Giammetti, il cuore e la mente del business fino alla vendita definitiva del brand al fondo sovrano del Qatar nel 2012, Valentino si è già ritirato dalle passerelle nel 2007 e comincia un buen retiro di lusso nel castello di Wideville tra cigni bianchi e smisurate orchidee, marmellate di rose e collezioni d’arte.
“Guardate qui questa giacchina tutta ricamata. È perfetta anche dalla parte della fodera”, diceva sempre Valentino nei backstage nel mondo mostrando la maestria del suo atelier e la leggerezza dei ricami inarrivabili, mentre lo cercavano per abbracciarlo Joan Collins o Sharon Stone. E ancora: “Ti faccio vedere una ragazza bellissima, ora ha sfilato per me ma farò strada nel cinema”, mi disse a Los Angeles indicandomi gli occhi magici di Charlize Theron.

Bellissima. ma mai quanto la giovane Liz Taylor dagli occhi viola, che frequentava il clan Valentino insieme a Richard Burton e vestiva i suoi abiti di pizzo bianco. E poi l’allure di Marisa Berenson, l’amicizia sincera e ammirata con Sophia Loren, la grazia fragile di Gwyneth Paltrow e il sorriso di Anne Hathaway. Innamorato delle donne, si disse una volta anche di una pantera come Marilù Tolo, ma questo solo lui oggi potrebbe confermarlo.
Invece era solidissima l’amicizia con Jacqueline Kennedy, che vestì sempre fino al matrimonio a Skorpios con Ari Onassis: un legame fortissimo, dalle passeggiate a piedi nudi per Capri alle ribalte mondane newyorkesi. Lei in rosso? Certo che si, come milioni di donne al mondo pazze per quel Rosso Valentino che è il suo graffio più sofisticato e seducente. L’ultimo couturier?
Forse sì, certo l’ultimo grande e vero sarto, mago di mille segreti, maestro di charme, esaltatore di una femminilità che non teme confronti. Fin dal primo defilè che gli regalò eterna fama, nel 1962 nella Sala Bianca di Palazzo Pitti, a Firenze, dove come già per Roberto Capucci, Giovan Battista Giorgini, che organizzava gli show dell’alta moda italiana, lo fece sfilare per ultimo per non suscitare le invidie dei grandi sarti romani.

“Fu un successo fantastico – racconta oggi Giammetti – i compratori americani comprarono tutta la collezione, scrivemmo ordini fino a notte fonda!”. Da qui la fama, i soldi, tanti, la vita dorata e lussuosa sempre, la perfezione in ogni cosa che faceva come in ogni cosa di cui si interessava.
Ricco, certo, forse anche ricchissimo, snob anzi snobbissimo, eppure sempre gentile e galante, sulfureo e sofisticato, magico e segreto, timido e favoloso nella sua grandeur, a suo agio in smoking come con l’eterna giacca blu del fine defilè quando usciva a mani alzate al saluto per i tanti applausi.
Tante case nel mondo, piene di opere d’arte e memorabilia, su tutte la casa-castello vicino a Versailles e poi le feste fantastiche a Roma per i 40 e poi i 45 anni di atelier, ubicato sempre in piazza Mignanelli dove oggi lavora il suo delfino Pierpaolo Piccioli: feste faraoniche per fuochi d’artificio e ballerine volanti sul Colosseo, durate per giorni tanto da essere ribattezzate “Valentiniadi”.
Chissà quanti ricordi nella mente e nel cuore del Maestro, quante nostalgie per tanti amici e amiche celebri che non ci sono più, per i riti di una vita di lusso e talvolta sregolatezza ma sempre educata, tra sete e fiori, porcellane di Meissen e tavole imbandite come quelle di un re. Anzi di un Imperatore.
Come suggerisce il film di Matt Tyrnamer Valentino: l’ultimo imperatore, documentario girato in presa diretta che racconta la vita vera del grande stilista, i vezzi dell’uomo di mondo, le bizze dell’esteta, la perfezione della sua filosofia del fashion, la voglia fortissima di primeggiare in un mondo in cui, per la verità, l’uomo che ha dato il proprio nome al colore “rosso” ha sempre primeggiato.