Themoirè è un brand/progetto fondato da Francesca Monaco e Salar Bicheranloo nel 2019 con lo scopo di tutelare l’ambiente e ridurre gli sprechi. Il business primario è incentrato sulle borse ma si sta sviluppando anche in altri settori merceologici come i trench.
Come è nata l’idea di THEMOIRè?
“Siamo persone che hanno sempre lavorato nel mondo degli accessori e che si sono battute per le cause sociali, ad un certo punto è nato il desiderio di creare qualcosa di nostro che rispetti l’ambiente, gli animali e gli individui. La chiave del nostro primo traguardo è sicuramente la spontaneità”.
Sappiamo che il vostro brand ha un core business basato sull’utilizzo di materiali sostenibili e riciclabili, quali sono e raccontate il perché di questa scelta?
“La moda è uno dei settori più inquinanti di conseguenza la nostra strategia aziendale è fondata sull’utilizzo di materiali sostenibili e riciclabili. Il nostro obiettivo è la costruzione di un futuro migliore e l’utilizzo di materie prime adeguate è fondamentale seppure una scelta impegnativa. Usiamo tre categorie: le organiche con cotone e rafia, le riciclabili con nylon, tetrapak e i materiali innovativi con scarto industriale di mela, pianta cactus e foglie di ananas”.
Quando la moda è etica? Quali attività permettono di considerarla tale?
“La moda è etica quando si parla di sostenibilità ma soprattutto quando ha rispetto per la filiera e per le persone. Occorre visualizzare un’azienda a 360° favorendone anche il benessere. THEMOIRè è contro lo sfruttamento e favorisce le collaborazioni, il rispetto è la base delle relazioni. Il brand è impegnato con associazioni e una curiosa iniziativa si lega alla vendita delle borse e parte del ricavato permette di piantare un albero. Viene rilasciato un certificato di adozione con le informazioni sulla piantagione”.
Ai G20 di Roma, il principe Carlo lancia il passaporto digitale per la moda green ed avere una tracciabilità di un prodotto sostenibile, cosa ne pensate a riguardo?
“Siamo molto contenti di questa iniziativa, occorre solo capire come la svilupperanno e speriamo che la burocrazia non intralci il percorso. La proposta è necessaria bisogna spiegare il proprio lavoro anche per offrire un senso di sicurezza ”.
Ora concretamente abbiamo le etichette che fungono da certificato informativo di provenienza e possono aiutarci a fare scelte più responsabili, voi come avete agito?
“Nelle nostre borse è stampata la scritta certificata di made in Italy, in più diamo in omaggio un portacarte in cui sono inseriti cartellini di spiegazione del prodotto e a volte è anche presente il nome dell’artigiano che ha realizzato l’articolo”.
Dopo la COP26, summit sul clima promosso dall’ONU, che ambizioni avete per il futuro e come si comporterà il brand a livello di catena di fornitura, di verticalizzazione e di spedizione?
“I nostri prodotti sono realizzati nel nostro laboratorio a Milano, sappiamo che i costi sono più elevati ma ammortizziamo così il trasporto soprattutto quello marittimo che produce il 3% dei gas serra fortemente inquinanti. Il nostro packaging è composto da materiale di riciclo e per spedire utilizziamo DHL soluzione gogreen. Aspetteremo poi direttive statali e capiremo cosa fare per migliorarci ulteriormente”.
Siete anche impegnati socialmente a favore del benessere della terra, della difesa per gli animali e nel supportare l’artigianato delle minoranze etniche. Raccontate le vostre esperienze.
“Siamo impegnati socialmente nel piantare alberi, ripulire le spiagge, fornire prodotti vegani e tutelare le minoranze etniche. A tal proposito abbiamo lanciato Together by THEMOIRè un programma che individua le comunità vulnerabili per dare lavoro e fare conoscere l’artigianato locale. Nella scorsa fashion week abbiamo presentato il chapter 1. attraverso una mostra con foto e una capsule collection in onore della comunità Oxchuc in Chiapas – Messico. Il ricavato andrà alla popolazione per portare acqua potabile ed educarne la preziosità”.
Progetti per il 2022?
“THEMOIRè è un continuo progetto, ultimamente stiamo studiando e lanciando una nuova categoria merceologica e ci piacerebbe creare un secondo programma sociale in Mali – Africa”.