Si è conclusa martedì al Jacob Javits Center di New York la fiera di abbigliamento femminile Coterie, una delle principali manifestazioni internazionali del settore abbigliamento ed accessori donna che ha raccolto proposte di moda per la prossima primavera-estate presentate da aziende provenienti da ogni angolo del mondo.
Con delle credenziali di questo genere e con più trentasettemila metri quadrati di spazi espositivi a testimoniare la rilevanza dell’evento, è chiaro che, con la sua affermata tradizione nel settore della moda, l’Italia abbia svolto un ruolo centrale nella manifestazione.
Sono ben quarantanove le imprese italiane che, sotto l’egida organizzativa dell’ITA (Italian Trade Agency, ovvero l’ICE l’agenzia che promuove il commercio estero) hanno partecipato alla fiera e con ragioni solide alle spalle.
Secondo le più recenti statistiche messe a disposizione dal Department of Commerce degli Stati Uniti, le importazioni USA di abbigliamento e accessori donna, nel 2018, hanno registrato una crescita del +0,8% rispetto allo stesso periodo nel 2017.
L’import di prodotti specificamente italiani sono cresciuti del 13,8% posizionando l’Italia al nono posto nella classifica dei fornitori USA con quasi $6334 milioni ed una quota di mercato dell’1,8%.
L’Italia è anche l’unico paese occidentale a figurare nella lista dei maggiori esportatori di questi prodotti verso gli Stati Uniti con la stragrande maggioranza di nazioni asiatiche a fare la parte del leone, prima fra tutti la Cina.

A distinguere il prodotto italiano da quello della concorrenza asiatica è, come è lecito attendersi, il fattore qualitativo. Ma l’esclusività, che viene in genere associata alla qualità, è una discriminante particolare perché molto spesso gli acquirenti non sono in grado di identificare questa stessa qualità nel prodotto e finiscono per affidarsi alla riconoscibilità delle marche. Se le grandi case di moda come Gucci, Prada e Armani non hanno problemi in questo senso, la sfida invece diventa molto più difficile per quella miriade di aziende italiane che magari sono in grado di offrire un prodotto di alto livello ma non possono fare leva sulla fama del proprio brand.
Se da una parte dunque, la presenza a rassegne internazionali di grande respiro come Coterie, è importante per molte di queste aziende in quanto contribuisce a costruirne l’immagine all’estero, dall’altra le dimensioni imponenti di fiere come questa finiscono anche con l’essere un po’ dispersive.
E’ questa l’opinione di Pietro Podetta, rappresentante del Gruppo Mattei un’azienda bresciana che ha portato a New York due delle sue linee di abbigliamento femminile: Caliban e Le Sarte Pettegole.

Secondo Podetta l’alto numero di espositori riflette anche un’altra caratteristica del mercato americano: la fortissima concorrenza commerciale che spesso rende difficile, a chi voglia avventurarvisi, emergere in maniera adeguata.
Se da una parte l’America risulta essere un mercato arduo perché occorre farsi strada a gomitate a causa dell’ingente competizione, dall’altra risulta più semplice adattarvisi dal punto di vista burocratico.
Fabiana e Federica Portolano sono due sorelle napoletane la cui azienda omonima per la lavorazione di pellami è stata fondata dal bisnonno nel 1895 e la cui conceria principale è ancora a Napoli. Anche loro sono a Coterie in occasione della manifestazione e da tempo a New York dove, come il Gruppo Matttei, hanno uno showroom. Le Portolano condividono l’idea che grandi rassegne come questa siano importanti per creare relazioni con potenziali clienti e rendere la vita più facile alle imprese ma ricordano anche con un pizzico di nostalgia il modo in cui l’emergere di Internet e del commercio in rete ha cambiato in maniera radicale uno stile di vita. “Quando nostro padre veniva qui in America negli anni ’50 – ha dichiarato Federica – le transazioni commerciali erano basate su un rapporto personale con gli acquirenti e con molti di essi si instaurava un rapporto non solo professionale ma anche personale, di amicizia. Ora gli scambi avvengono in maniera del tutto impersonale e gli acquirenti, siano essi i grandi magazzini o le più anonime ditte di e-commerce svolgono un ruolo di esclusiva intermediazione dove, tra l’altro, si chiede ai fornitori come noi, di sobbarcarsi oneri logistici aggiuntivi come quello della spedizione diretta al cliente finale”.

Un altro elemento che è emerso con una certa costanza tra i partecipanti italiani alla fiera è quello dell’importanza del mercato americano in relazione alle condizioni economiche generali.
Con l’Italia e, in una certa misura, l’Europa che continuano a dibattersi in circostanze economiche difficili, l’esigenza di trovare sbocchi commerciali negli Stati Uniti diventa ancora più pressante e, con essa, la necessità di far leva su eventi come Coterie che, per quanto grande e dispersivo, resta un appuntamento da non perdere.