Sara Cavazza Facchini, direttore artistico e stilista di Genny, ci accoglie nello spazio Spring Place di SoHo, radiosa. La maison ha organizzato un press day per presentare a New York la Collezione Primavera – Estate 2017 che ha sfilato alla Settimana della Moda di Milano lo scorso settembre. Un momento d’oro per la stilista, che ha appena firmato una special collection per Bergdorf Goodman, il department store più prestigioso di Manhattan, siglando così il grande ritorno di Genny sul mercato americano.
La passione e la cura che Sara Cavazza Facchini mette nel suo lavoro traspaiono anche nel modo in cui lo comunica. Il risultato è una chiacchierata da cui emerge, fra l’altro, un’ammirazione sincera per l’America: “Per lo spirito libero dell’America, la libertà di ciascuno di esprimere la propria creatività”.
Il tipo di donna che la stilista ha immaginato per la collezione è femminile. Elegante e raffinata, certo, ma prima di tutto femminile. I materiali come lo chiffon, il cadi, l’organza, accostati a inserti-gioiello, sposano linee morbide, fluttuanti. Ampie maniche a petalo, bocche di leone per ricami, long dress impalpabili.
È delicata, la donna Genny, come le calle ritratte dal fotografo Robert Mapplethorpe, a cui Cavazza Facchini si è ispirata. E le lunghe gonne di chiffon plissettato, profilate dalle cinture-gioiello, circonfondono la donna Primavera-Estate 2017 di un’aura tutta ellenica.
Eppure certi tagli e certe linee, che propongono una netta pulizia formale, richiamano anche le guerriere dell’antichità classica. Bustini strutturati, cinture gioiello che cingono la vita e risalgono su su fino al collo, parlano di una donna dall’animo combattivo, dallo spirito forte.
È questo connubio, che interessa alla stilista. Cogliere la dualità della donna contemporanea, giocando con i contrasti: i bustini, dai tagli decisi, sono preziosi arabeschi di perle e Swarovski che ricordano i giochi di luce sugli specchi d’acqua, e capi dall’animo originariamente maschile e casual, come per esempio il bomber, sembrano sublimare in nuvole d’organza. I colori sono i colori tenui che caratterizzano il brand Genny, più il lillà e l’azzurro polvere, accanto agli intramontabili bianco e nero, fra cui spiccano, stuzzicanti, alcuni modelli rosso anguria.
Quando le chiedo quale sia il punto di forza della collezione, Sara risponde convinta: “La qualità, senza ombra di dubbio!”. Dei materiali — tutti italiani — della manodopera e del processo di lavorazione. E finiamo inevitabilmente a parlare dell’“etichetta dei valori”, l’iniziativa che Genny sostiene da più di un anno e che incarna la missione di Fashion4Development, un’organizzazione no-profit volta a stimolare il lavoro consapevole e incentivare la crescita sostenibile della moda. L’etichetta dei valori, ci spiega Sara, è una specie di mini carta d’identità apposta sul capo che certifica che quel capo ha rispettato la vita dei collaboratori che lo hanno prodotto, ed è frutto di un processo produttivo dal basso impatto ambientale.
“Quando creo una collezione – ci spiega– io seguo tutta una filosofia ben precisa. Per esempio scelgo e utilizzo solo tessuti italiani e prodotti che non impieghino sostanze e metodologie di fabbricazione inquinanti o tossiche per la pelle (e lo stesso vale per gli accessori, la metalleria, 100 per cento nichel-free) e prodotti che, nella fase di creazione, riducano l’impatto ambientale”. La scelta della sostenibilità, non è una novità per Genny, chiarisce Cavazza Facchini: “In verità io e Genny l’abbiamo sempre fatto. Ma da un anno a questa parte vigilo sull’intero processo. Tutta la produzione viene effettuata in Italia. A chilometro zero, dico io. Cerchiamo di andare da produttori quanto più vicini a Verona, la nostra sede, per ridurre, in questo modo anche l’inquinamento causato dai trasporti. E poi mi piace dire che siamo un brand italiano, che i miei ricami sono fatti a mano. Questo significa che ci appoggiamo a ricamifici storici dove ci sono signore di settant’anni che ci lavorano! Ed è questo a cui punto: portare avanti questo patrimonio di cultura e saper-fare italiani”.
Forma e contenuto, etica ed estetica s’incontrano, nella filosofia di Sara Cavazza Facchini, e nella moda etica Genny. “Il capo, per me, non è solo un involucro, non m’interessa creare un bell’oggetto vuoto. C’è tutt’un contenuto al suo interno, un insieme di valori, che vanno oltre, e che vengono sintetizzati sull’etichetta. Il mio desiderio è che il consumatore sia quanto più consapevole possibile di ciò che compra, un po’ come si fa con i cibi, e che magari acquisti un capo in meno, ma che il capo acquistato rispetti lui, la sua salute e quella di coloro che l’hanno realizzato. Ed è questo che mi dà soddisfazione: creare questo tipo di mondo”.
Quando le chiedo che significato ha, per Genny, essere presente negli Stati Uniti, mi risponde che il mercato USA ricopre un ruolo importantissimo, dal momento che la maggior parte dei clienti sono americani, e che il riscontro, soprattutto newyorchese e californiano, è molto forte. Di qui la decisione di organizzare il press day proprio a New York. E accenna con soddisfazione, al fatto di essere stati selezionati da un acquirente come Bergdorf Goodman e avere così la possibilità di raggiungere le sue clienti.
Parla di “affinità di gusto” per descrivere la relazione che individua tra USA e Italia, notando come “gli americani stanno vivendo un momento speciale: se nel quotidiano preferiscono adottare un look più easy e casual, la sera vogliono cambiare, essere diversi. In Genny trovano sia l’occasione speciale, sia il completo da lavoro, elegante, ma anche confortevole. Quindi sento di aver risposto alle esigenze della richiesta americana”.
La nostra chiacchierata si conclude con noi due che parliamo di cinema — Sara è un’appassionata di film “che la fanno pensare” — circondate dai riflessi cangianti di long dresses azzurri che non mi stupirei di ritrovare presto su qualche red carpet.