Lo scalpitio di tacchi risuona sulle passerelle, ragazze alte e magrissime camminano per le strade, truccatori e designer affollano i backstage: anche quest’anno New York ha inaugurato la stagione di sfilate per la collezione primavera/estate 2017 con la sua celebre Fashion Week, tenutasi da mercoledì 7 a giovedì 15 settembre in varie location nel cuore della Grande Mela.
In occasione dell’evento la città ha rivoluzionato i suoi spazi, trasformando grandi aree normalmente inutilizzate in set perfetti per ospitare le sfilate più famose del mondo, alle quali chiunque si interessi dell’universo della moda farebbe a gara per partecipare e dove non è raro incontrare qualche celebrità seduta in prima fila.
Ma Fashion Week non è soltanto sinonimo di grandi eventi e ospiti importanti. Per ogni passerella, acconciatura, vestito e fascio di luce c’è un intero mondo che lavora dietro le quinte per assicurarsi che, una volta in scena, il risultato appaia impeccabile anche al pubblico più esigente. Un mondo che lavora in silenzio, nascosto agli obiettivi dei fotografi, ma con un’infinità di storie da raccontare. La Voce di New York è entrata nel backstage di una sfilata e ha parlato con loro per scoprire quello che si cela dietro ai pochi, magici secondi spesi sotto ai riflettori.
In passerella

Sono arrivata al 69th Regiment Armory, tra Lexington Avenue e 25th Street, alle tre del pomeriggio del 12 settembre per assistere alla presentazione delle nuove collezioni di quattro designer emergenti: Rozalia Bot, Catch Michelle, Roxet Style & Fashion e Betty James. Non sapevo esattamente cosa aspettarmi dallo show e, soprattutto, dalla location dato che avevo letto che l’edificio è ancora oggi utilizzato come base del 69° reggimento della fanteria della guardia nazionale di New York. Entrando dal possente portone mi sono immediatamente ritrovata in un’enorme sala dominata da una passerella bianca posta al centro e circondata da una serie di drappi intonsi. Il resto dello spazio era libero, incredibilmente puro ed immenso per un edificio che si trova nel centro di Manhattan.
Nel backstage
Dopo aver fatto il check in mi sono addentrata nel backstage della sfilata, situato in maniera molto semplice dietro alla serie di tendaggi. Lì sono stata accolta da una coltre di polveri provenienti dalle varie lacche vaporizzate senza sosta sulle capigliature delle modelle e dal vocio concitato degli organizzatori intenti ad assicurarsi che tutto fosse perfetto. L’insieme di mani e di persone che si muovevano in modo veloce e preciso afferrando spazzole e ombretti dai tavoli imbanditi di cosmetici creava un forte contrasto con le figure delle giovani ragazze che sedevano immobili, statue i cui lineamenti erano in via di definizione, quasi come se il pennello per la cipria fosse lo scalpello di uno scultore. Mi sono aggirata tra i vari truccatori e parrucchieri incespicando tra i manichini e incrociandomi spesso con ragazze dalle acconciature incredibilmente vaporose e con indosso soltanto una maglietta del modello più semplice, ancora in attesa di trasformarsi e uscire offrendosi ai fotografi bramosi di scatti.
Le modelle
In questo ambiente più che mai l’apparenza inganna: ad un primo sguardo le modelle che si stavano preparando per sfilare sembravano avere un’aria tesa e quasi intimidita, e spesso si nascondevano dietro agli schermi dei rispettivi cellulari. Quando mi sono presentata ad alcune di loro, invece, tutte mi hanno salutata con un sorriso e si sono rivelate estremamente disponibili.
Christina, ad esempio, è una giovane newyorchese con uno spavaldo taglio nero e sbarazzino che lavora nel mondo della moda da quando aveva 14 anni. “Ho avuto la possibilità di lavorare a molte sfilate, ma senza ombra di dubbio quelle di New York offrono le maggiori possibilità, ti connettono con moltissime persone. Quando scendo dall’aereo sento già l’energia che si sprigiona da qui, è qualcosa di diverso dagli altri show”, mi ha raccontato mentre si sistemava la stretta maglietta che faceva da sfondo ai gioielli della collezione di Betty James.
Magda, invece, oltre a quella di New York ha sfilato sulle passerelle delle Fashion Week di Milano, Londra e Parigi e ha notato le differenze: “Qui e a Parigi le modelle sono molto alte e molto magre, mentre a Londra preferiscono forme più rilassate. A Milano, invece, domina il classico canone di bellezza occidentale”. Anche lei, come Christina, mi ha confermato che tra tutte le sfilate a cui ha preso parte gli show di New York offrono un’atmosfera senza eguali e aprono la strada a infinite possibilità. “Qui a New York ci sono molte più persone coinvolte nella preparazione degli eventi e, anche se le procedure da seguire per i casting sono sempre le stesse, c’è molta più concorrenza” mi ha poi detto Grace, che fa la modella da quando aveva quattro anni (con una pausa nel periodo del college).
La makeup artist
Nel backstage erano presenti due gruppi di makeup artist, uno dei quali composto principalmente da personale italiano. Ho avuto la possibilità di intervistare Angela Valentino, una giovane di Milano che, dopo il diploma in Scenografia e Costumi per lo Spettacolo all’Accademia di Belle Arti di Milano ha deciso di entrare nel mondo del makeup e della moda lavorando prima in Italia e iniziando poi a viaggiare con le navi da crociera fino a quando, un giorno, ha ricevuto una proposta da parte di un’agenzia italiana attiva a New York (non possiamo rivelarne il nome per motivi di privacy) e si è ritrovata nella città che non dorme mai.

“Lavoro in sfilata da ormai sette anni e questa è la terza New York Fashion Week che curo, sempre per conto di un’agenzia italiana. Ho partecipato varie volte anche alle sfilate di Milano”, mi ha raccontato. Quale che sia la città, il lavoro è sempre tanto e stimolante: “Devo dire che a Milano la tensione, in alcuni momenti, si fa davvero forte. Anche qui a New York però l’adrenalina è sempre palpabile, sono due mondi differenti in cui cambiano brand e persone, e bisogna quindi adattare il proprio modo di lavorare alle diverse richieste. Questo ti permette di imparare continuamente nuove tecniche”. Essendo richiesto dall’Italia il team di Angela è composto principalmente da ragazze italiane (anche se, mi ha detto, c’è anche qualche truccatrice hawaiana o canadese), però è difficile ritrovarsi con gli stessi colleghi: “A Milano avevo delle colleghe fisse, qui invece c’è molta più variazione di personale che si sposta continuamente tra le varie location”.
La makeup artist mi ha poi spiegato le dinamiche che portano a decidere quale trucco fare per ogni modella: “Il trucco viene deciso da un team di lavoro durante un incontro detto fitting a cui partecipano il capo truccatore, il capo degli hair stylist e lo stilista. Una volta trovata la soluzione finale si convoca il gruppo di truccatrici e si mostra il look scelto”. Le modelle, quindi non hanno potere decisionale su cosa viene loro applicato ma, nonostante questo, sono molto curiose riguardo ai brand usati. “Spesso mi vengono richieste indicazioni particolari a causa alle varie allergie — mi ha detto — ma le ragazze, soprattutto qui a New York, sono molto gentili e disponibili anche durante i momenti più adrenalinici. I momenti di panico capitano, ma se tutti collaborano si riesce a gestirli”.
Durante la sfilata a cui ho partecipato stando nel backstage ho fatto anche io esperienza di uno di questi momenti adrenalinici quando, finito il primo giro di passerella, 23 modelle dovevano essere completamente rivestite con abiti differenti e il trucco, se non eliminato totalmente, perlomeno aggiustato o modificato in 30 minuti. “Quando c’è più di uno stilista che sfila spesso si vuole cambiare il trucco e abbiamo davvero i secondi contati. Questo però viene deciso già prima, si sa quali modelle devono fare il cambio e tutto viene organizzato in anticipo”. Durante la sua prima fashion week a New York Angela Valentino ha curato il makeup della collezione dello stylist di Lady Gaga, caratterizzata da abiti a struttura con forme molto particolari. Le modelle erano interamente truccate con la tecnica del body painting: “Tra un cambio e l’altro c’era davvero confusione, anche noi truccatrici eravamo piene di colori ovunque! Ma è questo il bello della fashion week”.
La designer
Alla NYFW non solo i truccatori sono italiani ma, da sempre, la nostra terra è rinomata per la qualità dei materiali e il buon gusto dei suoi abiti che catturano gli sguardi più ricercati sulle passerelle. Marta Zampolini è una giovane designer che il 13 settembre ha presentato la sua collezione primavera/estate 2017 all’Angel Orensanz Event Space nel Lower East Side, a pochi passi dal Lowline Lab.

Zampolini mi ha raccontato la storia del suo brand e come è arrivata ad esporre le sue creazioni ad uno degli eventi più famosi e conosciuti nel settore: “Ho lavorato nel mondo della moda per conto di un altro marchio fino al 2012, poi mi sono trasferita in Germania. Viaggiando tra Berlino e Roma mi sono resa conto di quanto lo sbalzo termico condizionasse il modo in cui le persone vestono e ho deciso di iniziare la mia linea puntando proprio su questo fattore, creando un abbigliamento trasformabile. Ho fondato il brand Zampolini nel 2013 e da quel momento ho sfilato a Vancouver, Milano e ora, finalmente, New York che mi è davvero rimasta nel cuore”.
La designer si è rivelata entusiasta dell’esperienza nella Grande Mela: “La NYFW è completamente diversa da tutti gli altri eventi, non c’è paragone. Abbiamo avuto un grandissimo riscontro sui social e moltissime possibilità di conoscere importanti contatti. Guardare il calendario e vedere il proprio nome a fianco di marchi famosi a livello internazionale, poi, è impagabile. Una grande emozione”. Zampolini si è detta soddisfatta anche dell’organizzazione dell’evento anche se, ha confessato, bisognerebbe migliorare il servizio di diretta streaming ufficiale: “Noi abbiamo fatto la nostra propria diretta ed è stato un successo, ci guardavano dall’Italia direttamente online!”.
La New York Fashion Week si è conclusa e ora i riflettori saranno puntati sulle sfilate di Londra, Milano e Parigi. Ogni città dà il suo taglio particolare all’evento e, se dovessi descrivere gli show di NY con una sola parola, non avrei dubbi: inarrestabili.