“Io in italiano ho preso eccellente!”. “Io in matematica, discreto…”. Un dialogo fra due alunni di scuola elementare o media? No. Fra due mamme. Due mamme sedute al tavolino di un bar.
Perchè nel gigantesco prsicodramma che è la scuola negli ultimi, diciamo, 10-15 anni, sono le mamme che studiano. E che prendono i voti. Vantandosi pure. “Io in greco ho preso 7” (mamma di un figlio al classico). I ragazzi, senza le mamme di fianco, non studiano più, e allora il fenomeno dell’ansia cosmica che colpisce le famiglie fa sì che sta nascendo una generazione di adulti che sa fare perfettamente una verifica di matematica o tradurre una versione di latino e di figli che non sanno tragicamente niente, alla deriva dell’istruzione, abili solo alla playstation e agli aggiornamenti di uno smartphone.
Ogni volta che c’è una verifica, un compito in classe, qualsiasi cosa abbia a che fare con un esame, ci si sono mamme che hanno studiato (magari saltando le vacanze) dalle 10 del mattino alle 8 di sera, con a fianco un’ameba annuente e sbuffante. Risultato: mamma promossa e grandi evviva (solo suoi), o mamma bocciata e pianti a dirotto con relativo: “Eppure tutto il periodo del Risorgimento lo sapevo benissimo…!”. Tu lo sapevi benissimo. Lui, cioè tuo figlio, no e allora dramma.
Per una proprietà transitiva, il 4 e mezzo di quel compito in classe di matematica l’ha preso il genitore. E la cosa causa depressioni, nervosismi casalinghi, liti, livori, a cui fa da sottofondo fisso il ronzio dell’audio di Fifa 22 o di NBA 2K22 di Federico che sta giocando. A questo punto qualcuno magari dirà: “Ma no, dai, stai esagerando”. E invece purtroppo no. I tempi in cui i figlii facevano i compiti e i genitori andavano a scuola ogni tanto, a sentire come andava, sono lontanissimi.
Oggi sono la mamma o il babbo che vanno a scuola, discutono una versione di greco, concludono che il prof non sa niente e vanno a casa inviperiti. Risultato: il figlio è bocciato, ma ha vinto un torneo alla play. La mamma invece va in terza.