Si estraggono cellulari dalle tasche con una velocità che farebbe impallidire un pistolero dell’OkCorral. Con un’urgenza da duello. Per fotografare. Subito.
Qualsiasi cosa, ma proprio qualsiasi. Un caco spiaccicato, un bruco, un sasso, un gatto che dorme, una buchetta delle lettere. Tutto. Siamo diventati fotografi, ma non fotografi di un soggetto particolare, di una cosa che ci colpisce l’occhio. Un fenomeno globale. Anche a Manhattan è uno scatto continuo. D’accordo i turisti, ma gli americani stessi, immortalano qualsiasi cosa. Fotografi di tutto.
Estraiamo la colt e facciamo fuoco, come spaventati da qualcosa di terribile, vogliamo fermare l’attimo, il momento, perché non scappi. La domanda curiosa è quante volte andremo a rivedere quella roba che fotografiamo? In quale preziosa galleria metteremo quei panorami assurdi, brutti (belli all’occhio ma orrendi in foto), senza un soggetto? Quante volte andremo a rivedere poi il videino dei nostri piedi che camminano entrando in acqua? O la carrellata del mare da sinistra a destra, andando a finire in niente? O le nostre scarpe su un marciapiede della Quinta? In inverno, col freddo fuori, davanti al caminetto rivedremo quello? Ci piacerà?
No, non rivedremo un bel niente. Milioni, forse miliardi di fotografie saranno state scattate questa estate dai cellulari. Con quel febbrile estrarre, sdidazzare la modalità foto e clic. Brandendo il marchingegno come un metal detector, un acchiappa farfalle, una protesi rassicurante. Teic a picciar, teic a picciar (take a picture)! “Dai, fai la foto. Poi me la giri eh?”. Questa è la frase che si sente di più.
Ma cosa ti giro? Quella ciofeca di foto che ho fatto di una roccia o della famosa grotta azzurra che c’è da tutte le parti (in Italia ci saranno milioni di grotte azzurre). Per poi postarla sul tuo social? Certo. Subito. Nelle storie di Istagram. Immagini di vita, pezzi di mondo, immagini impazzite come scattate da mosche che vanno di qua e di là col loro volo casuale. Siamo partiti dalle foto di piatti e adesso ci siamo allargati sul tutto. E ce le mostriamo subito queste foto. “Guarda qua!” (Una ciabatta abbandonata per strada). “Dai…me la mandi?”.