“Ho il raffreddore”, sarà il cambio di stagione.
“Dormo poco in questo periodo”, ah ma sarà il cambio di stagione. “Ho mal di schiena”, ah bè, tipico del cambio di stagione. Ognuno ha qualsiasi cosa, e subito, per trovare una causa scatenante, si butta lì. Perché il problema è sempre trovare l’origine dei disagi o dei mali. Fateci caso: quando uno si ammala, prende freddo, o gli viene il torcicollo o è colto da improvvisa dissenteria, gli altri, soprattutto le mamme o le nonne, dicono le frasi classiche: “Ah, sarà stato il cambio di temperatura”.
O “Per me l’hai preso l’altro giorno che eri leggero”, o anche “Secondo me è quello che hai mangiato l’altra sera”. Insomma si cerca di trovare sempre una soluzione certa. Ma quella che funziona più di tutte è il “cambio di stagione”. Perfino il male a un dito del piede o un’incazzatura improvvisa… è il cambio di stagione. Si deduce che: quando cambia stagione, uno è irascibile, nervoso, inappetente, non dorme di notte, ha mal di schiena, si dimentica tutto, ha un’unghia incarnita, ha preso una botta col ginocchio nel tavolo, fa più ruttini del solito, produce più caccole. Tutto.
Di pari passo il cambio di stagione provoca anche un fenomeno di delirio estetico spaventoso. Si vedono per strada persone con la t-shirt e i moon-boot, donne con piumini da sci e infradito, uomini con la cuffia di lana e i bermuda da mare. “Non si sa cosa mettersi”, dicono. Armadi a metà, cambi rimandati, roba in giro sparsa per le camere, giubbotti che escono e rientrano da soli negli armadi, impermeabili che non vedono l’ora di essere messi ma che poi si pentono perché è un caldo cane.
Curiose sono le coperte degli scooter, quelle che sembrano dei panni brutti da casa di riposo. Nella confusione o nella pigrizia, c’è gente che le tiene montate anche d’estate con 40 gradi e si vedono questi fagotti tristi e sformati, pendere davanti a gente in bermuda e ciabatte. “Ah, io la tengo fissa”, dicono alcuni (adesso sarebbe anche giusta essendo in autunno). Ma se c’è un po’ di sole sole siamo fritti.
Si vedono in giro look demenziali, da ora d’aria di un carcere. Visto qualcuno a torso nudo, con i pantaloni di pelle imbottiti e scarponcini col pelo. E non sembrava per niente confuso. Ma, come diceva Pierangelo Bertoli, “con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”.