“Gradite un po’ di acqua?”. “Ah si grazie…”. “Gasata o naturale?”. È l’inizio di ogni cena al ristorante. Appena ci si siede arriva il camerierino apprendista che fa la domanda sull’acqua.
E al: “Gasata o naturale” scatta un giro di sguardi velocissimo, senza che nessuno dica praticamente niente. Poi la risposta è una sola, sempre e solo quella: “Una e una”. Una e una. La par conditio delle acque minerali. Il pareggio, l’X fisso nel duello gasata-naturale. Mai sentito uno che dica: “Solo gasata”. Oppure: “Solo naturale”. Una e una. Sono tutti sempre d’accordo. Come se facendo così si mettessero a posto le questioni fra le acque minerali, per non fare un torto a nessuno insomma, alle gasate e alle naturali che ci potrebbero restare male.
Dopo qualche istante le due bottiglie arrivano in tavola e qui succede un fenomeno tristissimo. Mentre l’acqua gasata viene bevuta garrula da tutti e la sua essenza sfrigola nei bicchieri con le bollicine al vento, la bottiglia di naturale resta in un angolo, senza tappo ma col suo contenuto inalterato. Piena. E triste. La naturale viene di solito dimenticata in mezzo al tavolo mentre intorno sfrecciano piatti, insalatine, vini e gasate. Ogni tanto incrocia lo sguardo di qualcuno, cerca di attirare l’attenzione, solo in rarissimi casi viene bevuta, di solito da quelle signore che pensano che faccia bene e che invece un bicchiere d’acqua gasata a tavola disfi una dieta, gonfi una pancia, devasti una linea, insomma sia mortale.
Comunque sia, anche quando viene bevuta viene bevuta senza allegria, rispetto alla scoppiettante sorellastra. Ho visto acque naturali piangere, al dolce, vedendo che nessuno le beveva. Alcune hanno anche tentato il suicidio facendosi urtare apposta da mani distratte, qualcuna c’è riuscita frantumandosi a terra. Altre, loro malgrado, sono state salvate.

Quelli che bevono la naturale, convinti di essere salvi da quelle bolle dannosissime, vengono freddati di solito da questa frase che qualcuno prima o poi dice: “Sai che ha detto il mio medico che la gasata a tavola fa bene, favorisce la digestione, che bisogna proprio berla, ovvio, senza esagerare. L’anidride carbonica aiuta…”. E quelli della naturale fanno un’espressione triste, simile a quella della bottiglia dimenticata. Vengono assaliti dal sospetto di non aver capito niente della vita.
Poco prima la signora leopardata aveva detto: “Zcuza ma a me la gazata gonfia un cazino…”.
Un altro fenomeno avviene a fine cena. C’è sempre qualcuno che alla fine dice: “Ci facciamo una bottiglia di acqua fresca?”. E in quel caso, fateci caso, è sempre gasata. Il cameriere non chiede neanche più. Nessuno eccepisce, crollano i tabù. E le bottiglie di naturale prendono l’ultima botta da cui non si riprendono più.
Poi fateci caso. Quando la gente arriva a tavola, soprattutto d’estate, e ordina l’acqua, se beve la gasata alla fine del sorso emette un rantolo di piacere, a bocca aperta, un “aaaaaaahhh” di sollievo. Nessuno farebbe lo stesso con la naturale. Uno se la beve e sta ridotto, umile, rassegnato, con l’aria di chi si aspetta da un momento all’altro una mela cotta nella tremolante scodellina di stagnola.
Nonostante tutto questo continuiamo con l’”una e una”. Implacabili. A volte lo facciamo col gesto. Con le due ditina alte, che vanno su e giù un paio di volte come in un linguaggio cinese. Una e una. Con quello (e c’è sempre) che a un certo punto dice: “Oh, la naturale non ha avuto un gran successo eh?”. E qualcun altro: “Ohi, si ordina sempre e nessuno la beve, è un bel fenomeno”.
Mah. Chissà dove vanno a finire le bottiglie di acque naturali non bevute. Forse c’è un posto dove stanno insieme. E, come in una casa di riposo, vivono di astio e livori tremendi verso la Perrier.