Un braccio dell’amministrazione comunale di New York, rappresentato dalla presidente del distretto di Manhattan Gale Brewer, un braccio dello stato di New York, rappresentato dalla Rioc, la Roosevelt Island Operating Corporation, che fa capo allo stato, e un braccio scientifico-amministrativo, la NYC Health and Hospital Test and Trace Corporation. Tutti insieme per promuovere la sicurezza e alleviare le paure degli abitanti di un quartiere tutto speciale della Grande Mela.
Quella che è successa a Roosevelt Island durante lo scorso weekend è una storia che ha molti risvolti diversi e merita di essere raccontata.
Un tempo sede di ospedali e manicomi, la piccola isola sull’East River stretta tra il centro di Manhattan e i nuovi grattacieli di Long Island City, è stata rilanciata negli anni ’70 del secolo scorso come un quartiere residenziale diversificato e cosmopolita, con poche macchine, tanto verde e un’ottima scuola pubblica per i bambini. Insieme a Kofi Annan, futuro segretario generale dell’ONU, lo avevano scelto decine di funzionari dell’organizzazione internazionale ma anche molti rappresentanti delle minoranze e molti intellettuali. Da allora, molto è cambiato, quasi tutti i vecchi edifici legati al Mitchell Lama, il programma di edilizia per la classe media dello stato, sono stati privatizzati, sono nati nuovi condomini e la punta meridionale è diventata il celebrato Four Freedom Park. Dove sorgeva un grigio ospedale ci sono ora gli edifici che ospitano il centro di alta tecnologia della Cornell University e del Technion di Haifa, in Israele.

Lo spirito comunitario di un’isola tutta speciale, però, è rimasto. Quando è cominciata la pandemia del Covid, i suoi abitanti si sono sentiti dei privilegiati, con la possibilità di passeggiare in relativa sicurezza lungo l’East River ammirando da lontano la bellezza dei grattacieli di Manhattan, di far correre i bambini sui prati, di mangiare all’aperto sui tavoli ombreggiati dagli alberi. Rispetto al resto della città, i contagi sono rimasti in questi mesi molto bassi.
Adesso, però, qualcosa ha cominciato a cambiare. Nelle ultime settimane, anche sull’isola il tasso di contagio è salito, anche se meno che nel resto di gran parte della città. Così, accanto alla chiesa ridisegnata dall’architetto Giorgo Cavalieri, è apparso sabato mattina un piccolo camioncino bianco con la scritta “Testing”. E in fila, sotto le tende montate lungo la piazza si sono messi gli abitanti dell’isola, le anziane coppie di vecchi residenti e i giovani studenti della Cornell University.
“Gli abitanti di Roosevelt Island meritano delle risorse per la gestione del coronavirus e sono orgogliosa di promuovere questo sforzo. Incoraggio tutti a sfruttare questa opportunità per fare il test e a condividere le informazioni con i propri vicini. I test sono gratuiti e disponibili per tutti indipendentemente dalla cittadinanza e non hanno bisogno di assicurazione”,ha spiegato Gale Brewer.
“E’ stata Gale Brewer a chiederci organizzare l’unità mobile per i test sull’isola perché i casi di contagio erano aumentati”, ha raccontato Lorian Valentin, la responsabile dell’organizzazione per la Test and Trace Corporation.”Il sistema è sicuro, tutti riceveranno i risultati via mail o sul cellulare entro 72 ore e non ci saranno costi né per gli ospedali né per i pazienti, visto che a pagare le spese saranno le assicurazioni. Noi, come organizzazione sanitaria, lavoriamo in stretta collaborazione con la municipalità per il bene dei cttadini. I dati, poi, saranno disponibili per tutti sul sito internet della città e ci serviranno per decidere quanto dovremo essere presenti per fare i test necessari sull’isola in futuro”.

Alla fine del weekend, il camioncino si è spostato per andare in un altro angolo della città e i seicento abitanti dell’isola che hanno fatto il tampone sono rimasti in attesa dei risultati. ”Il camioncino era stretto e non c’era ricambio d’aria”, si è lamentato qualcuno. La maggior parte, però, sono rimasti soddisfatti, l’attesa è stata relativamente breve e tutti sono stati efficienti e gentili. “Vivo con mia madre che ha ottant’anni. io lavoro tutti i giorni a Long Island City e non voglio metterla in pericolo. Con il test mi sentirò più sicuro”, dice Victor.
”Quello che è successo a Roosevelt Island ci servirà anche per valutare meglio quello che facciamo in altre parti di New York. Abbiamo ora a disposizione 14 unità mobili e presto ne aggiungeremo altre tre. E stiamo cominciando a attrezzare anche delle aule scolastiche vuote e delle microtende dove è difficile andare con i camioncini”, spiega Lorian Valentin.
Quella isoletta in mezzo all’East River, con i suoi 16.000 abitanti che parlano tante lingue diverse, insomma, potrà avere molto da insegnare per tutti i newyorkesi. E anche , forse, ad aiutare qualche politico nelle prossime elezioni …