Nella città di Roma si è aperta recentemente la XIV edizione del ‘corso sull’esorcismo e la preghiera di liberazione’, organizzato dall’Istituto Sacerdos dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum e il Gris. Gli organizzatori hanno spiegato che il corso ha come obiettivo unico quello di formare sacerdoti, laici che possono trovarsi impegnati in questa tematica. Il fenomeno del satanismo desta attrazione da parte di studiosi, cultori ma anche di fanatici. Di cosa si tratta? Quanto è diffuso il fenomeno in Italia? Quali sono le manifestazioni più importanti? Come contrastarlo? Proviamo a spiegare il fenomeno, attraverso esempi recenti e non.
Il 15 aprile 2019, un devastante incendio ha distrutto il tetto e le guglie della Cattedrale di Notre-Dame de Paris. Le opere d’arte sono state salvate, le statue esterne sono state tolte dalla loro ubicazione pochi giorni prima per i lavori di restauro. Verranno trasferite tutte al Museo del Louvre. La volta della navata centrale, invece, è crollata. Il rogo è cominciato alle ore 18.20 e immediatamente viene lanciato l’allarme. Dieci minuti dopo, alle 18.43, viene lanciato un secondo allarme dato che le fiamme si erano già propagate. Un fuoco che sembrava essere indomabile, una città pietrificata dinnanzi ad una lenta e agonizzante distruzione che si palesava sotto ai loro occhi, spazzando via un simbolo di arte, storia e cultura della Francia. Notre-Dame ha superato anche questa tempesta di fuoco e dopo aver affrontato guerre, aver assistito ad incoronazioni e rivoluzioni, ha ceduto all’acqua che ha spento il suo fuoco. Gli inquirenti sono adesso al lavoro per accertare le cause del rogo. Erano in corso dei lavori di ristrutturazione che coinvolgevano 15 operai. È stata aperta un’inchiesta per disastro colposo. Si tratterebbe quindi di un fatto accidentale e non ci sarebbe alcun segno di dolo. Immediata la mobilitazione di colossi del lusso che hanno donato copiose cifre per la ristrutturazione della Cattedrale. Varg Vikernes, meglio noto come Burzum, noto per vicende legate alla musica estrema: omicidio, roghi di chiese e vicende legate al satanismo che negli anni 90 hanno interessato la Norvegia, oggi è un uomo libero, vive in Francia e ha voluto dire la sua in merito vicenda. Ha pubblicato un video su youtube in cui ha espresso le sue considerazioni personali e ha detto: “Quindi, questo simbolo di dominio cristiano sull’Europa ieri è andato a fuoco. Vediamo cosa significa questo per l’Europa. Il Cristianesimo, un culto imperialista ebreo che si è diffuso come la peste in Europa, in America e altrove, ovunque sia arrivato, ha distrutto culture e causato genocidi. Tutt’oggi succede in Nepal, è così da un sacco di tempo in Africa e ha quasi spazzato via del tutto i nativi americani, ma la prima vittima è stata l’Europa. Quindi il Cristianesimo ha fatto quello che è successo ieri ai nostri luoghi di culto, tagliando i nostri alberi sacri, bruciando i nostri templi e distruggendo i nostri simboli, dunque diciamo che quello che è successo e che gli ha fatto subire la stessa cosa, potrebbe essere definito ‘bad karma’. Da nativo europeo, suggerirei ai Galli, ossia quelli che sono gli odierni francesi, di buttare giù quel che resta di quel simbolo di genocidio dei Galli stessi e di genocidio in tutta Europa, in Africa, in America, in Nepal. Suggerisco di ricostruire in quel posto il luogo sacro per i Galli che c’era in origine”. Ha pubblicato inoltre sulla sua pagina facebook una foto raffigurante il Notre-Dame de Paris in fiamme, con una coltre di fumo denso che sovrasta Parigi e in alto, al centro, la scritta “BURZUM”. Sarcasmo? Cattivo gusto? Certamente. Si tratta indubbiamente di un’immagine che rievoca la copertina del suo celebre disco ‘ASKE’ del 1993, che in italiano significa ‘Cenere’, in cui è raffigurato in copertina lo scheletro della Chiesa norvegese stavkirke di Fantoft, totalmente distrutta in un incendio. Sono raffigurate solamente le travi portanti. Vikernes affermò di aver scattato personalmente lui la foto di copertina, anche se non è mai stata appurata ufficialmente la sua paternità. In allegato alle prime mille copie del disco, è stato distribuito un accendino zippo raffigurante la medesima immagine di copertina.
“A nessuno piace sentirsi ricordare com’è difficile far coincidere l’esistenza innegabile del male? la quale tale rimane nonostante le proteste della Christian Science ? con la Sua onnipotenza e suprema bontà. Il diavolo sarebbe un’ottima scappatoia per scagionare Dio, economicamente avrebbe la funzione di scarico che ricade sull’Ebreo nel mondo degli ideali ariani. Ma poi? Dio può essere chiamato a rispondere tanto dell’esistenza del diavolo quanto del male che questo incarna” diceva Freud. Il Santuario di Oropa, provincia di Biella, è il più imponente santuario mariano delle Alpi con un cimitero monumentale, che sorge tra le montagne ad oltre mille metri di altezza, nel giugno del 2018 è stato profanato. I curatori si sono trovati di fronte una scena da film dell’orrore: otto tombe violate, teschi frantumati e la scritta “666” che rievoca l’anticristo. Una profanazione che ha riguardato prevalentemente alcune cappelle familiari poste all’esterno del cimitero. I Carabinieri e la polizia si sono occupati sin da subito della vicenda, sono stati effettuati rilievi di natura scientifica per tentare di ricostruire quanto accaduto. In quanti hanno agito? È l’interrogativo che gli inquirenti si sono posti. Hanno profanato le tombe per fini rituali oppure c’è dell’altro dietro quel gesto? Saranno le indagini a stabilirlo. La procuratrice di Biella ha posto i sigilli con il fine di rintracciare gli autori. I sistemi di videosorveglianza posti nella parte esterna del cimitero potrebbero aver individuato e/o registrato l’ingresso dei responsabili. Bocche cucite da parte degli investigatori sull’accaduto. Un episodio analogo si è verificato a fine maggio scorso, sempre a Biella, precisamente nel cimitero di Cossilla San Grato.
In quell’occasione sono state trafugate le tombe di due donne nate nell’800. Oltre alla profanazione, è stato rinvenuto un pentacolo e una scritta “666”. Ha operato lo stesso gruppo? Saranno le autorità preposte a stabilirlo. Joris Karl Huysmans sosteneva che “Il demonio non può nulla contro lo volontà, pochissimo sull’intelligenza e tutto sulla fantasia”. Ad appena un’ora e cinquantaquattro minuti di macchina, esattamente 149 km di strada, si trova Saluzzo, comune in provincia di Cuneo, Piemonte, luogo in cui si verificarono cinque strani suicidi tra il 2004 e il 2011. Una vicenda ancora avvolta da una fitta cortina di mistero e non del tutto chiarita. Adolescenza, musica estrema, bibbie nere, candele e morti sospette: cosa accadde realmente a Saluzzo? Quale ombra si cela dietro quelle morti? Riti satanici che si sono svolti nelle chiese sconsacrate, nelle cripte e negli ossari, con pietre sovrapposte in modo meticoloso che testimoniavano il passaggio e la ritualità. Un sottobosco di fuochi, dolori e coercizioni che logorano la mente dei genitori che oggi piangono i propri figli e chiedono verità.
Nella primavera del 2012, una madre -accompagnata da una psicologa- si reca in Procura per presentare un esposto. La donna racconta del figlio: un giovane appassionato di rock estremo e di una gita scolastica in cui il giovane sarebbe stato sorpreso, insieme ad altri studenti, mentre celebrava un rito. Sottolinea di aver notato comportamenti strani nel figlio: non mangia, non dorme, trattiene la pipì, disegna croci rovesciate e dice di essere satanista. La donna è molto allarmata, soprattutto a seguito del suicidio di una ragazza avvenuto poco tempo prima. La Procura della Repubblica inizia ad indagare proprio dal suicidio di quella giovane: Paola, 18 anni, studentessa, che scompare nel nulla la sera del 2 dicembre del 2004. Dopo le disperate ricerche, la madre si rivolte al programma “Chi l’ha visto?” e lancia un accorato appello. Il cadavere della giovane viene rinvenuta il 7 dicembre, ai piedi dell’acquedotto di Savigliano. Si suicida lanciandosi nel vuoto e lascia il seguente messaggio alla famiglia: “cara mamma e caro papà, so del male che sto per farmi. Ma il male che ho subito e fatto mi ha disgustato. La colpa di tutto sono esclusivamente io. È un mondo troppo brutto per poterlo sopportare a lungo. Non datevi la colpa l’un l’altro, io vi amo. Ma questo mondo mi fa paura”. Quali sono i motivi che l’hanno spinta a suicidarsi? Poche settimane prima della sua morte,era stata avvistata in stato confusionale in un pub con altri ragazzi. Dopo quella sera però, Paola non sarà più la stessa. La giovane aveva un diario segreto, a cui sarebbero state strappate due pagine risalenti al 2004.
Del manoscritto si perdono misteriosamente le tracce, riappare poi tra le mani del fidanzato. La Procura, dopo averlo acquisito per gli accertamenti del caso, lo restituisce alla famiglia che, a sua volta, viene convinta dal Professore a restituirglielo. Nell’agosto del 2013, il professore viene indagato per istigazione al suicidio, violenza sessuale e produzione di materiale pedopornografico. L’ipotesi è che il docente, attraverso manipolazioni, abbia indotto due studentesse minorenni affette da disturbi depressivi a compiere atti sessuali estremi. Chi lo conosce, lo descrive come un bravo docente. Il 30 aprile 2011, Kim, viene trovata impiccata dietro casa. Il 1 giugno del 2013, Carlo Mura,di 22 anni, viene trovato carbonizzato fuori da una scuola a Mondovì. Dalle indagini è stato appurato che il giovane aveva un cavo intorno al collo, legato ad un albero, inoltre è stato ritrovato un coltello. L’autopsia ha riscontrato che la morte è sopraggiunta per una pugnalata al cuore che gli è stata fatale, dopo le precedenti sette coltellate. La morte di Carlo viene classificata come suicidio: il giovane avrebbe tentato il suicidio impiccandosi al ramo di un albero, ma non riuscendoci, si sarebbe dato fuoco pugnalandosi per ben sette volte fino a raggiungere mortalmente il cuore. Nel suo zaino è stato trovano lo scontrino che provava l’acquisto del materiale usato per il suicidio: cavi elettrici, liquido infiammabile, coltello con lama lunga. Secondo gli inquirenti, il motivo del suicidio sarebbe legato a motivi depressivi. Mondovì dista pochi km da Saluzzo. Carlo, nell’ultimo periodo, aveva istaurato nuove amicizie proprio lì. Aldous Leonard Huxley diceva che “Coloro che combattono, non per Dio in se stessi, ma contro il diavolo negli altri, non riescono mai a migliorare il mondo, ma lo lasciano com’era, o qualche volta peggiore di com’era prima che cominciasse la crociata”. Storie di suicidi, omicidi legati al satanismo e ritualità che catapultano la memoria storica a 1.998 km di distanza, precisamente ad Oslo, in Norvegia.
Nei primi anni 90, in Norvegia, il black metal era molto diffuso. Euronymous, all’anagrafe Øystein Aarseth –già chitarrista e fondatore dei Mayhem- apre ad Oslo ‘Helvete’ (inferno), un negozio di dischi che ben presto diventerà un importante luogo di aggregazione. Euronymous era un leader carismatico, abile oratore tanto da essere definito il messia del male. Ben presto molti ragazzi verranno profondamente colpiti da quel carisma e si riuniranno in massa in quel punto nevralgico, mettendo in piedi l’Inner circle, un movimento costituito da esponenti di spicco della scena Black Metal come Varg Vikernes (Burzum), Emperor, Dissection, Mayhem, Darkthorn, Faust, Samoth, Jorn degli Hades. All’Inner Circle viene attribuita la paternità del rogo di 52 chiese, la distruzione di numerosi cimiteri e la profanazione di 15000 tombe, imbrattate con simbologia esoterica. Tra le chiese distrutte più note ricordiamo la stavkirke di Fantoft, a Bergen, distrutta in un incendio il 6 giugno del 1992. Secondo i giudici, l’incendio è stato appiccato da Varg Vikernes (Burzum). Nell’agosto del 1993, Burzum pubblica l’EP ‘Aske’ (ceneri) che riporta come immagine di copertina l’immagine della chiesa di Stavkirke subito dopo l’incendio. L’Inner Circle minaccia numerosi gruppi metal rivali perchè considerati “incoerenti”. Maria, una militante della setta, cosparse di acetone la porta e la finestra della casa del leader di una band e ne incendia l’abitazione, piantando un coltello con il seguente messaggio “Il Conte è stato qui”. “Il Conte” era lo pseudonimo di Burzum. Ne seguirono altre di minacce, come la distruzione di un autobus di una band in tour ad Oslo e di un’altra durante il loro tour europeo nel 1992. I Therion, invece, hanno dovuto interrompere la loro performance al Fryshuset di Stoccolma per l’esplosione di una bomba durante la loro esibizione, che però, era rivolta al gruppo Deicide. Ci sono stati anche strani suicidi e omicidi intorno alla setta Inner Circle. Nel 1991, il cantante dei Mayhem, Per “Pelle” Yngve Ohlin, per gli amici “Dead”, si suicida tagliandosi le vene e poi sparandosi un colpo in testa. Prima di uccidersi, lascia un biglietto con su scritto “Excuse all the blood, cheers” (scusate per tutto il sangue, saluti). Prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, alcuni membri dei Mayhem fotografano la macabra scena per poi utilizzare l’immagine come copertina di un disco. Nell’agosto del 1992, Faust, ex batterista degli Emperor, adesca l’omosessuale Magne Andreassen presso l’Olimpic Park di Lillehammer e lo uccide a coltellate. Dopo l’omicidio torna a casa e va a dormire. Verrà condannato a quattordici anni di carcere. L’evento che mette la parola fine a questa bolgia infernale sarà l’omicidio di Euronymous, per mano Burzum, avvenuto il 10 agosto 1993: 16 coltellate alla schiena, 5 al collo e 2 in testa. Sono ancora oggi ignote le ragioni che hanno spinto Burzum a commettere l’atroce delitto. Una delle tante ipotesi avvalorate in questi anni dagli inquirenti è che Burzum avesse appreso –attraverso una conversazione telefonica- che Euronymous voleva ucciderlo e torturarlo. Vikernes viene condannato a 21 anni di carcere per omicidio, detenzione illegale di armi ed esplosivi e per il rogo di tre chiese. Gli inquirenti interrogarono anche gli altri esponenti dell’Inner circle, facendo crollare un castello di orrore che portò alle condanne di Snorre Westvold Ruch, chitarrista dei Mayhem, otto anni per favoreggiamento nell’omicidio di Euronymous; Samoth, condannato per incendio e Faust per l’omicidio di un omosessuale. Ma le azioni dell’Inner Circle non cessarono: il giorno della sentenza andarono a fuoco due chiese. Nel luglio del 1997, Jon Nödtveidt, il leader della black metal band Dissection e un suo amico, uccisero un omosessuale dopo che aver assunto droghe. Fëdor Michajlovič Dostoevskij diceva che “Se il diavolo non esiste ma l’ha creato l’uomo, credo che egli l’abbia creato a propria immagine e somiglianza”.
Pochi anni dopo i terrificanti episodi accaduti in Norvegia, in Italia si riversa una lunga scia di sangue e violenza nel nome del satanismo acido e si cela dietro il nome de Le Bestie di Satana. Il 24 gennaio 2004, alle prime ore dell’alba, i Carabinieri di Somma Lombardo ricevono una segnalazione e si precipitano immediatamente al Canale Villoresi, nei pressi della diga Panperduto. Sul posto trovano un uomo in stato visibilmente alterato, in preda alle allucinazioni e riferisce agli inquirenti che la sua donna ha bisogno di cure. Si tratta di Andrea Volpe, nato a Gallarate, disoccupato e tossicodipendente. Vengono rinvenute due auto, una incidentata contro la ringhiera e l’altra con un vetro rotto e con all’interno una ragazza in overdose: si tratta di Elisabetta Ballarin, di Milano, che ha abbandonato gli studi per vivere con il suo ragazzo Andrea Volpe nello chalet di Golasecca. La ragazza inizia a raccontare una terribile circostanza avvenuta la sera prima in casa loro, immediatamente gli inquirenti effettuano un sopralluogo allo chalet. Viene appurato che la Fiat Uno apparteneva a Mariangela Pezzotta, ex fidanzata di Andrea Volpe, uscita di casa la sera prima e mai più rientrata. All’interno del portabagagli dell’autovettura viene rinvenuta una busta contenente alcuni effetti personali di Mariangela: sigarette, borsa, chiavi. Immediatamente scatta l’ispezione allo chalet, il disordine predomina, numerosi sono gli oggetti sparsi lungo il pavimento e sui tavoli. Vengono rinvenuti libri di occultismi e droga ma non vi è traccia di Mariangela. L’ispezione si sposta all’interno nel casale collocato in giardino e successivamente nella serra, dove ad attrarre l’attenzione degli inquirenti è la presenza di terra appena riordinata: il corpo di Mariangela viene rinvenuto ancora caldo, sepolto quasi nella sua totalità. Mariangela Pezzotta aveva 27 anni, è stata la fidanzata di Andrea Volpe per nove anni.
È difficile poter stabilire come siano andate realmente le cose quella notte e quale sia la verità. Nell’aprile del 2015, Elisabetta Ballarin, condannata a 23 anni e detenuta nel carcere di Brescia, ha raccontato ad una tv Svizzera che l’ha intervistata che: “davanti ad una situazione del genere ho agito nella peggiore maniera che potessi agire, ho cercato di difendere, di aiutare a restare pulito una persona che in realtà avrei dovuto immediatamente denunciare o comunque avrei dovuto fare qualcosa per dare dignità a quella persona e questo è un peso che mi porto dentro” – ha precisato – “eravamo in questa situazione di mancanza di soldi molto forte quindi l’unica “bella idea geniale” è stata quella di rapinare gli spacciatori di eroina quindi noi quel venerdì l’abbiamo passato tutto a drogarci. Era la prima volta che vedevo Mariangela quella sera, era lui quello legato a lei morbosamente più che lei a lui. Lei si era liberata da questa sua soggezione, sicuramente ne subiva ancora una certa influenza però lo aveva lasciato” –Elisabetta continua dicendo- “Quella sera hanno iniziato a litigare, ricordo distintamente perché io ero andata nella dependance, una struttura separata dalla residenza principale, mi aveva mandato via proprio per discutere con lei di alcuni fatti loro personali e poi dopo alcuni minuti sono rientrata e dal piazzale antistante la casa ho sentito proprio lei che gridava distintamente queste parole “sono stati dieci anni di sofferenza”, mio padre aveva il porto d’armi, aveva una pistola e aveva delle armi li a casa e lui fortemente alterato dalle sostanze le ha sparato” –conclude puntualizzando- Sono entrata, ho visto lui davanti a lei stesa in un lago di sangue e lui impietrito, mi sono avvicinata, ho provato a muoverla, per un tempo indefinibile sono rimasta li sul divano perché io gli avevo detto che avevo sentito il colpo di pistola e lui è impazzito, pensava solo al colpo di pistola “hanno sentito, magari i vicini hanno sentito, devo fare qualcosa”, ha preso il fucile e ha cominciato a sparare in aria, fuori dalla finestra o sul piazzale urlando “ehhh i botti, ehhh capodanno” e questa situazione è surreale proprio”. In un primo momento Andrea Volpe racconta di un incidente, spiegando di aver chiamato Mariangela per farsi restituire una videocassetta e mentre parlavano lui ha impugnato una pistola con cui giocava e all’improvviso è partito un colpo. Dall’esame autoptico è emerso che Mariangela Pezzotte è morta per i colpi di badile che gli sono stati inferti sul cranio e sul volto. Il Procuratore Capo di Busto Arsizio e Sostituto Procuratore Tiziano Masini, non credono che dietro l’omicidio sia avvenuto per un incidente poiché i rapporti tra Andrea Volpe e Mariangela Pezzotto erano buoni in quanto la giovane sosteneva economicamente il suo ex fidanzato. L’assenza di un movente spinge gli investigatori a scavare a fondo nella vita di quei giovani di Somma Lombardo. Era il 26 gennaio 2004, due giorni dalla morte di Mariangela, quando Michele Tollis apprende dell’arresto di Andrea Volpe e si presenta alla caserma dei Carabinieri di Somma Lombardo. Racconta che suo figlio, Fabio Tollis, di 16 anni, scompare misteriosamente il 17 gennaio del 1998 insieme alla sua amica Chiara Marino, 18 anni. Michele Tollis li ha cercati disperatamente per sei lunghissimi anni, ha lanciato appelli tramite il programma di Rai 3 “Chi l’ha visto?”, ha frequentato quell’oscuro mondo fatto di musica estrema, borchie e giubbotti di pelle, si è recato al ‘Midnight Pub’ ma non è riuscito a trovare le risposte che tanto cercava. Fabio suonava nello stesso gruppo metal di Andrea Volpe e nelle sue ultime ore di vista si trovava con lui. Dubbi di un padre che pian piano si allineano come tessere di un puzzle, mettendo a fuoco la certezza che dietro alla morte di Fabio e Chiara fosse legata alla strana morte di Mariangela, forse per evitare che parlasse, perché sapeva troppo. Le parole di Michele Tollis aprono una maglia investigativa che si addentra in un mondo fatto di luci ed ombre e che trovano conferma nei diari di Fabio, in cui vengono descritti i comportamenti assunti dai membri del gruppo: si parla di prove di coraggio, torture fisiche e psichiche, riti satanici, sevizie.
Passano quattro mesi dall’arresto, Andrea Volpe si è ripulito dalle droghe e decide di parlare. Nel corso di un’intervista del 6 giugno 2008 spiega che Mariangela “quando è arrivata mi ha dato un colpo di telefono quindi io sapevo che era arrivata, Elisabetta è andata io sono uscito e avevo già la pistola in mano però non riuscivo nemmeno a tenerla in mano talmente che ero fatto, comunque sono andato ad aprirgli il cancello e lei quando mi ha visto la pistola in mano mi ha chiesto “che cosa ci fai con la pistola in mano” e io ho detto “no niente sai l’ambiente in cui sono tengo la pistola” e l’ho rimessa in tasca. Per cui quando poi è entrata quando poi è seduta, li abbiamo cominciato a parlare come se niente fosse, dopo 5 minuti è arrivata Elisabetta imbracciando il fucile, la Mariangela si è girata e ha guardato Elisabetta col fucile e poi si è girata verso di me guardandomi con un’espressione, io penso che li abbia capito quello che stava per succedere. Io ho mandato dopo Elisabetta in cucina per andare a fare il caffè, c’è stata tipo una discussione tra me e Mariangela, c’è stato un battibecco comunque, e io li ho chiuso gli occhi e ho sparato”. Andrea Volpe dichiara che dopo lo sparo, non era in grado di gestire la situazione, chiama in aiuto il suo amico Nicola Sapone. Dopo circa venti minuti arriva Sapone e accortosi che Mariangela era ancora in vita la portano nella serra dove lo stesso Sapone –secondo quanto emerso- scava una buca, dando direttive specifiche alla coppia essendo lui l’unico lucido. Stando alle dichiarazioni rese da Volpe, è Nicola Sapone a colpire con un badile Mariangela, ordinando poi a Volpe e alla Ballarin di gettare l’autovettura nel canalone. Nel corso dell’intervista del 6 giugno 2008, Volpe riferisce: “l’abbiamo trasportata tutti e tre nella serra anche perché Elisabetta ci doveva aprire la porta della serra per poterla portare dentro. E’ lei che si è accorta, vedendo il vapore che usciva…la condensa dalla bocca, dicendo “Mariangela è viva, Mariangela è viva” perché aveva visto anche muovere i piedi. Sapone mi ha detto “mi fai schifo, non sei stato nemmeno capace di ammazzarla” è stato lui a darle il colpo di grazia alla povera Mariangela all’interno della serra”. Nicola Sapone viene immediatamente arrestato e accusato di concorso in omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere; nega ogni coinvolgimento nel delitto, ammettendo però di essere stato nello chalet quella sera ma sostenendo di aver trovato Mariangela già morta e dinnanzi a tale visione sarebbe fuggito. Volpe racconta un’altra storia: “ha preso la decisione che io dovevo uccidere la povera Mariangela perché io ero stato il suo ragazzo, perché se era venuta a conoscenza di qualcosa la causa ero io. Sono stato costretto perché poi loro, lui Sapone…se non lo fai tu noi lo facciamo a te o addirittura a Elisabetta”.
Dalle dichiarazioni di Andrea Volpe si apprende che Mariangela conoscesse il segreto sulla morte di Fabio e Chiara e Nicola Sapone aveva deciso la sua morte. Andrea Volpe parla di una setta denominata “bestie di satana”. Il suo ingresso era avvenuto nell’estate del 97, tramite Nicola Sapone. I componenti della setta erano: Paolo Leoni, Nicola Sapone soprannominato “Ozzy”, Pietro Guerrieri, Mario Maccione, Eros Monterosso, Fabio Tollis, Chiara Marino, Andrea Bontade, Marco Zampollo. Il gruppo ascoltava musica metal e si riuniva presso il locale milanese “Midnight Pub o a Parco Sempione la domenica. C’era un rigido ordine gerarchico che imponeva il rispetto e prove di coraggio compiute con un uso massicce dosi di alcol e droghe. Ai vertici della setta vi erano Paolo Leoni e Nicola Sapone. I loro collaboratori fidati erano Marco Zampollo ed Eros Monterosso. In una fascia intermedia Andrea Volpe e Andrea Bontade e nell’ultima fascia invece Fabio Tollis e Chiara Marino. Questi ultimi vengono uccisi dalla setta perché decidono di prendere le distanze. In un primo momento tentano di uccidere la Chiara somministrandole una potente dose di tranquillanti e abbandonandola in una zona frequentata da tossicodipendenti, il tutto per simulare una overdose. Il tentativo però fallisce. Fabio Tollis si rende conto di quanto sia grave la situazione e decide di anche lui di allontanarsi. La notte di capodanno, entrambi, vengono costretti ad appartarsi all’interno di una autovettura. Qualcuno inserisce un petardo all’interno della marmitta per fare esplodere l’auto ma non succede nulla, non esplode e i due giovani riescono a scappare. Il gruppo decide allora di portare Fabio e Chiara in un boschetto di Somma Lombardo. Ognuno svolge un ruolo ben stabilito, alcuni sono incaricati nello scavare una buca, altri nel creare un alibi. Chiara e Fabio incontrato parte del gruppo alle 21.30 al Midnight, viene detto loro che avrebbero fatto un rito in un posto nuovo. Sapone accompagna Fabio alla cabina, telefona a casa e dice al padre che avrebbe dormito fuori. A bordo dell’auto di Volpe si dirigono nel boschetto di Somma Lombardo. Nel corso di una intervista del 6 giugno 2008, Volpe racconta l’episodio: “Chiara e Fabio sapevano che stavamo andando a sto posto per andare a fare uno dei soliti rituali, le cosiddette prove. Il Tollis in realtà sapeva quello che realmente stavamo andando a fare però non sapeva che in realtà noi avevamo progettato di farlo anche a lui”. Bontade non si fa trovare sul posto, la setta firma anche la sua condanna a morte. Chiara e Fabio giungono di fronte la buca. Vengono massacrati brutalmente e seppelliti. I loro corpi verranno rinvenuti il 28 maggio 2004 a seguito delle dichiarazioni di Volpe, tutti i componenti della setta vengono arrestati. “O lo fai tu o lo facciamo noi” è la frase che la setta sussurra a Bontade la sera del 21 settembre 1998 dopo avergli dato una banconota da 10 mila lire. Andrea, stordito da droghe e alcol, preme l’acceleratore e si mette alla guida e si schianta a 180km. Nessuna sterzata, nessun segno di frenata. La setta aveva umiliato per l’ultima volta Bontade fino a indurlo alla morte. La setta viene condannata per tutti gli atroci delitti compiuti. Andrea Volpe a 20 anni, Nicola Sapone a doppio ergastolo con isolamento diurno per 18 mesi, Paolo Leoni all’ergastolo con isolamento diugno per 9 mesi, Mario Maccione a 16 anni, Piero Guerrieri a 12 anni e 8 mesi, Eros Monterosso a 27 anni e 3 mesi. “Se il diavolo non esiste allora egli esiste soprattutto dentro noi stessi”, Vàclav Havel.