All’alba della conferenza sull’Inquinamento e la salute di Ginevra, la World Health Organization (WHO), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della salute pubblica internazionale, ha rilasciato un rapporto mirato a suonare i campanelli d’allarme dei legislatori di tutto il mondo. Richiamando con vigore l’attenzione dei più illustri giocatori politici del globo, l’agenzia targata ONU, nella giornata di lunedì comunica che “l’inquinamento dell’aria sta ritardando lo sviluppo celebrale dei bambini, danneggiando la loro salute in più modi di quanto si sospettasse fino ad ora”.
Stando a quanto scritto nel rapporto, più di 600,000 bambini nel mondo sono morti di acute infezioni respiratorie causate dall’inquinamento solo nel 2016. Insieme a loro, naturalmente, milioni di bambini, cresciuti nell’ormai infinita lista di località che sfoggiano un altissimo tasso, ne soffrono le conseguenze ogni giorno. I bambini, che già respirano generalmente a un ritmo molto più alto degli adulti, sono esposti dunque a una quantità molto più elevate di tossine. Partendo da questo presupposto, e aggiungendo il fatto che i piccoli sono generalmente in balia delle decisione dei genitori, il rischio, specialmente in paesi meno sviluppati, di sviluppare delle complicazioni mediche si fa sempre più imponente.
Le conseguenze mediche, per lo sviluppo dei bambini, sono tante, sviluppandosi in molteplici direzioni tutte diverse. Per iniziare, il rapporto della WHO indica che la probabilità di un parto prematuro è molto più alta quando la madre è costantemente esposta ad aria inquinata, dando vita a figli sottopeso e proni a sviluppare sintomi di asma e cancro infantile. Su linee già più generali, l’eccessiva, prematura esposizione ad aria inquinata (sia dentro che fuori le mura domestiche) pone un blocco ritardatario allo sviluppo celebrale e neurologico. I neuroni, che compongono la fibra cellulare della materia grigia, necessitano, durante gli anni di sviluppo celebrale più intensi, un’elevata quantità d’ossigeno. Quando questo, però, diventa inseparabile dalle sostanze nocive associategli dall’inquinamento, i bambini faticano a respirare, ricevendo naturalmente meno dell’ossigeno così fondamentale per lo sviluppo del loro organo dell’intelligenza.
“L’aria inquinata sta intossicando milioni di bambini, rovinandogli la vita”, dice il direttore generale del WHO, Tedros Adhanom Ghebreyesus, “ogni bambino dovrebbe poter respirare aria pulita in modo tale da poter crescere e raggiungere il loro pieno potenziale”. Alla luce della conferenza di Ginevra, dove risiede il quartier generale della WHO, l’agenzia chiede dunque una serie di misure mirate a ridurre le pratiche che incrementano il rischio ambientale delle particelle fini che inquinano i venti in troppi centri urbani del mondo. Le politiche riguardanti le emissioni nocive a livello sia nazionale che privato, non sono però l’unico piano d’azione proposto dalla WHO. Il rapporto, di fatti, si appella, con precisione mirata, anche ai genitori. Famiglie che usano sostanze nocive (come certi gas e olii) all’interno delle mura domestiche per la cucina, il riscaldamento, la pulizia e l’illuminazione, sono dunque chiamate a, dove possono, ridurne l’uso per salvaguardare la qualità dell’aria che i propri piccoli respirano, almeno dentro casa.
Ovviamente, le probabilità che il messaggio arrivi in primis, e sia recepito in segundis, nelle zone più inquinate del mondo, come la Cina e l’India, è decisamente bassa. Dunque, i cambiamenti veri e propri sono da svolgere a livello politico, privato, e nazionale, su larga scala. L’allarme lanciato dalla WHO, di fatti, è mirato proprio a queste entità, con la speranza che, almeno la salute dei bambini abbia peso concettuale più convincente che la distruzione degli ecosistemi. Ciò che allarma, forse più che ogni altra cosa, è tristemente che, stando ai dati dal rapporto, i bambini esposti a queste condizioni, ne 2018, sono nove su dieci nel mondo. Una proporzione sconfortante, che distrugge confini nazionali, e la quale dovrà per forza rientrare nel decision-making globale, in contesti più stretti come in quelli più espansivi.
Discussion about this post