Martedì 21 febbraio presso la Columbia University di New York il neopresidente dei New York Cosmos, l’italoamericano Rocco Commisso, ha incontrato la squadra per la prima volta. A gennaio 2017 Commisso, proprietario anche di Mediacom (quinta compagnia di telecomunicazione negli Stati Uniti) ha rilevato i NY Cosmos impedendo il fallimento della società. Durante la conferenza stampa è stato presentato ufficialmente anche il nuovo top player, l’ex attaccante juventino Amauri, che ha firmato un contratto con i biancoverdi per la stagione 2017.
Nella mattinata la squadra dei NY Cosmos, “ripartita da zero” come ha dichiarato il mister venezuelano Giovanni Savarese (ex nazionale e attaccante del Perugia e della Viterbese nei primi anni 2000), si è allenata sotto lo sguardo del suo nuovo presidente Commisso all’interno della “bubble” della Columbia University ad Inwood (nord di Manhattan). Una breve partitella nella quale i nuovi giocatori della storica franchigia di New York si sono mostrati alla stampa. Tra i volti noti, oltre ad Amauri, ex attaccante di Juventus, Palermo e Fiorentina, anche Andrea Mancini, figlio di Roberto.
Commisso e Savarese hanno parlato del futuro dei New York Cosmos e del loro trasferimento a Brooklyn, al MCU Park di Coney Island, presentando inoltre la nuova rosa. Un affare concluso in un mese “perché avevo un debito nei confronti dei Cosmos” spiega Commisso “il calcio mi ha permesso di avere successo e volevo restituire qualcosa al calcio e a questa squadra”. “Siamo felici di essere tornati”, la giornata di presentazione secondo Savarese rappresenta l’inizio di “un nuovo capitolo per i Cosmos, un libro che stiamo scrivendo grazie a Rocco”. Savarese è l’allenatore dei Cosmos dal 2012 quando la franchigia newyorkese è stata rifondata dopo circa 28 anni.

Fondata nel 1970 da Ahmet e Nesuhi Ertegün, proprietari dell’etichetta discografica Atlantic Records e dal direttore esecutivo della Warner Communication Steve Ross, la squadra dei Cosmos rivoluzionò la percezione del calcio americano, del soccer come lo chiamano da queste parti. In quegli anni la North American Soccer League, nata proprio nel 1970, non navigava in buone acque e il calcio statunitense non destava alcun interesse; il lancio della nuova squadra fu invece un evento da copertina. L’acquisto di Pelé nel 1975 poi cambiò tutto, era atterrato un marziano a New York. Per alcuni anni gli investimenti folli della Warner e l’acquisto di leggende del calcio ormai a fine carriera (Carlos Alberto, Neeskens, Beckenbauer e naturalmente Giorgio Chinaglia) trasformarono i Cosmos in un vero fenomeno mediatico. I bianco verdi vinsero diversi campionati. Nel 1984 la Warner avrebbe lasciato un debito di milioni di dollari; Chinaglia – all’epoca presidente della Lazio in Serie B – insieme ad altri imprenditori acquistarono il club ma non avevano fondi sufficienti e cominciarono a vendere i giocatori. I Cosmos chiusero i battenti dal 1985 al 2010 quando una cordata di imprenditori facente capo a Paul Kemsley rilevò il marchio. Nel giugno 2015 a L’Avana i Cosmos di Raul giocarono un’amichevole con la nazionale cubana, prima partita di una squadra di professionisti USA a giocare a Cuba dopo 16 anni. Nel 2016, nuove difficoltà finanziarie stavano portando i Cosmos di nuovo al fallimento.
Sull’avventura dei Cosmos è stato girato nel 2016 il documentario “Once in a Lifetime: The Extraordinary Story of the New York Cosmos”.

Il presidente Rocco Commisso mi ha rilasciato un’intervista video in esclusiva in cui abbiamo parlato della sua passione per il calcio, del modello americano, dei suoi rapporti con James Pallotta, presidente dell’AS Roma e delle polemiche per la costruzione del nuovo stadio a Roma.
Qui trovate il testo dell’intervista in italiano:
Perché ha deciso di rilevare la squadra dei New York Cosmos?
Commisso: Il calcio ha significato molto per me arrivando da Marina di Gioiosa Ionica (Calabria), anche se non ho mai giocato a livelli professionistici (Commisso ha giocato con i Lions della Columbia University dal 1967 al 1970 ed è stato per tre volte All-Ivy League Honoree ndr). La mia scuola non aveva una squadra di calcio, poi la borsa di studio alla Columbia University mi ha aperto la strada verso il successo. Non potevo permettere che i New York Cosmos fallissero, ho avuto successo nelle mie attività imprenditoriali e ho deciso di restituire qualcosa a questa squadra.
Il calcio per lei quindi non è solo una questione di affari?
C: Affari? Nel calcio non si fanno affari, forse in Italia ma non di certo negli USA, non mi aspetto di guadagnare soldi con il calcio.
Che ruolo hanno avuto Jack Gaeta e Joe Barone nell’affare?
C: Jack Gaeta lavorava già per i Cosmos e giocava alla Columbia University negli anni 90. Gaeta mi ha chiamato il 15 dicembre per dirmi che i Cosmos nel 2017 non sarebbero più esistiti. Il giorno dopo ho firmato una lettera di intenti e ho parlato con l’amico Joe Barone per parlare della situazione e trovare una soluzione. Così abbiamo concluso un affare il 10 gennaio 2017.
La NASL (North American Soccer League) non se la passa molto bene, è conveniente investire nel calcio americano?
C: L’amministrazione USA non ha dato al calcio statunitense gli strumenti adatti per far sì che avesse successo. Non abbiamo lavorato abbastanza per portare il calcio statunitense al livello professionistico che dovrebbe avere oggi, considerando il fatto che milioni di ragazzi hanno giocato a calcio negli ultimi 50 anni. Per esempio alle squadre della MLS (Major League Soccer) non è permesso comprare quello che vogliono e dove vogliono e se non metti in condizione la tua squadra di competere su scala internazionale il calcio qui non diventerà mai quello che avrebbe dovuto essere già da molto tempo. Per quanto riguarda i Cosmos, nella NASL, abbiamo i soldi e possiamo comprare chi vogliamo.

I New York Cosmos hanno sempre avuto un rapporto particolare con l’Italia. Cosa ha rappresentato questa squadra per gli italo-americani di 50 anni fa?
C: Chinaglia, Chinaglia, Chinaglia! Gli italiani che vivevano qui 50 anni fa hanno conosciuto il calcio internazionale prima di molti americani. Negli Stati Uniti sono venuti a giocare Pelè, Neskens, Carlos Alberto, Beckenbauer e questo succedeva a New York, oggi questo non può accadere perché le squadre della MLS e perfino i Cosmos non hanno le risorse per competere con la Cina e portare i migliori giocatori in questo Paese.
Quale giocatore italiano vorrebbe portare a giocare nei Cosmos? Ha un sogno nel cassetto?
C: Abbiamo portato qui Amauri, il figlio di Roberto Mancini e stiamo lavorando per portare qui un altro giocatore italiano ma non posso ancora fare il nome. Negli USA il problema è che i giocatori non vengono pagati molto, non ci sono i fondi. Non abbiamo una Champions League, non abbiamo i diritti televisivi che hanno la serie A o la Premiere League in Europa e questo si rispecchia poi nella campagna acquisti. È molto difficile comprare giocatori italiani giovani, un sogno sarebbe far giocare qui Del Piero o Buffon quando si ritirerà. Mi piacerebbe far giocare qui un giovane, se fosse juventino sarebbe grandioso, se fosse Insigne sarebbe grande lo stesso. Anche Donnarumma del Milan.
Perché non ha mai investito nel calcio prima d’ora nonostante abbia ricevuto diverse offerte (Roma, Sampdoria e in Inghilterra)?
C: Non ho mai investito nel calcio prima; ho sempre posticipato questa decisione nonostante abbia ricevuto delle offerte. Volevo concentrarmi nel gestire la mia azienda e non volevo essere coinvolto in altro. Anche perché se compro qualcosa poi voglio essere subito coinvolto nell’attività, non riesco a vedermi come un proprietario assente. Oggi sto investendo nei Cosmos, domani potrei farlo per qualcos’altro.
Conosce personalmente James Pallotta?
C: Sì, conosco personalmente James Pallotta, è un bravo ragazzo, sta facendo molto bene in Italia. So che vuole costruire uno stadio a Roma, sarebbe qualcosa di rivoluzionario. Sarebbe una gran bella cosa avere uno stadio per entrambe le squadre, così potrebbero competere con il resto d’Europa.
In questo momento la questione dello stadio della Roma è un tema di forte attualità. Ci sono molte polemiche È così importante per una società di calcio avere uno stadio di proprietà?
C: Abbiamo lo stesso problema a New York, non abbiamo la possibilità di costruire uno stadio qui. Si gioca allo Yankee Stadium che viene convertito da campo da baseball a campo da calcio. Potrebbe essere la natura di queste grandi città che rende impossibile il fatto di trovare la sede giusta al centro della città. Non so cosa accadrà nel nostro caso ma penso che sarebbe bello riuscire ad avere uno stadio dedicato specificamente al calcio. Abbiamo problemi simili qui negli USA con una differenza: a Roma non si costruisce uno stadio dagli ultimi 50 anni, qui costruiamo stadi un anno sì e uno no ma non sono per il calcio.

A margine della conferenza stampa ho rubato qualche battuta in italiano anche ad Amauri che ha commentato il suo arrivo nei NY Cosmos.
Sei arrivato qui solo tre giorni fa, com’è stato l’impatto?
Amauri: L’impatto con i Cosmos è stato bello, sono onorato di giocare in questo club dove hanno giocato delle vere leggende.
Come ti senti, qual è la tua forma fisica?
A: In questo momento la mia forma fisica non c’è ma mi sto allenando per tornare in forma ad inizio stagione.
Hai già giocato negli Stati Uniti, quali sono secondo te le differenze principali con il calcio europeo?
A: In Europa sono più competitivi perché lì giocano i migliori calciatori del mondo ma nel calcio di oggi se non ti impegni, anche con la testa, non giochi da nessuna parte.
Che ne pensi del fatto che il nuovo proprietario dei Cosmos sia un italiano? L’Italia che ritorna nella tua vita.
A: Sono contento ho trovato già 4 italiani qui, c’è anche il figlio di Roberto Mancini. Si parla italiano e mi trovo a casa.
Obiettivo della prossima stagione?
A: Vincere! Perché un grande club deve vincere.