Marco Santarelli è l’inventore di BiroRobot, un piccolo robot che analizza le abitudini di consumo elettrico delle famiglie individuandone gli sprechi con l’obiettivo di abbattere i consumi fino al 30%.
Santarelli, ex calciatore, è laureato in Filosofia e in Fisica Sociale. Ha scritto libri e trattati per oltre 10 anni insieme alla famosa astrofisica e autrice Margherita Hack, defunta nel 2013. Oggi dirige un Istituto di Ricerca con sede a Londra e a Roma. Ha anche esperienze presso Enel, CNR ed enti internazionali per reti e infrastrutture critiche. Attento alla divulgazione scientifica, sia in TV nazionali che sulla carta stampata, è l’autore di un progetto di diffusione scientifica di nome La Scienza In Valigia. La storia della Scienza attraverso esperimenti e musica.
BiroRobot, riconosciuto tra le Top Ten su 700 invenzioni europee alla Maker Faire 2016 di Roma, è la seconda invenzione di Santarelli. La prima si chiama Elastic Energy, ovvero la trasmissione per oltre 500 mt di energia senza fili.
L’approccio originale del piccolo umanoide che aiuta a risparmiare energia e nel contempo a educare adulti e bambini, mi ha incuriosita e ho voluto intervistare l’inventore per tracciare l’evoluzione di questo progetto verso una vera e propria startup.
Da cosa è nata l’idea?

“L’idea è nata perché il quadro economico e normativo concepito durante il Sustainable Innovation Forum di Parigi COP 21 impone una sorta di riflessione su due concetti: minimizzare al massimo i consumi e rispettare l’ambiente. Abbiamo la possibilità, mai vissuta finora, di essere più razionali per quanto riguarda il processo tecnologico e più consapevoli che il vero risparmio stia nel consumare meno. Per consumare meno bisogna capire come, quando e perché sprechiamo. Evidentemente non basta cambiare fornitore di energia per capire tali cose. Bisogna agire alla fonte. Produrre meglio, quindi usare fonti rinnovabili, e capire la distribuzione dell’energia nelle nostre case usando una soluzione come BiroRobot”.
Il nome BiroRobot è curioso, perché lo avete scelto?
“Il nome è stato scelto perché, come la penna Biro ha cambiato il nostro rapporto con la scrittura, BiroRobot può farci cambiare il nostro rapporto con l’energia. Intenderla come qualcosa che ci appartiene e ci beneficia se la sappiamo usare bene”.
Perché hai creato un robot invece di un semplice gadget da applicare al contatore?
“Per due motivi: il primo perché l’algoritmo è così complesso che non basta applicarlo al contatore, ma deve muoversi a distanza tenendo conto prima di tutto della presenza-assenza delle persone in casa, della superficie totale dell’abitazione e soprattutto della capacità dei dispositivi presenti – dagli elettrodomestici alle prese – di mantenere sempre la loro prestazione energetica. BiroRobot, grazie ai sensori che ha negli occhi, mappa tutto ciò che genera energia elettrica e termica, chi la utilizza e come viene utilizzata. Quindi sarebbe difficile incastrare sensori in chiavette o magneti che hanno solo il compito di capire quanto consumiamo. Il secondo motivo risiede nel fatto che, capendo come utilizziamo l’energia, lo spiega ai grandi tramite app e web TV, e ai piccoli che rappresentano i consumatori del futuro. E quale oggetto migliore per spiegare il consumo energetico di un robot che nell’immaginario collettivo è considerato un aiuto per capire con atti immediati cose difficili?”.
Come funziona?
“Lasciando il robot nell’abitazione per 30 giorni, avendo già lui, tramite una memoria stick interna i dati storici dell’abitazione da analizzare, possiamo monitorare i flussi, analizzare i consumi, le dispersioni, l’utilizzo per fascia a secondi – tenendo presente che il normale contatore analizza a fasce di 15 minuti – e persino gestire gli scambi di energia elettrica. Detto ciò, la rete di distribuzione elettrica già connessa all’abitazione, viene analizzata nel suo flusso di informazioni e da questo BiroRobot è in grado di fornire i dati in telemetria per un sistema di gestione e controllo da remoto. I dati di ciascuna abitazione e utenza e quelli del punto di consegna vengono registrati e comunicati al sistema centrale, monitorando anche le abitudini degli utenti e gli elettrodomestici. Gli occhi del robot nascondono sensori a infrarossi, dietro c’è una scheda SIM che registra i dati e li trasmette, dentro c’è l’algoritmo che è il suo vero cuore pulsante. Tale algoritmo, nasconde calcoli matematici della fisica che descrive il funzionamento della rete e del suo auto-adattarsi alle condizioni da monitorare”.
Che problema risolve?
“Indicizza in sotto-comportamenti. Non spia, ma aiuta a capire”.
Chi vi finanzia?
“Finora da soli grazie all’Istituto di ricerca ReS On Network, London. Però si stanno muovendo alcuni partner che saranno poi remunerati con royalties sulle vendite. Stiamo pensando anche a coprire altre spese con il crowdfunding”.
Cosa vi differenzia dalle altre soluzioni simili sul risparmio energetico?

“Più motivi, tra cui il fatto di analizzare in real-time i primi 15 minuti del consumo, cosa che nessuno fa. Poi non utilizza cavi nè semplici sistemi di hot spot, ma trasmette i dati direttamente tramite WiFi. E soprattutto fa un’analisi sintetica e settoriale mentre gli altri apparecchi ci dicono solo quanto abbiamo consumato. Attraverso il concetto espresso da BiroRobot in gioco c’è il nostro stesso modello di sviluppo, cresciuto sull’idea che le risorse energetiche fossero inesauribili”.
A quali mercati è destinato?
“A tutto il mondo perché si avvicina alle esigenze di tutte le nazioni di far partire l’abbattimento dei gas serra attraverso piccole azioni quotidiane e nelle case”.
Quali sono i vostri prossimi passi per crescere?
“Per crescere vorremmo uscire sul mercato nel 2017 con il robot che sia almeno in 25 case su 100”.
Chi compone il tuo team?
“Il team è composto da oltre 40 ricercatori e professionisti del settore”.
Dove vivi?
“Vivo e lavoro tra Londra, Roma e l’Abruzzo”.
Come vedi il settore della robotica in Italia?
“Trovo che ci sia ancora molta paura sia di prendere il robot come “partner” sia di investire in questo ambito. Questo perché si pensa alla robotica come qualcosa da evitare o da limitare. Invece la robotica deve essere monitorata e aiutata dall’uomo. Il modello di robot classico che sostituisce l’uomo nel suo operato sta cambiando. Il robot di oggi non è più solo quello. Quello era la macchina che snelliva il processo produttivo. Questo è una fonte di soluzioni per capire meglio il mondo che ci circonda e migliorarlo. I robot possono essere le stesse persone che indossano un qualcosa di connesso oppure hanno un guanto che monitorizza funzioni fisiologiche, biochip, microchip. Pensiamo alle automobili con i sensori, i robot che ci parlano. In generale ogni cosa che trasmette informazioni ed è interattiva si può definire robot. Come ha detto alla Fiera di Hannover il CEO di Microsoft, Satya Nadella: “Ovunque troviamo esempi di oggetti fisici integrati a processi, sistemi e persone e questa trasformazione sta alimentando tante favolose opportunità””.