La fine del campionato di Calcio di Serie A si è rivelata quasi una cronaca annunciata di un risultato scontato. Tutto come previsto dall’inizio, a parte la piccola sbandata in avvio dei bianconeri, subito rimessi in strada dal Mister Allegri con abilità e grinta fino alla conclusione, logica ed indiscutibile del primo posto in campionato a nove punti dalla seconda classificata Napoli, oltre al diritto sacrosanto di disputare la Champions nel calcio che conta in Europa e, come ultimo ma non meno importante obiettivo, la finale di Coppa Italia contro il Milan sabato 21 maggio a Roma. Senza stravolgimenti o dubbi, restano soltanto i verdetti che accompagnano la coda della stagione 2016: Juventus come detto Campione d’Italia, Napoli al secondo posto qualificata per la Champions League, la Roma finisce terza, rimandata ai preliminari. Inter e Fiorentina, rispettivamente quarta e quinta in classifica, a disputarsi l’Europa League. La Viola dovrà pero aggiudicarsi l’entrata in Europa con un piccolo incubo da risolvere. Se il Milan dovesse aggiudicarsi la finale di Coppa Italia la Viola dovrà sorbirsi i preliminari di Agosto per accedere alla fase finale dell’Europa League. Un paradosso brutale costringerà quindi i tifosi toscani a fare il tifo per la Juventus. Non so a questo punto cosa sia peggio: Se fare il tifo per gli odiati e blasonati bianconeri o sorbirsi i preliminari con la canicola sul collo con buona pace per le vacanze estive. La Fiorentina avrà anche un problema in più, se dovesse anticipare il ritiro per disputare i preliminari, avrebbe molti giocatori fuori causa impegnati nelle loro rispettive nazionali per gli Europei di Calcio e per impegni oltreoceano.
Il Napoli ha decisamente disputato il suo campionato di Serie A migliore da decenni a questa parte con una media record di punti a partita ma non è riuscito a stare dietro all’astronave guidata da Allegri. Un evento fuori scala.
La Roma ha concluso degnamente una stagione che stava per inclinarsi pericolosamente su un fianco. Con la guida di Spalletti le cose si sono aggiustate dal punto di vista di risultati e di gioco. Tranne che per la diatriba con il Capitano, Francesco Totti che a modo suo ha firmato in calce il terzo posto in classifica dei giallorossi con prestazioni eccellenti, mettendo a tacere sia Spalletti che i soliti “soloni” del calcio moderno.
Milan e Lazio attendono tempi migliori. I rossoneri sperano nella finale di Coppa per accaparrarsi un posto in Europa, ma entrambe le squadre dovranno cambiare il proprio assetto tecnico e tattico a partire dalla prossima stagione.
Retrocedono in serie B il Carpi e il Frosinone, meteore apparse improvvisamente sul palcoscenico della Serie A, promosse l’anno scorso dopo un ottimo campionato di serie B. Lascia il torneo principale anche il Verona che ha chiuso la stagione all’ultimo posto dopo due anni di serie A, sconfitto nell’ultima giornata dal Palermo che salva le penne dalla catastrofe ma apre mille interrogativi sul suo futuro. Nel limbo delle deludenti troviamo le due genovesi: la Sampdoria ha fatto peggio della cugina, divorandosi tutti i buoni propositi con cui aveva iniziato il campionato. Finisce al qundicesimo posto dopo aver perso diciotto partite, proprio come il Genoa che chiude però all’undicesimo posto. Senza infamia e senza lodi.
Discorso a parte merita il Sassuolo di Mister Di Francesco. Gli emiliani, dopo un campionato straordinario, chiudono al sesto posto in classifica, davanti al Milan e ad appena tre punti dalla zona Europa. Una conclusione che vale senz’altro uno scudetto per i ragazzi del presidente Giorgio Squinzi, già presidente di Confindustria. Tanta volontà, corsa, coraggio e fatica, doti importanti, certo, ma non basta solo questo per conquistare il sesto posto in Serie A. Non era certo facile ed occorreva qualcosa in più. Una rosa composta dalla quasi totalità di elementi italiani, se si eccettua il francese Defrel, il giocatore del Ghana Duncan e il croato Sime. Partenze importanti non hanno scalfito lo spirito di aggregazione degli uomini di Di Francesco. Ma a cosa si attribuisce la performance inconsueta e sorprendente del Sassuolo, lo dicono i fatti , ed i premi.
La Briglia d’Oro.
Come da copione all’Hotel Garden di Siena si è svolta per il venticinquesimo anno la manifestazione della Briglia d’Oro, un arnese che serve per cavalcare quindi abbinato al cavallo, simbolo onnipresente in questa città. La briglia indica il “timone” con cui si guida il cavallo, lo strumento adatto per dargli la giusta direzione. Il premio viene assegnato quindi a chi guida il suo team per il verso giusto. La provincia incontra il calcio autentico di Serie A, fatto di budget limitati e di ingaggi proporzionati al valore dei singoli. Senza enfasi o diritti televisivi milionari, senza una certa visibilità, senza proclami e nemmeno troppa pubblicità. Un calcio come quello degli esordi, un ritorno alle origini. Quest’anno è stato premiato il Mister Eusebio Di Francesco, pescarese, classe 1969, un passato illustre da calciatore, nella Roma e nella Nazionale ed una carriera di allenatore che lo porterà presto sulle panchine di grossi club italiani ed europei. “ La passione da sola non porta a dei risultati, il successo viene determinato da valori, che sono sicuramente dei valori morali, ma occorrono anche delle capacità individuali“. Di Francesco esamina in questo modo la chiave del suo successo e del sesto posto in campionato conquistato col Sassuolo. Ammesso che ci siano dei valori, occorre saperli tirare fuori ed è compito dell’allenatore saper trarre le giuste analisi per ogni singolo calciatore. Compito tutt’altro che facile. Di Francesco è alla guida del Sassuolo da quattro anni, un progetto iniziato in serie B e portato avanti fino a questo clamoroso sesto posto. Con questo premio l’AIAC (Associazione Italiana degli Allenatori di Calcio) intende premiare la capacità di un allenatore che fa il suo lavoro servendosi di un budget mirato, oculato e fruttuoso. “Il Budget che ci vuole, minimo indispensabile per fare bene” mi spiega il Mister durante la premiazione. “L’evento è patrocinato da persone che amano il calcio, che hanno un passato da sportivi ed oggi, pur dedicandosi ad attività differenti, continuano ad amare questo sport dedicandogli gran parte del loro tempo libero. Corsini, ex giocatore, ora ha una azienda dolciaria di qualità. Stosa vende cucine di pregio in Italia ed all’estero USA compresi, ed è anche presidente di una squadra dilettantistica toscana. “Un presidente vulcanico e nello stesso tempo amante del calcio come ce ne vorrebbero tanti in Serie A” lo definisce Di Francesco nel corso della serata. Ed è l’amore per il calcio che spinge imprenditori di provincia a far emergere il bello che ancora resta del calcio professionistico: i valori e la cultura della partecipazione senza avere l’assillo della vittoria ad ogni costo. Un amore dichiarato che dalla provincia si estende alla Serie A che conta, un allenatore, Eusebio Di Francesco schivo ma deciso ad affermare le proprie idee calcistiche Un tecnico dal modulo arrembante, il 4-3-3 che sa anche adattarsi ad equilibri difensivi dinamici. Un ottimo allenatore, un pescarese che ama trascorrere il suo tempo libero in spiaggia, di fronte al Mar Adriatico, proprio come chi scrive, ed elaborare le nuove strategie tattiche al tramonto, quando il Sole opprimente lascia spazio alla frescura della brezza marina. Un allenatore destinato a grossi club che non tralascia mai i legami territoriali, radici indispensabili per restare sempre con i piedi per terra. Magari sotto un ombrellone in spiaggia, proprio accanto al mio.